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Salerno, il pronto soccorso al collasso: troppi accessi, carenze strutturali e disagi per pazienti e operatori

06/05/2025

Il pronto soccorso dell’Azienda Ospedaliera Universitaria "San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona" di Salerno continua a vivere una crisi sempre più profonda, che rischia di compromettere non solo l’efficienza del servizio sanitario ma anche la dignità stessa delle persone che vi accedono. A sollevare il caso è il segretario generale della Funzione Pubblica CGIL, Antonio Capezzuto, che denuncia pubblicamente un quadro allarmante. Secondo Capezzuto, il flusso di accessi al pronto soccorso è costante e incontrollato, e ciò si traduce in una vera e propria emergenza organizzativa. "Un numero elevato di pazienti viene trattenuto a lungo in un’area concepita solo per la fase iniziale dell’emergenza - spiega - ma che si trasforma di fatto in un’area di degenza, sovraffollata, caotica, con conseguenze pesantissime per chi vi lavora e per chi vi si trova ricoverato".

Il sindacalista parla di utenti costretti a sostare per ore, talvolta per giorni, in ambienti inadatti e sovraffollati, spesso in attesa di un posto letto nei reparti. Le condizioni logistiche sono precarie: letti nei corridoi, privacy assente, difficoltà igienico-sanitarie e una sensazione costante di disagio. In questo contesto, il personale medico e infermieristico è sottoposto a un carico di lavoro definito 'insostenibile'. "La carenza strutturale non solo impedisce una gestione ottimale dei pazienti - aggiunge Capezzuto - ma mette a dura prova la tenuta psicofisica degli operatori, che ogni giorno affrontano turni massacranti e devono gestire situazioni complesse senza i mezzi adeguati. Il rischio è che il servizio collassi del tutto". L’organizzazione dell’assistenza viene così compromessa in modo sistemico: il pronto soccorso si trasforma in un imbuto dove i pazienti si accumulano senza la possibilità di un flusso ordinato verso i reparti. Anche chi dovrebbe essere dimesso o trasferito subisce lunghi ritardi. La CGIL segnala che, spesso, la gestione dei pazienti avviene in condizioni di emergenza continua, senza spazi sufficienti e con tempi di risposta dilatati.

"La permanenza prolungata in pronto soccorso - ha sottolineato Capezzuto - diventa un’umiliazione per l’utente e una trappola per chi lavora. Non è più tollerabile una situazione del genere, è necessario intervenire subito". Il sindacalista richiama anche l’attenzione sul fatto che tutto questo accade in un contesto già segnato da carenze di personale, assunzioni ferme, assenza di investimenti strutturali e scarsa valorizzazione delle professionalità esistenti. Capezzuto chiede a gran voce interventi urgenti: un piano straordinario per il potenziamento delle strutture, l’aumento degli organici e la riorganizzazione del flusso di accesso ai servizi. "La salute è un diritto, non possiamo accettare che venga trattata come un’emergenza cronica. Servono risposte concrete e rapide da parte delle istituzioni locali e regionali". L’appello del segretario della CGIL è chiaro: senza un’azione politica decisa e coordinata, il sistema rischia di sprofondare. A pagare il prezzo più alto sarebbero, ancora una volta, i cittadini e i lavoratori della sanità.

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