di Massimiliano Catapano
Con un semplice ma potente "La pace sia con voi", è cominciato ufficialmente il pontificato di Leone XIV, nome scelto dal cardinale Robert Francis Prevost, 69 anni, nato a Chicago e tra i più stretti collaboratori di Papa Francesco. È il primo Papa della storia con cittadinanza statunitense (e peruviana), ma anche il più lontano dai clichè che ci si aspetterebbero da un porporato nordamericano. La sua elezione segna un momento storico e al contempo di continuità nella linea pastorale della Chiesa.
Un percorso tra filosofia, missioni e governo della Chiesa
La biografia del nuovo Pontefice è ricca di esperienze e incarichi che lo rendono una figura profondamente radicata nel tessuto ecclesiale globale. Nato il 14 settembre 1955 in Illinois, Prevost ha iniziato il suo cammino religioso nel 1977, entrando nell'Ordine di Sant'Agostino. Laureato in Matematica e Filosofia, ha proseguito la sua formazione presso la Catholic Theological Union di Chicago, per poi volare a Roma dove ha conseguito la Licenza e il Dottorato in Diritto Canonico presso l’Angelicum. Ordinato sacerdote nel 1982, è stato missionario in Perù, dove ha trascorso lunghi anni a fianco delle comunità locali. In quel contesto ha ricoperto ruoli centrali: direttore della formazione, priore, insegnante di diritto canonico e vicario giudiziario. Dal 1999 ha iniziato a ricoprire incarichi di governo più ampi nell’Ordine agostiniano, fino a diventare Priore Generale per due mandati consecutivi, dal 2001 al 2013.
Un vescovo "latino" e poi Prefetto romano
Nel 2014 Papa Francesco lo ha scelto come amministratore apostolico della diocesi di Chiclayo, in Perù, dove è poi diventato vescovo titolare. Il suo legame con il continente latinoamericano si è rafforzato anche grazie al ruolo di presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina, che tuttora ricopre. Nel 2023 è stato nominato cardinale, ricevendo la diaconia di Santa Monica. Solo pochi mesi prima era stato scelto da Francesco come Prefetto del Dicastero per i Vescovi, uno degli incarichi più delicati e influenti della Curia romana, a testimonianza della fiducia riposta in lui.
Un Papa del dialogo e della mediazione
L’identikit di Leone XIV è quello di un pontefice pragmatico, moderato, capace di costruire ponti tra le varie anime della Chiesa, in particolare nel panorama statunitense, spesso polarizzato. La sua lunga esperienza tra missioni e incarichi istituzionali gli ha conferito una visione ampia e una spiccata sensibilità per le questioni sociali, culturali e migratorie. Non a caso, nel suo primo intervento ha richiamato più volte alla costruzione di una "Chiesa del dialogo", aperta, accogliente, con le braccia spalancate come Piazza San Pietro. «Dio ci ama tutti, incondizionatamente", ha affermato rivolgendosi ai fedeli accorsi in Vaticano. "Il male non prevarrà: siamo tutti nelle mani di Dio. Senza paura, uniti, andiamo avanti". Il nuovo Papa ha anche rivolto parole di gratitudine a Francesco, sottolineando la volontà di portare avanti l’opera di rinnovamento intrapresa.
Dal silenzio alla parola: il primo discorso e le scelte simboliche
Le sue prime parole sono state pronunciate in italiano, evitando l’inglese nonostante le origini statunitensi, quasi a voler ribadire una vocazione universale più che nazionale. Ha voluto leggere il suo intervento, in controtendenza rispetto alla prassi recente, per dare chiarezza e forza a ogni parola: "Vogliamo essere una Chiesa vicina a coloro che soffrono, una Chiesa missionaria". Un momento toccante è stato il saluto in spagnolo rivolto al popolo peruviano, che lo ha accolto e accompagnato per anni. E, infine, la preghiera dell’Ave Maria insieme ai fedeli e la concessione dell’indulgenza plenaria, nella tradizione dei primi gesti del nuovo Papa.
Un Pontefice che non teme la voce pubblica
Prevost non è nuovo all’intervento nel dibattito pubblico. Attivo sui social, in particolare su X (ex Twitter), è intervenuto con fermezza lo scorso febbraio in merito a una controversa dichiarazione del vicepresidente americano J.D. Vance, secondo il quale l’amore cristiano seguirebbe una gerarchia che privilegia prima la propria famiglia, poi la comunità, e infine gli stranieri. Prevost, allora cardinale, condivise un editoriale del National Catholic Reporter criticando apertamente quella visione: "Gesù non ci chiede di fare la classifica del nostro amore". Anche in passato ha espresso disappunto per le politiche migratorie dell’ex presidente Trump, così come per quelle del presidente salvadoregno Bukele, dimostrando una coerenza radicata nei valori evangelici e in una visione cristiana solidale e inclusiva.
Un pontificato appena iniziato, ma già chiaro nella visione
Il nome scelto, Leone XIV, richiama forza e guida, ma anche un rinnovato spirito pastorale. Se i suoi predecessori hanno indicato rotte profetiche in tempi complessi, Leone XIV sembra intenzionato a proseguire in questa direzione, puntando su una Chiesa che non si chiude, ma che ascolta, accoglie, e soprattutto dialoga. In un momento storico segnato da conflitti, crisi sociali e tensioni globali, il nuovo Papa si presenta come un figlio di Sant’Agostino che vuole essere fratello per tutti, al servizio di una Chiesa universale che costruisce ponti di pace. E il mondo, oggi più che mai, sembra avere bisogno esattamente di questo.
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