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Peppe Barra ne "La cantata dei pastori" (versione rinnovata) al Teatro Sannazaro regia di Lamberto Lambertini con Lalla Esposito

11/12/2022

PEPPE BARRA

in

Cantata dei Pastori per la nascita del verbo umanato

di

Peppe Barra e Lamberto Lambertini

con

Lalla Esposito

e con Luca De Lorenzo, Serena De Siena, Massimo Masiello, Antonio Romano, Rosalba Santoro

Musicisti

Pasquale Benincasa (percussioni), Giuseppe Di Colandrea (clarinetto), Agostino Oliviero (violino e mandolino), Antonio Ottaviano (pianoforte)

Musiche

Giorgio Mellone

Scene

Carlo De Marino

Costumi

Annalisa Giacci

Luci

Luigi Della Monica

Aiuto regia

Francesco Esposito

Regia

Lamberto Lambertini

Organizzazione Chiara Guercia

Produzione Ag Spettacoli e Tradizione e Turismo – Teatro Sannazaro

La Cantata dei Pastori per la nascita del verbo umanato di Peppe Barra e Lamberto Lambertini debutta al Teatro Sannazaro mercoledì 14 dicembre alle ore 21.00. In scena Peppe Barra, Lalla Esposito e con Luca De Lorenzo, Serena De Siena, Massimo Masiello, Antonio Romano, Rosalba Santoro. I musicisti sono: Pasquale Benincasa (percussioni), Giuseppe Di Colandrea (clarinetto), Agostino Oliviero (violino e mandolino), Antonio Ottaviano (pianoforte)Le musiche sono di Giorgio Mellone. La regia è di Lamberto Lambertini.

Immaginate due napoletani, due morti di fame, Razzullo, scrivano in abiti settecenteschi, capitato in Palestina per il censimento voluto dall’Imperatore Romano, e Sarchiapone, suo compaesano, in fuga per i crimini commessi, mentre Giuseppe e la Vergine Maria vagano in cerca di alloggio per far nascere Gesù. Immaginate una tribù di Pastori in attesa del Messia. Immaginate una turba di Diavoli, mandati da Lucifero sulla terra per uccidere la Sacra Coppia, spaventare e torturare in tutti i modi i due disgraziati compagni, che le provano tutte pur di trovare un lavoro che permetta loro di mangiare. Immaginate l’Arcangelo Gabriele, armato come un San Michele, proteggere tutti, ricacciare le Furie nel buio dell’Inferno e permettere che nasca il Redentore. Immaginate.

STORIA: Il vero lume tra le ombre, era il titolo di una sacra rappresentazione data alle stampe, nel 1698, dal gesuita Andrea Perrucci, che firmava con lo pseudonimo di Casimiro Ruggero Ugone, scritta con intenti moraleggianti, per contrastare i rituali con i quali il popolino onorava le feste come il Carnevale e il Natale. Dalla metà dell’ottocento il titolo si cambiò in: La cantata dei pastori. Verso la fine del settecento, al povero Razzullo che, senza coprotagonista non aveva modo di inventare lazzi e contrasti tipici della Commedia dell’Arte, venne affiancato Sarchiapone, un suo doppio, una sua evocazione, un suo mister Hyde, un gangster travestito da clown. Sarchiapone, al contrario dello spaventatissimo Razzullo, non ha paura di nulla, nemmeno dei draghi dell’Inferno. Assassino, ladro, gobbo, deforme, maligno, bugiardo, in poche parole il beniamino di noi bambini. La Cantata, a dispetto del titolo, non aveva canzoni. Anno dopo anno il popolo ha arricchito il copione con tutti i linguaggi, alti e bassi del teatro: farsa, avanspettacolo, commedia dell’arte, musical. Già nell’ultimo dopoguerra Sarchiapone appariva cantando le canzonette più in voga, con il massimo godimento del pubblico. La tradizione popolare stravolse a poco a poco quel testo della controriforma, volgarizzandolo, rovesciandone gli intenti educativi, edificanti, riuscendo così a strapparlo dall’ineluttabile oblio del tempo. Lo spettacolo andava in scena alla mezzanotte del 24 dicembre. Al popolino, dopo la cena della Vigilia, toccava fare una scelta: a Messa o a Teatro?

REGIA: Un’edizione nuovissima della Cantata. Un’ora e quaranta minuti, senza intervallo. Nuove scene, nuovi i costumi e le musiche, nuovi gli attori e i cantanti, per giocare i loro ruoli con Peppe Barra, che incarna da cinquant’anni il pulcinellesco Razzullo. Lalla Esposito, già in coppia con Peppe nella trionfale tournée dell’anno scorso con Non c’è Niente da Ridere, interpreterà un comicissimo Sarchiapone. Uno spettacolo che vuole mettere al centro la lingua, la musica, la storia della città di Napoli, unico luogo al mondo dove sia stato possibile creare, e conservare così a lungo, uno spettacolo dal genere indefinibile, un unicum teatrale, frutto di secoli di devozione. Uno spettacolo che sia, allo stesso tempo, colto e popolare, comico e sacro, profondo e leggero, commovente e divertente per un pubblico di grandi e di piccini. Uno spettacolo all’antica italiana, dove, sulle tavole scalcagnate, i guitti impersonavano più ruoli, in una girandola di travestimenti che diverte il pubblico e spaventa i due affamati protagonisti.

 

Stefano Pignataro - Rassegna - - Vai alla Home

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