di Massimiliano Catapano
La Corte Costituzionale ha posto fine alla possibilità per Vincenzo De Luca di concorrere per un terzo mandato consecutivo alla guida della Regione Campania. Con una decisione destinata a fare giurisprudenza, la Consulta ha infatti accolto il ricorso presentato dal Governo contro la legge regionale che avrebbe consentito al governatore uscente di ripresentarsi alle urne, nonostante il divieto previsto dalla normativa nazionale. Oggetto del contendere era una norma varata dal Consiglio regionale della Campania, la quale escludeva "dal computo dei mandati rilevanti" quelli svolti prima dell’entrata in vigore della stessa legge, aggirando di fatto la soglia massima dei due mandati consecutivi prevista dalla legge statale n. 165 del 2004. Una mossa interpretata dal Governo come un tentativo elusivo, che ha portato la Presidenza del Consiglio a sollevare davanti alla Consulta la questione di legittimità costituzionale.
Nel ricorso, Palazzo Chigi ha sostenuto che la disciplina nazionale sul limite dei mandati è "autoapplicativa" e, in quanto tale, non può essere aggirata da disposizioni regionali difformi. I giudici costituzionali, dopo aver esaminato la questione, hanno dato ragione all’Esecutivo: secondo quanto riportato nel dispositivo, il legislatore campano ha di fatto neutralizzato per la prossima tornata elettorale "il principio fondamentale del divieto del terzo mandato consecutivo", contravvenendo all’articolo 122 della Costituzione che disciplina le modalità di elezione dei presidenti di Regione e dei consigli regionali. La reazione di Vincenzo De Luca non si è fatta attendere. In una dichiarazione al vetriolo, il presidente della Regione ha definito la sentenza una "straordinaria performance giuridica dell’Alta Corte", ironizzando sull’accoglimento di una tesi che, a suo dire, è stata "progettata in udienza" e avrebbe fatto "inorridire autorevoli costituzionalisti".
Ma è soprattutto la chiosa a lasciare il segno: "La buona notizia - ha affermato - è che ci sarà molto lavoro per gli imbianchini. Si dovrà cancellare da tutte le aule giudiziarie del Paese la scritta: la legge è uguale per tutti". Con questa pronuncia, la Corte ha riaffermato il principio dell’uniformità normativa tra Stato e Regioni su una materia considerata di rango fondamentale, ribadendo i limiti dell’autonomia legislativa degli enti locali. La partita politica in Campania si riapre così completamente: con De Luca fuori dai giochi, gli equilibri in vista delle prossime elezioni regionali potrebbero subire un profondo rimescolamento.
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