di Massimiliano Catapano
È una storia che parte da lontano, quella che oggi rischia di trasformarsi in uno dei procedimenti giudiziari più delicati degli ultimi anni per la sanità campana. L’indagine sulla gestione degli appalti dell’Asl Napoli 1 ha avuto origine nel 2018, quando gli inquirenti della Procura partenopea - sotto la guida del pubblico ministero Simone De Roxas - hanno cominciato a raccogliere indizi su un presunto sistema illecito capace di pilotare gare pubbliche per favorire specifiche imprese nel settore delle forniture sanitarie.
Cinque anni di accertamenti
L’inchiesta si è concentrata fin dall’inizio su un quadro inquietante: un’associazione a delinquere composta da imprenditori, funzionari sanitari e politici, accomunati dall’obiettivo di condizionare l’assegnazione di appalti milionari. In diverse circostanze, le gare sarebbero state strutturate su misura per alcune aziende, con proroghe concesse al di fuori dei contratti formali, disservizi tollerati e vantaggi elargiti in cambio di regali e favori. Un sistema che - secondo la Procura - era strutturato e ben oliato.
La chiusura delle indagini e l'elenco degli indagati
Dopo anni di indagini e riscontri documentali, a maggio 2025 sono stati notificati gli avvisi di conclusione delle indagini a 28 persone. Tra queste spicca il nome di Franco Picarone, consigliere regionale salernitano del Partito Democratico e presidente della Commissione Bilancio della Regione Campania. Considerato uno dei fedelissimi del governatore Vincenzo De Luca, Picarone non risultava inizialmente tra gli indagati. Tuttavia, le ultime acquisizioni investigative lo hanno portato nel cuore del fascicolo, con l’ipotesi di concorso nell’associazione a delinquere. Tra gli altri indagati figurano Luciano Passariello, ex consigliere regionale di Fratelli d’Italia, e Nicola Lepre, imprenditore salernitano legato alla "Coop for Service", una delle società al centro delle contestazioni. Le accuse mosse dalla Procura vanno dalla turbata libertà degli incanti all’associazione a delinquere finalizzata alla corruzione.
Il caso Verdoliva e il paradosso del manager "parte offesa"
Un caso particolare è quello di Ciro Verdoliva, attuale direttore generale dell’Asl Napoli 1. Pur essendo formalmente considerata parte lesa nel procedimento, l’azienda che dirige è al centro dell’inchiesta, e lo stesso Verdoliva ha ricevuto l’avviso di conclusione delle indagini. Paradossalmente, il manager è anche indicato come uno dei candidati favoriti per assumere la guida dell’Azienda Universitaria "Ruggi" di Salerno, in sostituzione di Vincenzo D’Amato.
Verso il rinvio a giudizio
Le carte ora sono nelle mani della Procura, pronta a chiedere il rinvio a giudizio per tutti i soggetti coinvolti. Se accolta dal giudice, la richiesta aprirebbe un processo che potrebbe portare a rivelazioni ancora più gravi sul funzionamento degli appalti pubblici in Campania. Un sistema di relazioni, favoritismi e opacità che mette in discussione non solo la trasparenza amministrativa, ma anche la fiducia dei cittadini nella gestione della sanità. Nei prossimi mesi si capirà se l’indagine sfocerà in un processo pubblico destinato a scuotere Palazzo Santa Lucia e il panorama politico regionale. Ma un dato è già certo: la sanità campana si trova al centro di una tempesta giudiziaria di proporzioni inedite.
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