Con i piedi per terra, i sogni grandi a tenerle compagnia e il coraggio di difendere una semplicità autentica e contagiosa. Ludovica Martino a #Giffoni50 è dolcezza, fierezza e eleganza. Occhi innamorati sul mondo, grinta e audacia lungo la strada di quella passione che le ha cambiato la vita: il suo pezzo di libertà da difendere e quell’amore per il cinema custodito come il più prezioso dei sogni.
“Il sabato pomeriggio invece di uscire a divertirmi andavo a scuola di recitazione – ha raccontato - poi mattoncino dopo mattoncino ho cominciato a vivere di questo”. Con le idee chiare, perché recitare è quella “carezza sul cuore” per vivere meglio. “Non sono stata fortunata come qualche mia collega, non mi hanno notata in palestra o mentre passeggiavo in centro – ha continuato Ludovica Martino - Me la sono andata a cercare la mia opportunità, ho studiato e ho cercato un’agenzia. Sbagliando si impara e dopo nove mesi ho finalmente ottenuto il mio primo ruolo”. Se avesse ascoltato i suoi genitori, oggi sarebbe un medico: “Ho cominciato a studiare recitazione a quattordici anni, i miei genitori non erano d’accordo – ha spiegato ai juror - Non pensavo sarebbe diventato il mio lavoro, era semplicemente la mia più grande passione. Il patto è stato quello di non fare provini e non avere agenzie fino ai diciotto anni, quando appena maggiorenne ho superato il mio primo provino i miei genitori erano disperati ma poi se ne sono fatti una ragione”.
Testarda, caparbia, senza grilli per la testa. “I miei genitori avevano paura di questo mondo, pensavano potessi perdermi in una gabbia dorata – ha continuato - Sono sempre stata molto responsabile ma non si sa mai cosa può succedere, adesso raccolgo i frutti di un duro lavoro e anche loro sono entusiasti di me”. Eva della serie Skam – Italia di Ludovico Bessegato l’ha consacrata al grande pubblico: “È il personaggio al quale sono più affezionata, inevitabilmente. L’ho sentito addosso, mi ha accompagnato per quattro stagioni e il tempo ha costruito quel legame sottile ma intenso che mi ha portato ad amarlo e cercarlo”. Esuberante, istintiva e coraggiosa come lei: “Eva mi somiglia. La sua timidezza, la sua insicurezza e poi quell’evoluzione, quel coraggio e quella grinta. Il conoscerla così da vicino ha generato più punti di contatto e unione – ha spiegato - Con Eva ho rivisto un po' la mia adolescenza, oggi i ragazzi sono diversi. Sono molto più svegli, io ero completamente controllata dai miei e a tredici anni al massimo andavo a mangiare un gelato nel pomeriggio con le mie amiche. Adesso la tecnologia li divora, vivo di riflesso questo nuovo approccio perché mio fratello ha sedici anni e tocco con mano quanto sono inclusi nell’era social. Hanno il mondo in mano, lo tengono a portata di click, ed è un’arma a doppio taglio ecco perché cerco di misurare ogni singolo contenuto dei miei social. Ho un set di valori miei e stanno ben saldi lì, se posso regalare una parte di quell’educazione che i miei genitori mi hanno trasmesso andando controcorrente lo faccio”.
Giovanissima ma già capace di difendere con determinazione quella discrezione e quell’equilibrio necessari a non perdere di vista l’obiettivo. “Tutto quello che posto è spontaneo e naturale, ma pensato – ha confidato ai juror che le hanno chiesto di raccontare il suo rapporto con i social - Tutto è filtrato dal mio filtro, quello della responsabilità. Ho un forte senso del dovere, non mi posso permettere di veicolare messaggi sbagliati, ho un pubblico di giovani che mi segue che non deve essere forviato. A sedici anni sei una spugna e assorbi tutto, il social è talmente veloce ma allo stesso tempo può essere pensato e ragionato. Vedo sempre il bicchiere mezzo pieno, sto attenta, non mercifico nulla e soprattutto non tradisco i miei valori”. La ragazza della porta accanto, romantica sognatrice e tenace realista allo stesso tempo. “Non smettete di sognare mai, è ovvio, ma studiate – si è raccomandata - Se veramente volete fare questo lavoro iniziate a sfruttare il vostro talento, ma apritevi alla conoscenza alla curiosità, al sapere”.
È una delle protagoniste del film per Netflix Sotto il sole di Riccione, omaggio al cinema balneare anni ’80 di Carlo Vanzina e la troveremo nelle sale cinematografiche con Security di Peter Chelsom. Attenta a ogni piccola sfumatura, osservatrice instancabile, è la sceneggiatura ad affascinarla in tutte le sue sfaccettature. “Mi affascina il mondo della sceneggiatura, la magia di un progetto riuscito sta tutto lì: tutto quello che viene dopo è fondamentale, il cinema è una macchina immensa, ma se c’è una sceneggiatura forte la magia è amplificata – ha continuato - Quando arriva un progetto scritto bene sento le farfalle nello stomaco, mi innamoro e mi illumino”. E in un posto come Giffoni, dove la passione è il colore più intenso, Ludovica Martino ha trovato quel posto felice dove credere nel bello è ancora possibile: “Io continuo a camminare con umiltà alla ricerca di quella felicità che solo questo mestiere riesce a darmi. Voi siete fortunati, credete sempre nelle vostre capacità. Curiosate in questo posto meraviglioso che ci ospita. Credete in voi stessi, non possono farlo gli altri”.
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