di Massimiliano Catapano
Mattinata densa di significati contrastanti quella vissuta il 16 maggio a Salerno, dove il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha fatto visita all’Istituto Comprensivo "Vicinanza", accolto calorosamente dal corpo dirigente e dalle autorità locali. Un evento pensato per rafforzare il dialogo tra scuola, istituzioni e famiglie, ma che ha trovato, al di fuori delle aule, un clima molto diverso. La Dirigente scolastica Sabrina Rega ha espresso «grande gioia e onore» per l’arrivo del Ministro, sottolineando l’importanza degli interventi in corso per la riqualificazione degli spazi educativi. "Il percorso di legalità promosso dal Ministro rappresenta per noi un faro- - ha dichiarato - Serve compattezza, chiarezza e un’alleanza stabile con le famiglie per ricostruire autorevolezza nella scuola".
Parole condivise anche dal Sindaco e Presidente della Provincia, Enzo Napoli, che ha ribadito il ruolo centrale della scuola nella crescita del territorio. "Le criticità non mancano - ha affermato - ma puntiamo sulla qualità della dirigenza e del corpo docente per superarle. Investire nella scuola è investire nel futuro". Tuttavia, mentre all’interno dell’istituto si celebrava un momento istituzionale, fuori si organizzavano due presidi di protesta: uno alle 9.30 al Liceo "Da Procida", l’altro alle 11.00 in piazza Sant’Agostino. Al centro delle contestazioni: il rifiuto dei PCTO considerati "sfruttamento legalizzato", la denuncia dell’aziendalizzazione della scuola pubblica e la repressione del dissenso. "Questa scuola svende i saperi alle logiche di mercato e perfino alle industrie militari. - ha tuonato Samuele Stanzione, attivista studentesco - Gli studenti muoiono nei percorsi PCTO in nome di una formazione ridotta a manodopera gratuita".
Critico anche Domenico Fortunato, altro studente presente al presidio: "Durante l’organizzazione siamo stati ostacolati dalle forze dell’ordine. È il riflesso di un clima repressivo incentivato dal nuovo decreto sicurezza". A parlare anche Giada Giugliano, che ha chiesto l’attivazione del FAST, un organo nazionale per le rappresentanze studentesche: "Vogliamo che il Ministro ci ascolti. La scuola deve formare menti libere, non eseguire ordini". Ma al di là delle rivendicazioni, è emerso un dato che non può essere ignorato: gran parte dei partecipanti alla protesta non sembrava realmente interessata ai temi scolastici. Secondo fonti interne, molti studenti hanno aderito solo per saltare le lezioni, trasformando un’occasione di riflessione in una semplice giornata di vacanza mascherata da mobilitazione. Una realtà, questa, che pone interrogativi sulla genuinità di certi movimenti e rischia di sminuire anche le istanze più serie. In una giornata in cui si sarebbe potuto costruire un ponte di dialogo, troppe voci sono risultate strumentali, poco consapevoli e prive di un reale coinvolgimento formativo. Valditara, dal canto suo, ha ribadito il suo impegno per una scuola solida, capace di educare al merito e al rispetto delle regole. La piazza, invece, ha mostrato quanto ancora sia difficile distinguere tra protesta e pretesto.
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