di Massimiliano Catapano
Un’ondata di caldo rovente e l’ennesimo cedimento degli impianti di climatizzazione. All’ospedale "Maria Santissima Addolorata" di Eboli, le temperature torride hanno mandato in tilt i condizionatori, costringendo la direzione sanitaria a una decisione estrema: la chiusura temporanea delle sale operatorie per tutti gli interventi programmati. Una misura inevitabile, secondo i vertici del presidio, per tutelare la sicurezza di pazienti e personale sanitario in condizioni ambientali ormai insostenibili. Il blocco è scattato dopo una mattinata di disagi crescenti. Il caldo, acuito dalla mancanza di ventilazione adeguata, ha trasformato le sale operatorie in ambienti invivibili. "Non si può operare in queste condizioni - denunciano i medici -, non si tratta più solo di disagio ma di rischio clinico". L’impianto centralizzato, già da tempo al centro di segnalazioni per le sue criticità, non ha retto l’aumento repentino delle temperature, compromettendo l’intera attività chirurgica ordinaria.
Nel pomeriggio di mercoledì, un vertice urgente tra il direttore sanitario Gerardo Liguori e il responsabile delle sale operatorie, Fernando Chiumiento, ha portato alla sospensione ufficiale delle operazioni non urgenti. Solo le emergenze gravi continueranno a essere gestite, nel rispetto dei protocolli previsti in situazioni critiche. Non si tratta di un fulmine a ciel sereno. L’ospedale di Eboli, da anni al centro di segnalazioni per carenze infrastrutturali, aveva già vissuto un inverno difficile a causa dei problemi al riscaldamento. Oggi, con l’arrivo dell’estate, si ripresentano gli stessi limiti strutturali, questa volta sotto forma di afa e guasti ai sistemi di raffreddamento. "La sanità pubblica non può permettersi questi blackout operativi. - lamentano gli operatori - Non è più questione di stagionalità, ma di incapacità di garantire condizioni minime di sicurezza nei luoghi di cura". Intanto, è atteso l’arrivo dei tecnici della ditta incaricata della manutenzione, ma tra gli addetti ai lavori c’è scetticismo: "Servono interventi strutturali, non rattoppi". Una vicenda che riaccende i riflettori sullo stato dell’edilizia sanitaria in Campania e, più in generale, sulla fragilità di un sistema che fatica a reggere l’urto delle emergenze, climatiche e non solo.
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