"Francesco non può essere un simbolo di morte. Francesco è vita, è il sole. E’ il suo sorriso, il suo modo strano di vestirsi, i capelli che amava colorare, è la musica, le sue passioni. La questione non è perdonare perché io non sono Dio e nemmeno di giudicare la sentenza emessa pochi giorni fa. La questione è capire che non bisognare fare del male agli altri e non bisogna farne a sé stessi", sono bellissime le parole di Paola Di Caro che è intervenuta questo pomeriggio insieme al marito, Luca Valdisserri, all’incontro con i ragazzi di Giffoni Impact! in sala blu nell’ambito del progetto “Impatto Giovani” co-finanziato dal Dipartimento per le Politiche Giovanili ed il Servizio Civile Universale. Sono i genitori di Francesco Valdiserri, il giovane nemmeno 19enne che lo scorso ottobre a Roma è stato ucciso da un’automobile che gli è piombata addosso, sbucando dal nulla, guidata da una ragazza allora 23enne a cui è stato poi riscontrato un tasso alcolemico nel sangue di tre volte superiore al consentito. Per lo stesso motivo in passato le era già stata ritirata la patente. Inoltre, viaggiava ad una velocità doppia rispetto ai limiti previsti in quel tratto di strada. Di dieci giorni la sentenza con la quale è stata condannata a cinque anni di reclusione per omicidio stradale aggravato.
"Non vogliamo - ha detto Luca Valdiserri - che Francesco diventi un simbolo della sicurezza stradale, ma aiaun simbolo della consapevolezza, consapevolezza di come ci si deve comportare e di come si debba vivere". Ai ragazzi di Giffoni viene offerto un dolore composto che si è trasformato in nuova vita, in condivisione, un modo per far vivere sempre Francesco e le sue passioni, anche grazie al contributo dei suoi amici, delle persone con cui divideva l’amore sconfinato per la musica. "Questo - ha continuato il papà - è stato fondamentale per noi perché di fronte ad un lutto così straziante o ti chiudi completamente oppure cerchi di trovare un appiglio per ritornare a qualcosa che somiglia alla vita". Luca Valdiserri e Paola Di Caro sono due firme note del Corriere della Sera. La tragedia di Francesco ha avuto una enorme eco mediatica. Ma resta comunque fortissima la dimensione intima del dolore di una famiglia che si vede stravolgere la vita in un giovedì qualsiasi di metà ottobre: "Francesco - continua Paola Di Caro - amava la musica, le arti. Frequentava il primo anno di lettere, musica e spettacolo. Poteva essere uno di voi e sono certa che avrebbe voluto essere qui in mezzo a voi. In ciascuno di voi oggi vediamo un potenziale Francesco. Le passioni respingono tutto quel brutto che ha portato alla morte di nostro figlio, l’abuso di alcol, di droga, l’eccesso di velocità. Vedere che qui c’è un’altra gioventù è davvero bello".
Commosse e toccanti le parole del fondatore di Giffoni, Claudio Gubitosi che interviene sul palco per abbracciare la famiglia Valdiserri, per portare loro tutto il calore e la vicinanza di Giffoni: "Vi ringrazio per la vostra presenza - ha detto - dovete trovare la nostra amicizia, la nostra solidarietà, il nostro affetto per rivivere almeno in parte quello che Francesco rappresenta per voi. Pensavo alla mia storia sentendovi parlare. Sono padre, ho la fortuna di essere nonno di un bimbo bellissimo. Come si fa ad elaborare un lutto come il vostro, questa mancanza? Ci state raccontando oggi l vostro dolore, in una maniera diversa ed intensissima. Vi ringrazio per questo dono che ci state facendo". La sicurezza stradale è un tema importantissimo, ma che non può e non deve trasformarsi in un atto di accusa nei confronti dei ragazzi. Su questo la famiglia Valdiserri è molto chiara e ferma.
Così come si pone l’accento sull’importanza di avere norme non equivoche e di prevedere sanzioni che determinino cambiamenti nei comportamenti di chi si mette al volante. "La politica - ha detto Luca Valdiserri - se ne deve occupare, come è ovvio. Ma poi ti accorgi quando vai nelle scuole che non sempre c’è disponibilità reale a cambiare i propri comportamenti. La nostra speranza è che i ragazzi possano inaugurare comportamenti virtuosi in questo senso". E come fare? Basterebbe il buonsenso. "Se ti rendi conto di aver bevuto troppo, ti fai una passeggiata e poi ti metti al volante. Sul tema c’è una certa sottovalutazione del rischio. Saper gestire l’alcol è possibile. Quello che ci auguriamo è che i dati possano cambiare. Oggi le morti per violenza stradale sono tremila in un anno. Con un’incidenza fortissima sulla faglia d’età che va dai 15 ai 29 anni. L’auspicio è di arrivare a zero vittime sulle strade. Utopia? Vedremo". L’ultima domanda i ragazzi forse non hanno il coraggio di farla ed è il papà di Francesco ad anticiparli: "Volete sapere se siamo arrabbiati con la ragazza che ha ucciso nostro figlio? Sì, lo siamo. Ma non vogliamo che Francesco diventi un caso, vogliamo che la nostra testimonianza sia più ampia, più larga. Quella ragazza aveva avuto un campanello d’allarme con il precedente ritiro della patente, ma non ha saputo utilizzarlo fino in fondo. Non possiamo dire, però, che quello che è capitato a nostro figlio tecnicamente sia un incidente, un incidente è qualcosa di casuale ed in questo caso non è stato così se ti metti al volante con quel tasso alcolemico".
Altri articoli di questo autore:
Se vuoi essere tempestivamente aggiornato su quello che succede a Salerno e provincia, la pagina facebook di Salerno in Web pubblica minuto per minuto notizie fresche sulla tua home.