di Massimiliano Catapano
Una diagnosi di aritmia, un ricovero urgente, un delicato intervento al cuore. Quello vissuto da Franco Di Fabio è stato un percorso complesso, segnato da timori e incertezze. Ma anche, e soprattutto, da un'assistenza medica di alto livello che gli ha permesso di affrontare tutto con forza e di uscirne trasformato. Oggi, dopo l’impianto di un pacemaker presso il reparto di Cardiologia dell’ospedale "San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona", la sua voce è quella di chi ha ritrovato energia e speranza. "Mi sento tornato il leone che ero", racconta. Una rinascita che Franco ha voluto condividere pubblicamente, per dare il giusto risalto a una sanità che spesso lavora nell’ombra, soffocata dal rumore delle critiche e delle difficoltà. "Ho ricevuto cure d’eccellenza, e non posso che esprimere la mia profonda gratitudine a chi mi ha accompagnato in questo percorso".
Il suo ringraziamento va alla Direzione medica di presidio, al dottore Longarella, al dottore Perrotta, al dottore Genovese e a tutta l’équipe del reparto di Cardiologia, comprese le infermiere del sesto piano, descritte come "attente, scrupolose e sempre disponibili". Un elogio autentico, nato dall’esperienza diretta di un paziente che si è sentito accolto, seguito e curato con professionalità e umanità. Non sono mancati momenti delicati. Il suo intervento, inizialmente previsto, è stato posticipato per far fronte a un’emergenza. "Un paziente più grave di me ha avuto giustamente la precedenza. Anche in quell’occasione ho potuto apprezzare la correttezza, l’organizzazione e l’umanità con cui tutto è stato gestito". Franco sottolinea in particolare l’attenzione ricevuta nel periodo post-operatorio, durante il quale ogni passaggio è stato monitorato con costanza e precisione. "Chi ha compreso la natura del mio problema, chi mi ha guidato con parole semplici e ha reso tutto più umano, merita un riconoscimento pubblico".
E proprio da qui nasce la sua riflessione più ampia. "Troppo spesso la cronaca si concentra su ciò che non va, sulle carenze, sulle attese. Ma ci sono anche eccellenze che restano silenziose, professionisti che ogni giorno, con passione e dedizione, restituiscono dignità a questo mestiere". La sua testimonianza, arrivata dopo anni in cui il "Ruggi" ha dovuto affrontare periodi difficili, assume oggi un valore ancora più forte. È il segno che qualcosa cambia, che la qualità è possibile, che l’ospedale può essere luogo di rinascita, non solo di cure. Un racconto, quello di Franco Di Fabio, che restituisce fiducia. Non solo a chi lavora nella sanità, ma a tutti coloro che, di fronte alla malattia, cercano un punto fermo. Una certezza. Una mano tesa.
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