di Massimiliano Catapano
Una vasta operazione antidroga della Guardia di Finanza ha scosso questa mattina il territorio salernitano, portando all’arresto di 14 persone ritenute parte integrante di una struttura criminale dedita al traffico di stupefacenti e collegata, secondo gli inquirenti, al clan camorristico Fezza/De Vivo, attivo da anni tra l’agro nocerino-sarnese e le aree limitrofe. Il blitz, disposto dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Salerno su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, rappresenta il risultato di un’articolata attività investigativa condotta dal Gruppo di Salerno e dalla Compagnia di Cava de’ Tirreni. Un’indagine complessa, che ha permesso di smantellare una rete criminale ramificata e in grado di riorganizzarsi anche dopo l’arresto dei vertici.
L'inizio dell'inchiesta e il ruolo del latitante
Tutto ha avuto origine con la cattura di Daniele Confessore, 34 anni, originario di Pagani, considerato figura chiave del sodalizio. Il suo arresto ha portato al sequestro di 13 chilogrammi di sostanze stupefacenti e all’apertura di un’indagine approfondita. Grazie all’analisi dei telefoni cellulari sequestrati, gli investigatori sono riusciti a ricostruire legami interni all’organizzazione e i contatti diretti con esponenti del clan Fezza/De Vivo. Nonostante l’arresto di Confessore, il gruppo avrebbe continuato le attività illecite senza soluzione di continuità, adottando nuove modalità operative: luoghi di stoccaggio rinnovati, approvvigionamento modificato e una rete di comunicazione più sicura e moderna.
Spaccio senza sosta, anche dentro al carcere di Fuorni
Nel corso dell’inchiesta, altri quattro soggetti sono stati arrestati in flagranza di reato. Sono stati sequestrati 8 chilogrammi di hashish e 600 grammi di cocaina, confermando l’elevato volume di traffico gestito dall’organizzazione. Preoccupante anche quanto emerso sulla gestione dello spaccio all’interno della Casa Circondariale di Salerno - Fuorni: uno degli arrestati, nonostante fosse già detenuto, avrebbe coordinato l’attività di spaccio tramite telefoni cellulari introdotti clandestinamente nel carcere. Una rete solida, attiva, capace di mantenere il controllo delle operazioni anche dietro le sbarre.
Il riciclaggio e le attività commerciali di copertura
Oltre ai reati legati agli stupefacenti, le accuse mosse agli indagati includono anche favoreggiamento personale, estorsione, riciclaggio e autoriciclaggio. Le indagini hanno accertato che parte dei proventi illeciti veniva reinvestita in attività economiche formali, tra cui una rivendita di generi di monopolio, un bar e un punto vendita al dettaglio, utilizzati per il riciclaggio del denaro. Per questo, il GIP ha disposto il sequestro preventivo di un ramo d’azienda e di beni mobili e immobili per un valore complessivo di circa 130mila euro. In carcere sono finiti:
Manuel Bove, 31 anni, di Nocera Inferiore
Carmine Canale, 45 anni, di Nocera Superiore
Carmine Carusone, 34 anni, di Nocera Inferiore
Gianmarco Carusone, 58 anni, di Nocera Inferiore
Daniele Confessore, 34 anni, di Pagani
Alfonso De Prisco, 30 anni, di Nocera Inferiore
Gianfranco Di Paolo, 38 anni, di Nocera Inferiore
Salvatore Duca, 52 anni, di Nocera Inferiore
Leonardo Iapicco, 37 anni, di Nocera Superiore
Simone Lucillo, 35 anni, di Cava de' Tirreni
Laura Senatore, 36 anni, di Nocera Inferiore
Luciano Tiano Solferino, 34 anni, di Nocera Inferiore
Michele Tramontano, 31 anni, di Pagani
Mario Prete, 34 anni, (residenza in fase di accertamento)
Le accuse nei confronti degli arrestati tracciano un quadro allarmante sulla pervasività della criminalità organizzata nel tessuto sociale ed economico della provincia di Salerno. L’operazione condotta dalla Guardia di Finanza segna un colpo importante al clan Fezza/De Vivo, ma dimostra al tempo stesso la straordinaria capacità delle consorterie camorristiche di adattarsi e riorganizzarsi. La lotta, inevitabilmente, continua.
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