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Pallavolo, l'Alfieri Cagliari si gioca le ultime carte play-off. Serra: "Un privilegio giocare con mia sorella, centrale ruolo sottovalutato"

08/05/2025

Si chiuderà con la sfida casalinga alle brianzole della Diavoli Rosa la regular season nel girone B di B2 della Pan Alfieri Cagliari che tenterà l'ultimo disperato assalto ai play-off. La formazione isolana ha potuto contare nella seconda parte di stagione sul supporto di Silvia Serra che traccia un bilancio di quanto vissuto fino ad ora: "A causa dei miei impegni accademici ho dovuto saltare la prima parte di campionato perchè mi trovavo in Germania per motivi di studio. Nonostante la distanza, la Pallavolo e la squadra sono sempre rimaste una costante nella mia vita: ogni sabato mi collegavo alle dirette delle gare, seguendo ogni partita come fossi li con loro, gioendo delle vittorie e soffrendo per le sconfitte. Venivamo da una stagione molto positiva, chiusa con un secondo posto in regular season e la partecipazione ai play-off; quindi, le aspettative per questa stagione erano alte: l'obiettivo era almeno confermare, se non migliorare, i risultati ottenuti. Purtroppo, l'imprevedibilità della stagione - tra infortuni, acciacchi e difficoltà in gare decisive - ha inevitabilmente ridimensionato le ambizioni iniziali. Tuttavia, non è mai venuta meno la determinazione: appena i risultati hanno iniziato ad arrivare, la squadra ha mantenuto alta la concentrazione, continuando a lavorare con grande impegno e costanza per raggiungere il miglior risultato possibile, in ogni circostanza. Al mio rientro a febbraio, in pieno inizio del girone di ritorno, sono stata accolta da una squadra motivata e compatta: il loro impegno mi ha spinta fin da subito a rientrare in forma, recuperare qualità tecnica e mettermi completamente a disposizione del gruppo. Il rush finale è, come sempre, la fase più intensa e stimolante della stagione, quella in cui ogni punto pesa e ogni dettaglio fa la differenza. In questo momento serve lucidità, continuità e spirito di sacrificio, ma anche la capacità di restare unite e sostenersi a vicenda. La classifica corta ci costringe a vivere ogni partita come una piccola finale: è una sfida mentale prima ancora che fisica, e serve arrivarci con la massima coesione e consapevolezza. Per quanto riguarda le ragazze più giovani che si affacciano alla prima squadra, credo sia fondamentale aiutarle a trovare il proprio spazio con serenità. In certi momenti della stagione, anche chi ha meno esperienza può diventare determinante: per questo è importante farle sentire parte integrante del gruppo fin da subito. Il nostro ruolo, come atlete più esperte, è quello di guidarle senza creare pressione, mostrando con l'esempio cosa significhi impegno, resilienza e rispetto per questo sport. Solo in un ambiente di fiducia, ascolto e collaborazione si può davvero crescere, e questo vale tanto per loro quanto per noi".

