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Contratto sanità, svolta attesa da anni: aumenti in busta paga, arretrati immediati e più tutele sul lavoro per 581mila dipendenti

26/10/2025

di Massimiliano Catapano

Lunedì 27 ottobre 2025, alle ore 14, all’Aran sarà messo nero su bianco il nuovo Contratto collettivo nazionale di lavoro del Comparto Sanità relativo al triennio 2022-2024, quello che riguarda infermieri, ostetriche, operatori socio-sanitari, tecnici e personale amministrativo del Servizio sanitario nazionale. Parliamo di circa 581mila professionisti della sanità pubblica che ogni giorno tengono aperti reparti, ambulatori e servizi essenziali, esclusi i medici. L’accordo arriva al termine di un percorso lungo, teso, più volte interrotto da scontri sindacali e da passaggi formali di verifica contabile. Dopo il via libera della Corte dei Conti e la certificazione economica, la sottoscrizione di lunedì chiude il cerchio per il triennio 2022-2024 e sblocca l’erogazione immediata degli aumenti e degli arretrati maturati.

Gli aumenti in busta paga e gli arretrati

Il contratto riconosce un incremento medio di circa 172 euro lordi al mese per tredici mensilità. È un adeguamento che, a regime, vale un aumento vicino al 7% e che punta a dare finalmente ossigeno a figure professionali che negli ultimi anni sono state schiacciate da carichi di lavoro crescenti, emergenze continue e stipendi rimasti sostanzialmente fermi. Accanto all’aumento mensile, arriveranno gli arretrati: tra 900 e 1.270 euro a lavoratore, che saranno corrisposti a novembre. È il recupero di quanto maturato nel periodo coperto dal rinnovo 2022-2024 e rimasto finora sospeso proprio in attesa della firma definitiva. Questi arretrati rappresentano, nel concreto, la prima risposta economica tangibile dopo mesi di trattative a strappi e di proteste nei reparti.

Le indennità specifiche e il riconoscimento dei reparti più esposti

L’intesa non si limita alla parte tabellare dello stipendio. Vengono ritoccate le indennità legate ai settori più duri della sanità pubblica. È previsto un incremento dell’indennità di pronto soccorso (+16,91 euro), di quella di "specificità infermieristica" (+3,38 euro) e dell’indennità di "tutela del malato" (+1,45 euro). L’obiettivo è riconoscere, anche economicamente, il lavoro di chi sta nei fronti più critici dell’assistenza, spesso in condizioni di stress continuo e di rischio fisico diretto. Queste misure si sommano a pacchetti già più strutturati per il personale d’urgenza, che nelle bozze negoziali aveva ottenuto valorizzazioni aggiuntive proprio per la natura usurante del pronto soccorso. Per molti lavoratori, in particolare gli infermieri di emergenza-urgenza, questo capitolo è percepito come un riconoscimento simbolico oltre che economico: significa dire chiaramente che il pronto soccorso non è un reparto come gli altri e che chi ci lavora non può essere trattato come una riserva infinita.

Turni notturni, sicurezza e tutela legale

C’è poi un punto che ha un peso umano enorme e che da anni veniva chiesto con insistenza: stop ai turni notturni per il personale over 60. Il contratto introduce, in sostanza, un principio di "age management" nel pubblico impiego sanitario, riconoscendo che chi ha superato i sessant’anni non può essere costretto allo stesso regime di reperibilità notturna di un trentenne. È una misura che punta a ridurre l’usura fisica e a trattenere personale esperto dentro il sistema, invece di spingerlo verso l’uscita anticipata. Sul fronte della sicurezza, un altro passaggio chiave: le spese legali per gli operatori aggrediti durante il servizio saranno coperte dalle aziende sanitarie. In parallelo, viene rafforzata la possibilità per le strutture di costituirsi parte civile nei procedimenti per aggressioni al personale. È un punto politico, prima ancora che contrattuale: dopo anni di denunce sui turni nei pronto soccorso trasformati in trincea, la difesa degli operatori non viene più lasciata al singolo ma diventa una responsabilità diretta dell’azienda sanitaria.

Reperibilità, ferie e conciliazione vita-lavoro

Il nuovo Ccnl introduce limiti più rigidi alla cosiddetta "pronta disponibilità", cioè alla reperibilità obbligatoria fuori dall’orario ordinario. L’obiettivo è impedire che la chiamata continua diventi la regola, specialmente in contesti già sotto organico. Viene poi formalizzata la possibilità di donare le ferie tra colleghi. È un istituto di solidarietà interna: chi ha ore e giorni accumulati può trasferirli a chi vive una situazione familiare o personale di emergenza. Il contratto, inoltre, apre all’utilizzo delle ferie anche "a ore", alla flessibilità del part-time in casi specifici e riconosce il buono pasto anche a chi lavora in modalità agile, con priorità per chi assiste familiari disabili o è egli stesso in condizione di fragilità. Nella stessa direzione si muove l’attenzione alla salute psicologica del personale sanitario, compreso il supporto dopo episodi di aggressione o eventi traumatici sul lavoro.

Valorizzazione professionale e carriere interne

Il testo del contratto interviene anche sugli inquadramenti. Si amplia l’accesso all’Area di Elevata Qualificazione: non solo per chi ha la laurea magistrale e almeno tre anni di incarico di funzione, ma anche per chi ha una laurea triennale e sette anni di responsabilità documentata, oppure titoli equipollenti previsti dalla normativa. È un modo per riconoscere, formalmente e retributivamente, competenze maturate sul campo. Previsti inoltre meccanismi più trasparenti per la mobilità interna e per l’assegnazione degli incarichi professionali. Le amministrazioni saranno obbligate a pubblicare ogni anno i bandi, evitando passaggi opachi e percorsi "solo per pochi". È un tentativo di mettere ordine nelle progressioni verticali e di evitare che la crescita di carriera dipenda solo dalla buona volontà del singolo direttore di struttura.

Dopo la firma di lunedì si apre già il tavolo 2025-2027

La firma del 27 ottobre 2025 non chiude il dossier, lo apre. Subito dopo scatterà il tavolo per il rinnovo 2025-2027. Il quadro economico discusso nelle ultime settimane parla già di un ulteriore aumento complessivo stimato nel 6,9%, coperto dalle risorse stanziate nelle ultime leggi di bilancio, e quindi con una prospettiva di prosecuzione degli adeguamenti salariali senza un nuovo stop pluriennale. Tradotto: il comparto sanità non dovrà aspettare altri anni per vedere riconosciuto il proprio lavoro. Il messaggio politico è chiaro, il ciclo contrattuale deve tornare a essere un fatto ordinario, non emergenziale.

Dignità e sicurezza come parole chiave

Questo rinnovo del Ccnl del comparto Sanità per il triennio 2022-2024 arriva in un momento delicato per il sistema sanitario pubblico italiano: personale ridotto, età media alta, turni pesanti e un livello di aggressività dell’utenza cresciuto in modo preoccupante. È per questo che l’accordo non si limita a stanziare soldi, ma ridisegna in parte le condizioni minime per restare in corsia. Tra aumenti in busta paga, arretrati in arrivo già a novembre, indennità mirate nei reparti più esposti, stop ai turni notturni oltre i 60 anni, tutela legale garantita dalle aziende sanitarie e nuovi strumenti di conciliazione vita-lavoro, il contratto prova a rimettere al centro dignità e sicurezza di chi lavora in prima linea nel servizio pubblico più delicato che abbiamo. È un punto di partenza. Ma per molti, dentro gli ospedali, è già una boccata d’ossigeno.

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