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Salerno, i volontari de "La Brigata" in strada per consegnare pasti agli indigenti: "Un nuovo modello di assistenza contro la solitudine"

17/02/2023

"Per me si va ne la città dolente, per me si va ne l’eterno dolore, per me si va tra la perduta gente". Volendo descrivere al meglio l’attività dell’associazione di volontariato “La Brigata”, non esiste modo migliore che affidarsi alle parole del sommo poeta Dante Alighieri. Il rapporto Censis 2022, infatti, parla chiaro: in Italia sono quasi due milioni le persone che vivono in condizione di povertà assoluta, il 7,5% del totale. Individui impossibilitati ad avere accesso a beni e servizi giudicati essenziali per uno standard di vita accettabile. Di questi, il 44,1% risiede nel Sud e nelle isole. Nel salernitano la situazione non migliora, individui emarginati dalla società, persone anziane condannate a vivere con una pensione minima, soggetti incapaci di gestirsi o afflitti da problematiche psichiatriche. Poi tanti altri stranieri, in fuga da guerre e povertà. Tutti restii e schivi del parlare della propria condizione, perché impauriti dalla possibile strumentalizzazione o perché mossi da enorme dignità. E da qui, quattro anni fa, è nata l’unità di strada “La Brigata”, con l’obiettivo di provare a cambiare le cose e contrastare la dilagante escalation di queste situazioni emergenziali. Giulia, Matteo e Carmine sono solo alcuni dei ragazzi che fanno parte della Brigata. Ognuno con la propria vita, i propri sogni e aspirazioni ma tutti mossi dalla volontà di aiutare e dalla consapevolezza di una quasi totale assenza di politiche attive atte a contrastare disagio sociale e povertà. Ogni sabato sera si danno appuntamento nel parcheggio di fronte alla piscina Simone Vitale, nel quartiere Torrione. Un breve briefing sulle zone da coprire, una conta delle provviste raccolte durante la settimana e delle richieste ricevute, e poi via verso la stazione centrale o la zona orientale per portare aiuto e conforto.

Tre storie che valgono per tante altre: Carmine Falco, studente di medicina, è uno dei veterani dell'associazione. Da oltre tre anni scende in strada per assistere i meno fortunati: «Nel corso del tempo - racconta il giovane universitario - abbiamo organizzato un corso di cucina che serve per avvicinare le persone a queste problematiche, permettendo così a tutti di aiutare cucinando per i senzatetto, ottenendo un buon riscontro da parte delle persone che orbitano intorno al nostro progetto». Tante serate trascorse in strada per aiutare gli altri che gli hanno fatto comprendere la situazione degli indigenti di Salerno: «La povertà è un qualcosa di variegato, non parliamo di semplici difficoltà economiche, i disagi che incontriamo, sono di vario tipo: persone che hanno dipendenze, persone con problematicità psichiatriche e che necessitano di un supporto psicologico, anziani che sopravvivono con una pensione minima e che hanno bisogno di prendere il pasto perché impossibilitati a provvedere al minimo sostentamento. Ma c’è anche chi ha bisogno solo di un semplice supporto umano, di una parola di conforto». Falco, poi, evidenzia che «la cosa più importante è che attraverso il nostro operato si riesce a costruire un concetto diverso di solidarietà. Viviamo in un momento storico in cui da una parte vi è una grossa solitudine, dall’altra c’è un tipo di solidarietà al negativo, se sto male io devono stare male tutti. Ora c’è bisogno di fare un passo in più e il nostro lavoro serve a creare un concetto diverso di assistenzialismo e di solidarietà, serve fare un passo in più per non far sentire nessuno solo, creare la consapevolezza che se un giorno chiunque di noi avrà bisogno, non verrà abbandonato perché ci sarà qualcuno che correrà in aiuto».

Con Carmine c’era Giulia Cozzolino a dirigere i lavori: nella vita di tutti giorni lavora come farmacista ed è la fondatrice della Brigata: «Negli ultimi anni ci sono state tante persone che non ce l’hanno fatta. Durante il periodo invernale e le serate gelide, per strada si trovano meno persone perché i dormitori riescono a dare supporto anche se il pasto comunque vengono sempre a chiedercelo. In zona orientale infatti, esistono persone che hanno un tetto sulla testa, ma che comunque non riescono ad andare avanti. Sono tanti gli anziani, ma anche e soprattutto giovani a dover ricevere assistenza. L’unità di strada agisce in primis in ottica emergenziale. Attualmente, però, stiamo cercando di mettere su uno sportello psicologico e medico, che sono le priorità che abbiamo riscontrato per tutte le persone che incontriamo. L’obiettivo è non abbandonare nessuno: nel corso di questi quattro anni infatti, nonostante il grande ricambio di persone a cui abbiamo assistito, abbiamo creato un rapporto di fiducia con alcuni di loro che restano comunque restii nel parlare del perché si trovano in una determinata condizione». Ci sono persone al mondo che non hanno la reale possibilità di aiutarsi a vivere. E i ragazzi dell’unità di strada “La Brigata”, ogni sabato sera, affrontano difficoltà e problematiche di ogni genere per dare speranza di esistere a chi non ce la fa.

FONTE: La Città

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