Agli impegni in palestra, da sempre Silvia ha abbinato quelli sui libri, dimostrandosi esempio virtuoso da seguire: "Indubbiamente non è semplice, e non è da tutti, riuscire a conciliare un'attività sportiva praticata a livello agonistico con gli impegni accademici o lavorativi. Richiede grande dose di disciplina, organizzazione e motivazione. Personalmente, ho sempre affrontato questa sfida con determinazione: mi ritengo una persona seria, caparbia e con la testa sulle spalle, e queste caratteristiche mi hanno permesso di portare avanti con successo il mio percorso universitario, fino alla laurea triennale e ora nella magistrale, sia l'attività sportiva, senza mai sentire il bisogno di rinunciare a una delle due. Credo che oggi molti miei coetanei si sentano appagati anche solo riuscendo a ritagliarsi un’ora di palestra a fine giornata, ma per me non è mai stato abbastanza. Lo sport è parte integrante della mia vita, un impegno quotidiano che richiede energia fisica e mentale, ma che allo stesso tempo mi da equilibrio e stimolo. La mia giornata si costruisce intorno agli allenamenti serali: ogni spazio disponibile è organizzato con precisione per dedicarmi allo studio, ai progetti universitari o a altri eventuali impegni più ricreativi. Mi ricordo che durante il primo anno di Università e il contestuale primo anno in prima squadra, portavo con me in trasferta i manuali di diritto commerciale e privato. Sfruttavo ogni momento vuoto del viaggio - sul pullman, in aeroporto, o in qualunque sala che trovavo - per studiare. ​Conciliare tutto significa imparare a fare delle scelte, anche sofferte, ad avere delle priorità chiare e a dire qualche "no" quando necessario. Ma non l'ho mai vissuto come un sacrificio, perchè quello che faccio mi appassiona davvero. Anzi, lo sport mi ha insegnato il valore del tempo, la gestione della fatica, la resilienza nelle difficoltà - tutte competenze che mi porto dietro anche nella mia formazione e nella vita quotidiana. È un equilibrio delicato, certo, ma possibile se si ha una forte motivazione e, soprattutto, se si è disposti a lavorare ogni giorno per costruire il proprio percorso, senza scorciatoie. Lo sport ha sempre fatto parte della mia vita, sin da piccola. Non l'ho mai vissuto come un ostacolo agli impegni scolastici, anzi: mi ha insegnato a organizzarmi, a gestire il tempo, a portarmi avanti con lo studio per non saltare un solo allenamento. Questa capacità di organizzazione è stata fondamentale anche nel mio percorso accademico: sono riuscita di fatto a laurearmi e attualmente sto proseguendo con la laurea magistrale. Per me è sinonimo di disciplina, impegno e passione, valori che credo di portare con me ogni giorno, dentro e fuori dal campo".

Un feeling improvviso tramutato in amore viscerale: "La mia passione per la Pallavolo nasce da un percorso piuttosto atipico. Vengo infatti da un contesto sportivo molto diverso: prima di avvicinarmi alla Pallavolo, ero profondamente legata alla Ginnastica Artistica, disciplina che amavo con tutta me stessa. Purtroppo, a causa della mia altezza e altri fattori, ho dovuto abbandonarla, e per un periodo mi son trovata un po' spaesata. L'interesse per il Volley è nato quasi per caso, iniziando ad assistere alle partite di mia sorella Giulia, con la quale oggi ho il privilegio di condividere il campo. A 16 anni ho deciso di provarci: è stato un tuffo nel vuoto, ma anche una sfida stimolante. Venendo da uno sport individuale, il passaggio a uno sport di squadra è stato un cambiamento totale, che mi ha arricchita molto, soprattutto dal punto di vista personale. Imparare a collaborare, a fidarmi degli altri e a condividere ogni momento, dalle vittorie alle sconfitte, mi ha indubbiamente fatto crescere. Nonostante abbia iniziato tardi, sono riuscita a vivere due anni intensi di giovanili, culminati con un titolo regionale e la partecipazione alle finali nazionali. Quell'esperienza ha rappresentato un punto di svolta: grazie a uno staff che ha sempre creduto in me e che mi ha supportata in ogni fase del mio percorso, ho fatto parte della squadra di Serie C che ha conquistato la promozione in B2 nella stagione 2019 - 2020. Da allora faccio parte stabilmente del roster della prima squadra. Il mio ruolo, quello di centrale, non è stata una scelta personale ma una necessità tecnica, vista la mancanza di una formazione pallavolistica di base. Tuttavia, oggi non lo cambierei per nulla al mondo. È un ruolo spesso sottovalutato, ma che richiede attenzione, tempismo e grande spirito di sacrificio; qualità che sento di rappresentare bene e che mi inducono a dare sempre il massimo". 

