di Massimiliano Catapano
Un nuovo episodio di vandalismo a sfondo politico ha colpito Salerno, suscitando sdegno e preoccupazione tra i rappresentanti del mondo sindacale e della società civile. Nella notte tra venerdì e sabato, ignoti hanno preso di mira la sede dello SPI CGIL situata in via Francesco Crispi, imbrattando la saracinesca con scritte offensive e simboli inequivocabilmente riconducibili all’universo no-vax e a frange neofasciste. Tra le parole vergate in vernice rossa, spicca l’insulto "Servi nazisti", un attacco tanto violento quanto infamante. Il gesto, che appare tutt’altro che isolato, rievoca quanto avvenuto poco più di un anno fa ai danni del Patronato Inca CGIL di Corso Garibaldi, sempre a Salerno, anch’esso bersaglio di scritte contro il sindacato e cariche di propaganda antivaccinista. La reiterazione di simili episodi, secondo i rappresentanti della CGIL, configura una strategia precisa, volta a delegittimare la funzione di rappresentanza collettiva e a minare la coesione democratica.
"La misura è colma. - ha dichiarato con fermezza Franco Tavella, segretario dello SPI CGIL Napoli e Campania - Non si può più parlare di atti sporadici: siamo di fronte a una strategia intimidatoria che si nutre di pulsioni autoritarie e negazioniste. Ma non arretreremo di un millimetro. Continueremo, con ancora più convinzione, a difendere i diritti dei pensionati, dei lavoratori, dei più fragili e delle comunità". Anche il segretario generale della CGIL Salerno, Antonio Apadula, ha espresso profonda indignazione per l’accaduto, annunciando iniziative immediate. "Presenteremo denuncia senza indugi – ha dichiarato – e richiederemo l’acquisizione delle immagini di videosorveglianza della zona per individuare i responsabili. Chi si macchia di tali atti agisce fuori dal tempo e fuori dalla democrazia. Ma non ci piegheremo. La CGIL resterà un presidio attivo e resistente di dignità, libertà e giustizia sociale".
La condanna dell’episodio è stata unanime, e lo SPI CGIL ha lanciato un appello a tutte le forze sociali, civili e istituzionali affinché non si sottovalutino questi segnali d’allarme. "La difesa della democrazia - si legge in una nota - passa anche dalla capacità collettiva di respingere ogni tentativo di intimidazione e di alimentazione dell’odio". Questi attacchi, oltre a colpire fisicamente luoghi simbolo del lavoro e della solidarietà, tentano di intaccare il tessuto democratico stesso. La risposta, secondo i vertici del sindacato, deve essere compatta, determinata e soprattutto visibile, perché il silenzio sarebbe la complicità più pericolosa.
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