di Massimiliano Catapano
Marcello Carbonaro è un padre. Ma oggi è molto di più: è la voce disperata e furiosa di un Paese intero che non vuole più accettare compromessi né attenuanti davanti a chi spezza la vita di una ragazza. Sua figlia, Martina, 14 anni, è stata uccisa da Alessio Tucci, il suo ex fidanzato. Non un sospetto. Non un’indagine in corso. Alessio ha confessato. Ha ammesso di averla uccisa. E con questa confessione ha scatenato la rabbia incontenibile di un padre e di una nazione intera. Martina è stata attirata in un luogo isolato e ammazzata con una violenza che toglie il fiato. A compiere quel gesto, un ragazzo che fino a poche settimane prima mangiava con la famiglia Carbonaro, condivideva le vacanze, rideva con loro. "Mi hanno tradito. - ha detto Marcello, muratore, uomo semplice, distrutto - Alessio veniva a casa mia, sedeva alla mia tavola. Me lo sono portato in vacanza. E poi ha ucciso mia figlia come un vigliacco".
La ferocia del crimine è aggravata da ciò che è successo dopo. Alessio, dopo l’omicidio, ha finto preoccupazione, ha partecipato alle ricerche, ha stretto la mano al padre della ragazza, fingendosi disperato. E, fatto ancora più agghiacciante, il padre dell’assassino ha preso parte alle ricerche insieme al signor Carbonaro, sapendo che suo figlio aveva già ucciso Martina. Una scena degna del peggior incubo. "Mi ha detto che mia figlia gli aveva messo le mani addosso. È una bugia. Mia figlia non si è mai difesa perché non pensava di essere in pericolo. Lui l’ha solo voluta allontanare. Lui l’ha uccisa. È l’assassino. E deve prendere l’ergastolo", ha dichiarato il padre, senza mai tremare nella voce. Ogni sua parola pesa come una condanna. E non può cadere nel vuoto. Ogni femminicidio deve essere punito con l’ergastolo. Senza eccezioni. Senza sconti. Senza vie di fuga.
L’Italia è stanca di processi che si perdono nei cavilli. Quando si aprirà il procedimento penale contro Alessio Tucci, il giudice dovrà ricordarsi una cosa sola: le parole di questo padre. Non è solo la rabbia che chiede giustizia. È la coscienza civile. È il sangue freddo di chi ha visto la propria figlia uscire di casa e non tornare più. Non c’è spazio per il perdono. Non c’è spazio per il garantismo cieco. Non si può avere clemenza per chi uccide una ragazza di 14 anni e poi continua a recitare una parte. Questo non è un "errore". Questo è un delitto deliberato. Una premeditazione lucida. Una farsa insopportabile. "Alessio ha tradito la nostra fiducia. Ha ammazzato mia figlia e poi ha giocato a fare il bravo ragazzo. Ma ora basta. Ora deve pagare. E deve pagare per tutta la vita, rinchiuso, dimenticato. L’unico verdetto che lo Stato può pronunciare è: ergastolo". E se qualcuno avesse ancora dubbi, basta guardare negli occhi questo padre, muratore, uomo perbene, che ha solo una richiesta: giustizia vera, totale, definitiva. Martina non c’è più. Ma il suo nome vivrà in ogni sentenza che condannerà senza pietà chi osa spegnere la luce di una donna.
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