Domenica 8 giugno e lunedì 9 giugno siamo chiamati a votare al referendum in materia di cittadinanza e lavoro. Poca è l’informazione da parte del governo, che anzi incita all’astensione, consapevole del fatto che questo sarà valido solo con il 50%+1 della partecipazione. Andiamo a vedere, allora, di cosa tratterà.
Come preannunciato, il referendum contiene entro sé 5 quesiti a cui il cittadino è chiamato a rispondere.
Il primo è abrogativo, ossia volto ad eliminare una norma, che è "contratto di lavoro a tutele crescenti". Abrogando questo articolo (votando "sì"), si apre alla possibilità di reintegrazione al lavoro da cui si è stati licenziati in caso il licenziamento sia considerato da un giudice illegittimo.
Il secondo, un’abrogazione parziale, è volto a eliminare parte del testo circa le "Norme sui licenziamenti individuali". Approvando l’abrogazione (votando "sì") si elimina il tetto all’indennità, ad oggi fissato a sei mesi. Se ora il giudice può decidere, sulla base delle condizioni del licenziato, un periodo di indennità con massimo di sei mesi, se dovesse passare questa riforma al referendum allora potrà scegliere un numero superiore a questo tetto in caso sia necessario.
Il terzo quesito, anch’esso un’abrogazione parziale, vuole cassare "norme in materia di apposizione di termine al contratto di lavoro subordinato, durata massima e condizioni per proroghe e rinnovi". Se questa riforma dovesse venire approvata (votando "sì"), allora diventeranno obbligatorie delle causali per estendere un contratto a tempo determinato a un periodo maggiore o uguale a 12 mesi, che altrimenti dovrebbe diventare indeterminato.
Il quarto riguarda la sicurezza sul lavoro, abrogando quanto segue: "esclusione della responsabilità solidale del committente, dell'appaltatore e del subappaltatore per infortuni subiti dal lavoratore dipendente di impresa appaltatrice o subappaltatrice, come conseguenza dei rischi specifici propri dell'attività delle imprese appaltatrici o subappaltatrici". In poche parole, se questa riforma viene approvata (di nuovo, votando "sì"), si renderà responsabile di infortunio sul lavoro non solo la ditta che esegue quanto ordinato, ma anche il committente, ossia chi ha affidato l’appalto.
L’ultimo quesito, il quinto, si occupa di cittadinanza, prevedendo il dimezzamento del tempo necessario ad un residente - e quindi contribuente - a richiedere la cittadinanza, passando quindi da 10 a 5 anni.
Posto che questi erano i quesiti, è arrivato il momento di ragionare per poi recarsi alle urne i giorni sopra citati, poichè il voto è un dovere civico su cui si fonda la nostra democrazia, oltre che un diritto di cui molte forze politiche vogliono privarci per farci stare zitti e buoni.
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