Si chiude o più probabilmente si prende una pausa una delle favole del calcio italiano professionistico. Dopo 8 anni il Cittadella saluta la Serie B, sfiorando anche la promozione in A, e ripartirà con nuova lena dalla C. Una stagione maledetta, nata e finita contro la Salernitana. Amaro il presidente Andrea Gabrielli: "Non è stata una questione di soldi a gennaio. La salvezza non è matematica e la nostra politica è nota. Magari altri hanno investito molto di più e sono retrocessi come noi. Ora non serve analizzare gli errori, i motivi sono vari, come quello di un campionato iniziato storto. Abbiamo fatto grandi cose in B, può capitare retrocedere. La prima gara giocata a Salerno ci ha fatto capire, come avevamo iniziato. In mezzo ci sono state una serie di cose che non hanno funzionato nel verso giusto. Ora dobbiamo rimboccarci le maniche, ci servono serenità e calma per capire. Il Cittadella non finisce oggi, ma ripartirà da un’altra condizione. Ripartiremo al massimo e daremo soddisfazioni ai nostri tifosi che ci hanno dimostrato anche stasera voglia di Cittadella. Dobbiamo ritrovare la carica giusta, senza guardare dove e come si è sbagliato, altrimenti il rammarico e il risentimento prenderanno il sopravvento. Dobbiamo solo voltare pagina, la forza di ripartire c’è".
Si assume le sue responsabilità il dg Stefano Marchetti: "È il momento più brutto della mia carriera da direttore. Sto male e faccio fatica ad accettare il risultato. Provo tanta amarezza e tanto dispiacere. Volevamo dedicare la salvezza ai tifosi. È stata un’annata iniziata male e finita peggio. Avremo tempo per fare tutte le valutazioni. Se il Cittadella avesse fatto il Cittadella, si sarebbe certamente salvato, bastava poco. Il campionato non era assolutamente difficile, anzi, più facile degli altri anni. Bastava pochissimo per raggiungere la salvezza; servivano punti nei momenti topici. La squadra era potenzialmente più forte del passato. Abbiamo preso dei giocatori, sulla carta, potenzialmente meno scommesse, come Diaw e Okwonkwo, che conoscono la categoria. Ci sono delle scelte che ho sbagliato, questo è certo. La differenza l’hanno fatta le partite perse per 1-0, quelle che stavamo vincendo e non abbiamo portato a casa. È giusto retrocedere. Ci sono mancati i leader in campo. Nel mio operato, ho fatto di tutto, ma non è bastato e sono qui a prendermi le colpe, perché allenatori, giocatori e collaboratori li ho scelti io. I numeri parlano, sono inesorabili e devastanti e ci portano dove siamo oggi. Io ho fatto le scelte per portare al massimo il Cittadella, non si sono rivelate giuste. Ma con Diaw e Okwonkwo in condizione, tutti avrebbero detto il Cittadella si sarebbe giocato la salvezza o qualcosa in più. Nonostante tutto, ripeto, potevamo salvarci, giocando ad esempio come nel secondo tempo col Bari".
Laconico mister Alessandro Dal Canto: "Il Cittadella non è retrocesso oggi, la formazione è stata dettata dalle non perfette condizioni di alcuni calciatori, come Diaw e Okwonkwo; Rabbi si è infortunato verso la fine del primo tempo, ma non sono qui per dare la colpa ai calciatori, abbiamo avuto limiti e lacune durante la stagione. - spiega in conferenza come ripreso da SalernitanaNews - La stagione è stata sempre difficile, è stato cambiato l’allenatore, ci sono stati risultati negativi protrattisi nel tempo. Nonostante tutto, dopo la sosta, abbiamo fatto un punto in quattro scontri diretti, ciò vuol dire che c’era margine di raddrizzare la stagione, vincendo una sola partita. C’è il rimpianto di aver deluso la famiglia Gabrielli, il direttore, i tifosi, erano parecchi anni che il Citta non retrocedeva. Questa retrocessione la subiamo tutti. È brutto non aver ricambiato la fiducia. A gennaio abbiamo fatto determinate scelte, ma è riduttivo parlare solo di quello, perché la squadra è retrocessa per poco. Avremmo potuto tutti fare cose diverse. Abbiamo fatto male in casa ed è, principalmente, per questo che retrocediamo. Potevamo raddrizzare tutto, vincendo con la Salernitana. Andiamo giù davvero per poco".
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