di Massimiliano Catapano
La Salernitana continua a crederci. E lo fa con un altro successo tra le mura amiche dello stadio "Arechi", il terzo consecutivo in casa, battendo il Mantova con un secco 2-0 firmato Amatucci e Simy (foto Us Salernitana) in una gara caratterizzata dalla particolarità di nessun angolo battuto da entrambe le formazioni. Una vittoria fondamentale, che rilancia i granata nella lotta per la salvezza diretta, ma che non basta a tranquillizzare l’ambiente: il calendario ora propone due trasferte di fuoco, e per restare in Serie B senza passare dai play-out - o peggio, senza scivolare nella retrocessione diretta - serve una sola, chiara ricetta: vincere. Prima del successo sul Mantova, i granata avevano già conquistato altri sei punti casalinghi superando il Südtirol e il Cosenza, in un trittico interno che ha ridato slancio e fiducia a tutto l’ambiente. La classifica parla chiaro. I granata salgono a 39 punti, raggiungendo il Brescia, mentre la Sampdoria - prossima avversaria venerdì 9 maggio al "Luigi Ferraris" - resta appena due lunghezze sotto, a quota 37. A chiudere la regular season, poi, ci sarà l’ostica trasferta sul campo del Cittadella. Ed è proprio lontano dall’Arechi che la Salernitana dovrà trovare risposte, perché l’ultima vittoria esterna risale al 6 ottobre, sul campo del Palermo: da allora, un digiuno preoccupante che pesa sul cammino dei campani.
Pasquale Marino, nel dopogara, ha provato a trasmettere fiducia e lucidità, pur nella consapevolezza del momento cruciale: "Credo nella salvezza diretta, lo dico senza esitazione. I ragazzi stanno dimostrando grande spirito e oggi abbiamo battuto un avversario forte. Il Mantova gioca bene a calcio, non era semplice affrontarli. Ma la squadra ha fatto una partita di sacrificio e concretezza, abbiamo concesso poco e creato tanto". Il tecnico ha poi aggiunto: "Avrei preferito chiuderla prima per evitare di soffrire nel finale, ma siamo stati bravi a rimanere compatti. Quando loro hanno iniziato a buttare tanti palloni in area, siamo stati ordinati. È questa la mentalità che dobbiamo avere anche nelle prossime partite". Importanti anche i riferimenti ai singoli, a partire dal rientro di Zuccon: "Mi ha chiesto il cambio per crampi, vuol dire che ha dato tutto. Ha fatto una buona gara", ha spiegato Marino, che ha poi parlato anche di due "riscoperte" come Adelaide e Simy: "Adelaide si allena con impegno e si è fatto trovare pronto. Anche se ha giocato poco, oggi ci serviva tenere palla e lui era perfetto. Simy? È un professionista esemplare. Non escludo nessuno: chi dimostra voglia in allenamento viene utilizzato. A me interessa solo portare la Salernitana dove merita, non con chi".
Infine, parole sentite anche per la cornice di pubblico: "C’è poco da dire. Questi tifosi sono straordinari. Ci stanno dando una mano immensa, sia in casa che in trasferta. È anche per loro che dobbiamo lottare fino alla fine". Adesso, il futuro passa da Genova e Cittadella. Due partite, due finali, in cui la Salernitana dovrà scrollarsi di dosso il peso delle trasferte e ritrovare quel successo lontano dall’"Arechi" che manca da oltre sette mesi. Non ci sono calcoli da fare, né alternative da valutare: per centrare la salvezza diretta ed evitare sia i playout che la retrocessione, bisogna vincere. Marino ci crede. Ora tocca alla squadra dimostrarlo, chilometro dopo chilometro, punto dopo punto ritrovando la terza vittoria consecutiva in casa ma soprattutto la fiducia di poter compiere un’impresa salvezza che fino a poco fa sembrava lontana. A prendersi la scena, ancora una volta, due ragazzi del 2004 che stanno dimostrando di avere spalle larghe e mentalità da veterani: Fabio Ruggeri e Lorenzo Amatucci.
