di Massimiliano Catapano
Potrebbe sparire sotto una colata di cemento e progetti industriali uno dei simboli dell’estate salernitana. La spiaggia libera della Baia (foto Francesco Pecoraro/Tanopress), incastonata tra il mare e il centro storico, rischia di essere cancellata per far spazio all’ambizioso Masterplan del porto commerciale di Salerno. Un progetto che promette modernizzazione ed efficienza, ma che - almeno per una parte della cittadinanza - sa di prepotenza e poca considerazione per la storia e l’identità del territorio. Le mappe del progetto parlano chiaro: con l’estensione prevista del Molo di Ponente, destinata a raddoppiare la superficie attuale grazie ai fondi del Pnrr, l’arenile libero della Baia verrà completamente inglobato nell’area portuale. E con esso sparirà uno dei luoghi più simbolici per la comunità locale.
Non si tratta soltanto di una spiaggia. La Baia è un punto di ritrovo, un rifugio accessibile a tutti, dove generazioni di persone hanno vissuto le proprie estati tra sole, mare e convivialità. Un lembo di costa che appartiene alla memoria collettiva e che oggi rischia di essere sacrificato sull’altare dello sviluppo, in nome di un’idea di progresso che non tiene conto del legame tra cittadini e territorio. Non è giusto, denunciano in molti. È un abuso di potere che colpisce chi non ha altro luogo dove godersi il mare, chi non può permettersi stabilimenti privati o vacanze costose. Cancellare la Baia non significa solo perdere sabbia e onde, ma anche calpestare la dignità di chi la vive quotidianamente. Il rischio concreto è che si compia un vero e proprio scempio ambientale e sociale. La spiaggia libera della Baia non va toccata: è parte dell’anima della città, della sua storia e della sua gente. E oggi più che mai, merita di essere difesa.
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