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La vigilessa ferita scrive al sindaco Napoli: "Dov'è la mia Salerno? "

30/10/2017

Sono state giudicate guaribili in dieci giorni le ferite riportate dalla vigilessa Stefania Greco, rimasta coinvolta - suo malgrado - in una rissa violenta lite tra tre egiziani, sul Lungomare di Salerno.

L'agente della polizia municipale, il giorno successivo all'episodio, ha deciso di scrivere un'accorata lettera al primo cittadino di Salerno, Vincenzo Napoli. Di seguito, il testo della missiva:

«Caro sindaco di Salerno le scrivo questa lettera perché so che lei, come me, ama questa magnifica città con tutto il cuore! Mi rivolgo a lei in qualità di donna, madre e lavoratrice che ha scelto (e sa bene quanto abbiamo lottato noi ex poliziotti provinciali affinché anche Salerno partecipasse alla procedura di mobilità governativa!) questa città come sede lavorativa, che a Salerno è nata e vissuta tutta la sua felice infanzia, che qui ha studiato, qui è ritornata a concludere i suoi studi universitari dopo un importante periodo di studi liceali condotti a New York, qui ha conosciuto e sposato l’uomo della sua vita e qui ha fatto nascere i suoi piccolini.

Con lei vorrei condividere i felici ricordi della mia infanzia vissuta tra via lungomare Colombo, casa dei nonni paterni, dove credo di aver largamente contribuito con i miei genitori al reddito degli anni 80′ del gestore delle giostrine delle macchinette a scontro (dette indozz indozz!) all’epoca ancora funzionanti, e via S. Baratta, casa dei nonni materni dove mi trovavo quando ad appena 5 anni vissi l’esperienza del mio primo terremoto! Ricordo che giocavo con i cuginetti e gli zii con un flipper di un bar di via Irno quando all’improvviso andò via la luce….buio….urla….clacson…e notti passate a dormire in macchina con l’allegria e la spensieratezza che solo una bambina può avere in un momento così tragico.

Ricordo anche con grande affetto le lezioni di pattinaggio due volte la settimana che venivano impartite a me e mia sorella Gabriella nel Pattinodromo di via lungomare Colombo ma non con i rollerblade super moderni di oggi. I miei pattini avevano gli allacci in plastica, la pianta in acciaio, 4 grosse rotelle alla base e un fastidioso e grosso freno al centro! Nonostante la poca praticità dei pattini io e mia sorella diventammo presto delle schegge e il mio papà ci accompagnava ogni sabato e domenica pomeriggio in piazza della Concordia e sui viali dove noi piccole teppiste ci esibivamo in arrangiate piroette e azzardati carpiati!

Sui viali sempre ho imparato ad andare in bicicletta senza rotelle e le cicatrici sul gomito e caviglia sinistra sono la prova! Le mie uscite pomeridiane con i miei genitori le ho trascorse facendo tappe fisse: via Mercanti, Corso, pizzetta dietro il portico prima del tribunale. E passeggiata sgomitando tra la folla di salernitani sulla lungomare dove papà puntualmente si fermava per partecipare a acquisti improvvisati di mercanti itineranti che vendevano elettrodomestici ultimo grido – prezzi stracciati- ultimi pezzi – affrettatevi. Però poi non so come e perché a casa nel pacco trovavamo sempre un mattone! Le scrivo, sindaco, come se fossi ancora quella bimba di 8 anni! Sindaco, alla luce dell’ennesima aggressione perpetrata ieri pomeriggio (ore 18.00) a danno sempre di noi vigili urbani da parte dei soliti extracomunitari ormai padroni indisturbati della mia, nostra amata città, le chiedo: cosa intende fare ora sindaco per ripristinare l’ordine e la sicurezza a Salerno? Sindaco, questa non è più la mia, la nostra Salerno!».

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