"Il costruttore: Le cinque lezioni di De Gasperi ai politici di oggi" (Mondadori), e' il nuovo titolo del giornalista e scrittore Antonio Polito che sarà presentato oggi alle ore 18. 30 presso il Salone degli Affreschi del Complesso San Michele a cura dell'Agenzia Letteraria Delia. Dopo i saluti del Presidente della Fondazione Carisal Domenico Crendendino, a conversare con l'autore sarà il giornalista Antonio Manzo con interventi di Marco Follini, Giuseppe Acocella, Clemente Mastella, Aurelio Musi, Luigi Gravagnuolo.
-Direttore, il 70esimo anniversario della morte di De Gasperi e'un'occasione di studio e di ricerca su un'insigne statista. Quale metodo storico ha utilizzato per ritracciare decenni così intricati?
Mark Twain, al detto di Marx che recitava che la storia si ripete come tragedia e come farsa, soleva controbattere che essa offre delle indicazioni preziose e ci insegna molto sull'oggi. Io ho cercato, con questo saggio, di comprendere e di analizzare l'operato di De Gasperi nei suoi anni e di attualizzare il suo pensiero. Lezioni alla politica lo statista di Pieve Tesino ne diede molte, e' stato il politico che ha disegnato la Repubblica perche' e' stato l'ultimo Presidente del Consiglio del Regno d'Italia ed il primo della Repubblica. E' stato un autenico padre della patria. Le sue strade che lui ha percorso potrebbero e dovrebbero essere percorse e ripercorse nei nostri contesti attuali. Si pensi solo alla sua politica per il Mezzogiorno: egli fece un investimento per il Mezzogiorno senza paragoni nella storia unitaria.
-Creò l'Eni di Enrico Mattei..
Fu un importante riforma per il Centrismo. Mattei era stato mandato All'Agip per liquidarla. Fu un'importante riforma perche' la si sottraeva al profitto privato. In quegli anni l'Eni decollò grazie alla scoperta di giacimenti di metano nella Val Padana. Non dimentichiamo inoltre la sua riforma più incisiva realizzata nel quinto esecutivo, il De Gasperi VI, la riforma per la Cassa per il Mezzogiorno per oltre 100 miliardi di lire.
- De Gasperi fu un moderato ma conservò dialoghi sempre molto definiti con il Pci., De Gasperi uomo di dialogo con l'ideologia e la fazione avversaria?
Fu un moderato ma mai arrendevole. Il suo dialogo, non rare volte, si trasformava in una sferzante polemica sui valori. Egli guidò un governo con il Pci il governo dei tripartiti ma, dopo la rottura tra Urss ed Occidente, di conseguenza ruppe quell'allenza e formò schieramenti di diversa tipologia. Tappa imprescindibile fu il viaggio in America nel'47, "il viaggio del Pane" con il Piano Marshall. C'e' però dell'altro che ne fece uno statista: De Gasperi, nonostante le divergenze, non volle mai cedere alle pressioni del Vaticano per mettere il Pci fuori legge. Una decisione che simboleggia un sigillo per la democrazia; strinse allenza internazionali che di fatto, portarono il Pci ad un'incompatibilità di allenaza come fu dichiarato anni dopo, nel 76 da Berlinguer. Importante fu anche la Legge Scelba del '52 che introdusse il reato di apologia del fascismo. Egli disegnò "due grandi bandiere".
-Come raccontarono gli intellettuali Alcide De Gasperi? Vi fu chi ne criticò l'azione politica?
Carlo Levi ne osteggiò la politica interna quando De Gasperi segnò la fine del Governo Parri essendo per la sua visione un'autentica antitesi democrazia e rivoluzione seguendo, De Gasperi, una linea liberal democratica. Ma fu anche non difeso dalla cultura cattolica; egli andò in conflitto con un certo clericalismo giungendo anche ad uno scontro con Papa Pio XII per le elezioni amministrative a Roma del 1952 quando il Papa si oppose all'’"Operazione Sturzo" che, partita da alcuni settori del mondo cattolico, prevedeva la formazione di una lista civica con la benedizione del Pontefice. Un'operazione che , oltre ad essere destinata alla sconfitta, di fatto avrebbe delegittimato la Dc di De Gasperi e il governo. Su questo, nel volume, cito, come bibliografia di studio, i saggi di Piero Craveri e di Pietro Scoppola.
Tratto da La Città, 29 ottobre 2024
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