Un cammino che ha riservato avventure significative ma soprattutto legami indissolubili al di là del campo: "Non credo di avere una lunga lista di grandi momenti nel mio percorso, ma sicuramente ci sono esperienze che mi hanno lasciato un'importa profonda. Una di queste è stata senza dubbio la partecipazione alle finali nazionali giovanili. É stato il primo vero confronto con un livello alto, competitivo, dove ho iniziato a capire cosa potesse diventare la Pallavolo per me se affrontata con dedizione, costanza e voglia di crescere. Quella esperienza mi ha dato una spinta importante e ha acceso una consapevolezza nuova. Tuttavia, se devo scegliere un ricordo sportivo al quale mi sento più legata, direi che la stagione più significativa è stata quella dell'anno scorso. Non solo per il risultato tecnico - l'accesso ai play-off per la prima volta - ma per ciò che abbiamo costruito come gruppo. Mi sono trovata circondata da persone autentiche, motivate, concentrate sull'obiettivo ma anche capaci di creare un ambiente positivo e umano. Oltre alle compagne di squadra, in quel gruppo ho trovato delle amiche, persone con cui ho condiviso molto di più che allenamenti e partite. Loro mi hanno fatto crescere, sostenuta nei momenti difficili e resa più forte. È il tipo di legame che spero duri nel tempo anche al di fuori del campo. Se c'è qualcosa che rifarei? Si, rifarei ogni sacrificio. Anche gli errori che in certi momenti sembravano pesanti, ma che poi si sono rivelati necessari per imparare e maturare. Non rinnego nulla, perchè tutto ha contribuito a portarmi dove sono ora. Forse, col senno di poi, avrei avuto il coraggio di credere prima in me stessa, di buttarmi senza paura anche quando sentivo di arrivare "in ritardo" rispetto ad altre. Tra tutte, la compagna che ho avuto - e ha - un significato davvero speciale per me è mia sorella Giulia. Condividere il campo con lei è un privilegio raro. Avere una sorella al tuo fianco, che conosce ogni tua sfumatura, che ti sostiene nei momen3 difficili e che esulta con te nei momenti belli, è un'esperienza che va oltre lo sport. C'è una connessione profonda, un'intesa che non ha bisogno di parole, e credo sia una delle cose più preziose che la Pallavolo mi abbia regalato. Ho avuto la fortuna di incontrare tante persone che mi hanno lasciato il segno: compagne silenziose ma fondamentali, avversarie toste che mi hanno insegnato cosa vuol dire far parte di una squadra. Ma Giulia, con cui condivido non solo il campo ma la vita, è e resta il mio punto più saldo di questo percorso".

Lo sguardo volge poi nuovamente al presente e futuro prossimo: "A livello individuale, il mio obiettivo principale è continuare a crescere come atleta e come persona. Non mi interessa inseguire traguardi irrealistici o numeri da esibire, ma diventare ogni giorno una ​ versione migliore di me stessa, dentro e fuori dal campo. Mi piacerebbe riuscire a consolidare il mio ruolo, affinare sempre di più la mia tecnica e soprattutto essere un punto di riferimento affidabile per la squadra, non solo a livello di prestazione ma anche a livello umano. Un sogno che porto con me è quello di riuscire a conciliare sempre la mia carriera sportiva con il mio percorso accademico e lavorativo. Dimostrare, anche a me stessa, che non è necessario rinunciare a una passione per seguirne un'altra. Sto affrontando la magistrale con lo stesso spirito con cui affronto la Pallavolo: con impegno, costanza e il desiderio di costruirmi un futuro completo, equilibrato e pieno di significato. Sul piano collettivo, credo fortemente nella forza del gruppo. Ogni stagione porta con sè nuovi obiettivi, ma quello che non cambia mai è il desiderio di creare una squadra solida, unita, capace di reagire nei momenti difficili e di esprimere il meglio quando conta. Il sogno, ovviamente, è sempre quello di puntare in alto: fare il miglior campionato possibile, raggiungere i play-off, o addirittura giocarsi qualcosa di più importante. Ma al di là dei risultati, l'obiettivo più vero è uscire a fine stagione con la consapevolezza di aver dato tutto, di aver costruito legami autentici e di aver lasciato un'impronta positiva nel percorso comune. Credo molto nella responsabilità individuale dentro un progetto collettivo: ognuna ha un ruolo fondamentale, e solo se tutte remano nella stessa direzione si può davvero fare qualcosa di grande". Esempio raro di cosa significhi vivere uno spogliatoio in uno sport di squadra, atleta di valore e valori: Silvia Serra ha tutte le carte in regola umane e tecniche per poter instradare i suoi progetti sull'autostrada migliore. 

 

Davide Maddaluno - Sport -

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