di Guido Scarano *
Il calcio, oggi, rappresenta uno dei settori economici più potenti in Europa e nel mondo capace di attrarre un business di svariati miliardi. I principali attori della Football Industry sono le società e i calciatori ma negli anni ad affermarsi veri protagonisti e detentori di un ruolo egemonico sono diventati gli agenti sportivi. Tale categoria assume di fatto una posizione dominante, ai danni delle società costrette, anche per loro colpe, in una posizione di sudditanza nei naturali rapporti del sistema del calciomercato. La passiva accettazione di tale egemonia ha alimentato una convivenza tra procuratori e club spostando gli interessi in sporzionata maniera a favore dei primi. Paradossalmente si sono sovvertiti i ruoli, le società che in concreto investono capitali e dovrebbero assumere una posizione di preminenza subiscono l’abuso di una categoria che li rende ostaggio e vittime di esorbitanti commissioni.
Per raggiungere tale condizione, è opportuno far un passo indietro, fino al 1995 anno nel quale si è avuta la sentenza Bosman che rappresenta il vero punto di svolta rispetto al passato in quanto questa andò a regolare la libera circolazione dei lavoratori sul territorio europeo nel mondo dello sport. Tale sentenza assume valenza “erga omnes” diventando banalmente la regola che permette ai calciatori di liberarsi a parametro zero a fine contratto. L’affermazione di questa nuova regola ha un doppio volto perché da un lato ha conferito maggiore indipendenza ai calciatori ma dall’altro lato ha alimentato lo sbilanciamento dei rapporti in fase di contrattazione nel calciomercato. Non ricevere la cd. transfer fee e perdere un calciatore a parametro zero è chiaramente un danno economico per la società proprietaria del cartellino che pur di non incorrere in tale perdita accoglie il compromesso di esose commissioni accettando il cannibalismo di procuratori e intermediari. Le società che acquistano hanno definitivamente messo in cortocircuito il sistema pagando "tangenti" ai procuratori pur di non pagare il prezzo del cartellino ad altre società per assicurarsi le prestazioni dei calciatori. Dalla libertà della libera circolazione dei calciatori a fine contratto si è passato alla dannosa proliferazione e consolidata pratica dei trasferimenti a parametro zero.
Un cane che si morde la coda, la punta dell’iceberg che è rappresentata da una regola riconosciuta per legge. Tuttavia, il problema non risiede tanto nella ratio della stessa quanto nello sbilanciamento assurdo dei poteri che si è creato. Le istituzioni della Football Industry dovranno riscrivere regole, fissare margini e confini per ristabilire un sano equilibrio tra le parti tale da garantire ad ognuno la propria indipendenza. Gli agenti devono tornar a rappresentare i calciatori e i loro interessi e divenire sempre meno intermediari di triple rappresentanze a discapito di tutti ed in favore solo di loro stessi.
* Dottore magistrale in Giurisprudenza, laureando in Scienze Economiche. Direttore Generale della Polisportiva Baronissi Calcio 2010.
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