Altri sei mesi per far luce sul giallo di Pontecagnano Faiano. Licia Vivaldi, pm titolare dell’inchiesta su Marzia Capezzuti, la 29enne di Milano della quale non s’hanno più tracce dal 7 marzo scorso, ha chiesto una proroga delle indagini sul presunto omicidio, con tanto d’occultamento di cadavere, della giovane che viveva nella casa popolare di via Verdi, ospite della famiglia alla quale gli inquirenti addebitano il delitto. Nelle scorse ore il gip Alfonso Scermino ha notificato ai sette indagati l’avviso dell’istanza avanzata dal sostituto procuratore che, prima col supporto dei Carabinieri della Sezione operativa di Battipaglia, poi col sostegno dei militari del Nucleo operativo del Comando provinciale, sta lavorando sul caso. I primi nomi furono iscritti nel registro degli indagati il 25 maggio scorso: il 24 dicembre prossimo scade il termine semestrale delle indagini. Troppo presto: «Entro tale termine - scrive la Vivaldi - non possono assolutamente concludersi le indagini preliminari». Serve altro tempo perché, «pur essendo state all’uopo compiute attività d’indagine, alla data odierna è ancora in corso la perizia disposta in sede d’incidente probatorio dal giudice per le indagini preliminari». Di qui la nuova deadline , fissata al 24 giugno del 2023. Prima d’allora la Procura di Salerno conta di far chiarezza sul giallo di Pontecagnano Faiano. Tutto passa per lo scheletro di donna rinvenuto il 25 ottobre scorso nel casolare diroccato di via del Querceto, a Santa Tecla di Montecorvino Pugliano: gli investigatori ritengono assai plausibile che si tratti del corpo di Marzia, ma s’attende ancora la prova del nove dal test del Dna ad opera dei Carabinieri del Ris di Roma. Fondamentale, in tal senso, il lavoro del perito del gip, il professore Alessandro Santurro, che entro il prossimo 18 marzo dovrà depositare la relazione sull’autopsia effettuata il 18 novembre scorso nella sala mortuaria dell’ospedale “Fucito” di Mercato San Severino e su altri esami da condurre nel rudere al confine con Faiano.
Nel frattempo la Procura continua ad acquisire elementi utili alle indagini, provando a stringere il cerchio attorno ai Vacchiano: tra novembre e dicembre gli inquirenti hanno messo le mani su sei smartphone, tutti utilizzati da giovanissimi, affidati al consulente informatico Roberto Merola. Tra gli ultimi dispositivi sequestrati c’era pure quello del figlio 15enne di Mariabarbara Vacchiano e Damiano Noschese, che pure è inquisito per concorso in omicidio ed occultamento di cadavere. Nel registro degli indagati ci sono sette persone: le ipotesi di reato, a vario titolo, spaziano dall’omicidio con occultamento (contestato solo a Vito Vacchiano, attualmente in carcere per l’evasione - era ai domiciliari per il reato di rapina - perpetrata in diretta nazionale davanti alle telecamere di "Chi l’ha visto?"), al concorso (la madre Mariabarbara, Damiano, il figlio minore e i due amici Gennaro Merola e Gennaro Pagano) passando per i maltrattamenti, il sequestro di persona e l’uso indebito della PostePay di Marzia (per tutti i Vacchiano, compresa Annamaria , e per Noschese): sono le ultime tre le prime ipotesi di reato per le quali la Procura di Salerno aprì il fascicolo d’inchiesta. Già allora s’ipotizzava che Marzia potesse essere stata uccisa. L’avvocato dei principali inquisiti è Pierluigi Spadafora: gli altri legali sono Stefania Pierro, Mario Pastorino, Lucia Capuano e Sandra Santonicola). La famiglia di Marzia è assistita dai difensori Nicodemo Gentile, Antonio Cozza e Carmela Landi.
FONTE: La Città
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