di Massimiliano Catapano
È morto nella sua abitazione di Scalea, in Calabria, dove stava scontando gli arresti domiciliari, Antonio Pignataro, ex boss di Nocera Inferiore e figura di spicco della Nuova Camorra Organizzata e della Nuova Famiglia. Aveva 67 anni ed era noto alle cronache per essere uno dei responsabili dell’omicidio di Simonetta Lamberti, la giovane figlia del magistrato antimafia Alfonso Lamberti, assassinata il 29 maggio 1982 a Cava de’ Tirreni durante un agguato rivolto al padre. Quella tragica giornata del 1982 segnò profondamente l’Italia intera: Simonetta fu colpita a morte dai proiettili sparati contro l’auto su cui viaggiava con il padre. Un delitto che sconvolse la coscienza pubblica e rappresentò uno dei momenti più drammatici della lotta dello Stato contro la criminalità organizzata. Pignataro, dopo aver trascorso trent’anni in carcere, confessò il suo coinvolgimento nel delitto e fornì dettagli inediti, compresi i nomi dei killer. Una confessione tardiva, arrivata dopo decenni di silenzio, che contribuì a fare luce su uno degli episodi più oscuri della storia criminale italiana.
Dopo la scarcerazione, l’ex boss fu coinvolto in nuove vicende giudiziarie. A Nocera Inferiore finì al centro dell’inchiesta "Un’altra storia", dalla quale venne assolto in via definitiva dopo due condanne. Negli ultimi anni, invece, il suo nome comparve anche in un'indagine sul traffico di droga in Calabria, a conferma di una vita mai del tutto sganciata dagli ambienti criminali. Il suo stato di salute e la sua età avanzata spinsero il suo avvocato, Giuseppe Annunziata, a chiedere e ottenere per lui la detenzione domiciliare. Ma la sua permanenza in Campania divenne oggetto di dibattito giudiziario: il tribunale del Riesame accolse infatti il ricorso del sostituto procuratore antimafia Vincenzo Senatore, imponendo il divieto di dimora in tutta la regione. Tuttavia, il provvedimento fu sospeso in attesa del giudizio della Corte di Cassazione, interpellata dai legali difensori.
All’uscita dal carcere di Opera, a Milano, Pignataro era soggetto a precise restrizioni: obbligo di dimora a Nocera Inferiore, divieto di uscire dall’abitazione nelle ore notturne e obbligo di firma quotidiana nel caso in cui la Suprema Corte avesse respinto il ricorso. Ma la decisione finale è ora superata dalla sua morte. Con la scomparsa di Antonio Pignataro si chiude una delle pagine più controverse e drammatiche della storia criminale campana. Resta il ricordo doloroso di una giovane vita spezzata troppo presto, quella di Simonetta, alla quale è stato intitolato lo stadio comunale di Cava de’ Tirreni. Un simbolo che continua a ricordare il prezzo altissimo pagato da chi si è trovato, anche solo per legami di sangue, a combattere l’arroganza e la ferocia della criminalità organizzata.
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