Il difensore granata ha messo la firma su una delle azioni decisive del primo tempo, un recupero miracoloso che ha strappato applausi convinti allo stadio. Ma, con grande umiltà, ha preferito condividere i meriti: "Il mio intervento? Sì, è stato importante, ma è la squadra che ha vinto. Ognuno ha dato il massimo. Abbiamo gestito bene il primo tempo, poi nella ripresa ci siamo un po’ abbassati, ma era prevedibile: loro palleggiano bene, hanno qualità. Nonostante questo, siamo riusciti a colpire al momento giusto e a chiudere la partita". Parlando del rendimento casalingo, Ruggeri ha sottolineato quanto il fattore "Arechi" faccia la differenza: "Davanti alla nostra gente, è come se avessimo un uomo in più. Sentiamo l’energia, ci trascinano. Ma ora è arrivato il momento di dimostrare il nostro valore anche fuori. Mancano due partite, saranno due battaglie vere, e dobbiamo affrontarle con la mentalità giusta". Non è mancato un pensiero per il tecnico Pasquale Marino, la cui impronta tattica sembra ormai evidente: "Da quando è arrivato, abbiamo iniziato a costruire meglio. La squadra riesce a concludere di più, siamo più pericolosi. Questo fa la differenza, soprattutto in partite così delicate". Sul futuro prossimo, il difensore è stato chiaro: "La quota salvezza? Io guardo solo una cosa: arrivare a 45 punti. Se ci riusciamo, possiamo uscire dalla zona pericolosa. Credo in questa squadra".
Sulla stessa lunghezza d’onda Lorenzo Amatucci, che ha sbloccato il match con una rete tanto bella quanto pesante. Al termine della gara, il centrocampista ha parlato con sincerità e trasporto: "Abbiamo trovato il nostro equilibrio. Sappiamo cosa fare in campo, la linea difensiva è compatta, e questo ci permette di affrontare le partite con più sicurezza. Giocare con coraggio, senza paura, è la chiave". Il cambio di modulo lo ha aiutato a trovare una nuova dimensione: "Con due mediani alle mie spalle ho più libertà per attaccare. Ho capito che devo essere più incisivo, che devo contribuire con gol e assist. È un obiettivo che mi sono posto, e sto lavorando per diventare sempre più decisivo. Mi sento maturato, anche mentalmente". Amatucci ha poi evitato qualsiasi distrazione legata al suo futuro: "Penso solo al presente. Il futuro si vedrà a tempo debito. Adesso conta solo salvarci. Marino? È l’allenatore giusto per questo gruppo. Ha idee chiare, si adatta ai giocatori che ha. Con lui riusciamo a far emergere la nostra qualità".
A Genova, contro la Sampdoria, ci sarà un’altra prova di fuoco, e il giovane centrocampista lo sa bene: "Segnare per primi cambia completamente la gara. Quando devi rincorrere tutto si complica. Dobbiamo approcciare con personalità, come facciamo all’Arechi. Qui sembra davvero di giocare in dodici. Adesso dobbiamo portare quella stessa cattiveria anche in trasferta". Non poteva mancare un pensiero per i tifosi e per la sua famiglia, dopo il goal: "Mi sono liberato di tutto. Sono corso sotto la curva, è stato un momento bellissimo. Quando sento i cori, mi vengono i brividi. È qualcosa che ti entra dentro. Il gol lo dedico a chi mi vuole bene e a tutto il popolo granata. Giocare qui ti cambia, ti forma. E noi dobbiamo restituire tutto questo con le vittorie. Niente calcoli, non servono: l’unica cosa che conta è vincere". Con questa mentalità, Salerno può davvero sperare di scrivere un finale diverso da quello che sembrava scritto. I giovani guidano la riscossa, e con loro una città intera torna a crederci.
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