di Massimiliano Catapano
Fino a mezz’ora prima del parto, la piccola Beatrice stava bene. Nessun segnale allarmante, nessun tracciato preoccupante. Eppure, qualcosa è andato tragicamente storto all’alba di giovedì scorso. La bambina è nata e poco dopo è deceduta all’ospedale "Umberto I" di Nocera Inferiore. La madre, una 35enne medico di Pagani, aveva più volte chiesto di essere sottoposta a parto cesareo a causa dei forti dolori. Ma le sue richieste sono state ignorate. I medici non hanno ritenuto ci fossero le condizioni. Ora si cerca la verità. La Procura di Nocera Inferiore ha iscritto nel registro degli indagati dieci sanitari. Le indagini dovranno stabilire se l’esecuzione di un cesareo avrebbe potuto salvare la neonata. Per farlo, bisognerà attendere gli esiti dell’autopsia, degli esami istopatologici e l’analisi approfondita della cartella clinica e della placenta, già poste sotto sequestro dai carabinieri.
La causa del decesso, secondo le prime ipotesi, sarebbe un’asfissia, ma resta da chiarire cosa l’abbia provocata e in quale fase del parto si sia verificata. Si valuta anche una possibile acidosi metabolica. Intanto, la comunità resta sgomenta, e monta la rabbia per una tragedia che forse si poteva evitare. La madre - che oltre a essere una paziente è anche una professionista della salute - aveva riconosciuto i segnali, aveva chiesto più volte un intervento chirurgico, e nonostante ciò è stata ignorata. Bisognerà capire se su questa scelta abbia pesato anche l’applicazione rigida di direttive sanitarie regionali o nazionali che puntano a ridurre il numero dei parti cesarei, senza considerare i casi specifici. L’autopsia è stata eseguita dal medico legale Gabriele Casaburi, su incarico della Procura, con la partecipazione dell’anatomopatologo Vincenzo Iorio, del ginecologo prof. Pasquale Martinelli e dei consulenti nominati dalla difesa: i medici legali Leonardo Grimaldi, Panfilo Maiurano, Antonio Mirabella, Pietro Tarsitano, il ginecologo Maurizio Guida e il pediatra Ignazio Franzese.
A coordinare le indagini è il sostituto procuratore Federica Maria Teresa Miraglia, che dovrà rispondere a una domanda chiave: se fosse stato praticato il cesareo come richiesto dalla madre, Beatrice sarebbe ancora viva? Nel frattempo, i Carabinieri del reparto territoriale di Nocera Inferiore, guidati dal tenente colonnello Gianfranco Albanese, hanno acquisito tutta la documentazione clinica e raccolto la denuncia dei genitori. Resta il dolore, devastante, per la perdita del primo figlio. Resta l’amarezza di una madre che, pur sapendo cosa stesse accadendo al proprio corpo, non è stata ascoltata da chi doveva proteggerla. Resta l’ombra cupa su un sistema sanitario che, troppo spesso, antepone i protocolli all’intuito clinico e alla dignità del paziente. Qualunque siano gli esiti, questa è una tragedia evitabile. E se le responsabilità saranno accertate, non basterà un’indagine: servirà un cambiamento. Serve una sanità che ascolti, che rispetti, che non abbia paura di agire quando la vita lo impone. Beatrice meritava di vivere. La sua voce non l’abbiamo mai sentita. Quella della madre sì. E non è stata ascoltata.
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