di Massimiliano Catapano
Un padre dell'Agro nocerino ha denunciato l'amministrazione penitenziaria per il trattamento riservato al figlio, un giovane detenuto con problemi di tossicodipendenza e disturbi psichiatrici. Il ragazzo, affetto da ritardo mentale e con patologie psichiatriche aggravate dall'uso di sostanze stupefacenti, è finito in carcere per piccoli furti e rapine. Nonostante i numerosi tentativi di suicidio, il giovane chiede solo di essere trasferito in una struttura sanitaria adeguata, richiesta sostenuta anche dal padre che ha presentato denuncia ai carabinieri per omessa assistenza.
Il racconto del padre
"Mio figlio, a 27 anni, ha già tentato il suicidio numerose volte. Nonostante diverse relazioni attestino la sua incompatibilità con il regime carcerario, continua a essere detenuto in carcere invece di essere trasferito in una struttura idonea per la cura dei detenuti con patologie psichiatriche. Purtroppo, queste strutture sono insufficienti in tutto il Sud Italia. Mio figlio è stato detenuto a Salerno, Napoli e ora a Catanzaro". Il giovane ha ingerito oggetti che hanno richiesto interventi chirurgici più volte. Ha tentato di impiccarsi, si è tagliato le vene e ha ingoiato lamette e altri oggetti, come spazzolini da denti, venendo sempre salvato in extremis dalla polizia penitenziaria. Arrestato per furto e rapina a Salerno, è stato trasferito da Salerno a Napoli, poi a Catanzaro e successivamente a Barcellona Pozzo di Gotto, in una casa circondariale con reparto specializzato nella salute mentale. Da ultimo, è tornato nel penitenziario di Catanzaro.
"A Salerno, mio figlio ha tentato di impiccarsi e ha ingerito lamette e rebbi di forchette. A Napoli, ha subito interventi chirurgici all'addome per aver ingerito materiale metallico per la terza o quarta volta. Trasferito a Catanzaro e poi a Barcellona Pozzo di Gotto, è stato sottoposto a visite specialistiche per una diagnosi precisa della sua patologia. Durante la permanenza nella struttura specializzata in provincia di Messina non ha avuto problemi, ma questi sono ricominciati al rientro nel penitenziario di Catanzaro a fine agosto. Ha ingerito uno spazzolino da denti, rimosso con una gastroscopia, e pochi giorni dopo ne ha ingerito un altro, richiedendo un intervento chirurgico". Il padre è fortemente preoccupato per la salute del figlio: "Per quanto tempo ancora mio figlio potrà sostenere altri interventi chirurgici all'addome? Nell'attesa che venga finalmente trasferito in una struttura idonea, ho chiesto che la polizia penitenziaria vigili più incisivamente sulla sua condotta, per prevenire altri gesti inconsulti."
"È stata riscontrata l'incompatibilità con il carcere da più psichiatri di diversi penitenziari, ma mio figlio non riesce a trovare una struttura idonea che possa ospitarlo. Cosa aspettiamo? Che riesca a suicidarsi? Così risolviamo il problema all'amministrazione penitenziaria? Ora è ricoverato nel reparto di chirurgia d'urgenza dell'ospedale di Catanzaro dopo l'ennesimo intervento per la rimozione di uno spazzolino dallo stomaco. Ho il terrore che possa rientrare in carcere". La situazione descritta dal padre del giovane detenuto evidenzia una grave carenza nel sistema penitenziario italiano, che fatica a garantire un'adeguata assistenza sanitaria ai detenuti con patologie psichiatriche.
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