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È ormai passato il giorno delle elezioni per il nuovo Capo di Stato statunitense. A gennaio l’attuale presidente Joe Biden dovrà lasciare la Casa Bianca in favore del nuovo Presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump.

La battaglia elettorale

È stata una battaglia lunga e tortuosa quella che ha visto scontrarsi Donald Trump con la candidata democratica Kamala Harris, scesa a sostituire il presidente uscente Biden. Due candidati all’apparenza agli antipodi (il primo lo stereotipo di uomo altoborghese, l’altra una donna afroamericana) e cha hanno importanti punti di divergenza nell’agenda politica. A sostenere quest’ultima trovavamo le fasce discriminate della popolazione, a partire dai ceti medio-bassi alla comunità LGBTQ+. Nonostante ciò, l’alta borghesia e parte dei ceti più bassi – disillusi dal programma democratico e affascinati dalla figura forte del Tycoon – sono riusciti a strappare una maggioranza non scontata, riportando gli estremi conservatori al governo.

Il ritorno di Trump, cosa dobbiamo aspettarci

L’agenda di Donald Trump è una continuazione naturale di quella attuata nel suo mandato del 2019. Per quanto riguarda la politica estera, Donald Trump ha sempre avuto una fascinazione profonda per i leader forti ed autoritari. Si è già espresso sulla questione palestinese dichiarando di voler mantenere, se non aumentare, il carico di armi da inviare ad Israele, mentre non si è espresso chiaramente sul conflitto russo-ucraino. La questione diventa ancora più tragica se guardiamo ai piani di politica interna: l’aborto verrà reso illegale a livello federale e verranno di nuovo istituiti dazi alti sulla merce di scambio estera, attuando una strategia economica di tipo protezionistico. Il Tycoon millanta poi di voler espellere tutti i migranti dalla federazione, ma ciò risulta molto difficile a livello giuridico, sebbene non sia impossibile immaginare che adotterà norme molto stringenti in campo di immigrazione.