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Battipaglia, altre ragazzine nei gruppi social del pedofilo

17/11/2022

C’erano altre ragazzine. Giorgia (nome di fantasia), al tempo 11enne battipagliese, non sarebbe stata l’unica minorenne nei gruppi Telegram - uno su tutti eloquentemente definito «Giovanissimi Hot» - creati dal 38enne ebolitano finito in carcere all’alba di sabato, quando i carabinieri della Compagnia di Battipaglia, agli ordini del capitano Samuele Bileti, supportati dagli agenti della polizia postale, hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare a firma del gip Giandomenico D’Agostino, che ha accolto la misura richiesta da Gianpaolo Nuzzo, pm titolare delle indagini per violenza sessuale, estorsione - del cellulare sottratto alla piccola per rispondere con l’inganno ai messaggi del padre prima dello stupro, così da giustificare il ritardo, e carpire il contatto della vittima - e detenzione di materiale pedopornografico, tutti reati aggravati. Lo smartphone dell’uomo è finito sotto sequestro: al vaglio degli investigatori ci sono tutte le chat del sedicente fotografo di «nudo artistico». Pure quelle nei gruppi con altre ragazzine animate da messaggi molto spinti inviati dall’uomo, che mutava di continuo il proprio nickname e le immagini del profilo, spesso ricorrendo pure a cartoni animati. Nell’ultimo tris (diversamente da WhatsApp, l’app di messaggistica istantanea russa consente il caricamento simultaneo di più scatti) rimasto fermo al 9 settembre scorso, quando venne perquisita l’abitazione del 38enne, ci sono le foto d’una piantagione di marijuana e d’un paio di piedi femminili ed un meme (sui social il termine indica un contenuto grafico di natura umoristica) ispirato a Morpheus, uno dei personaggi della serie cinematografica Matrix. Altre ragazzine nella chat, a quanto appreso dagli investigatori nel corso delle indagini, che si sono indirettamente avvalse pure del preziosissimo supporto spontaneo d’una vigilessa di Battipaglia amica della famiglia di Giorgia e confidente della ragazzina, un’autentica “eroina” capace d’incastrare l’uomo dopo essersi spacciata per due mesi per una tredicenne d’Agropoli ed aver chattato con lui, salvando le preziosissime conversazioni oggi a disposizione degli inquirenti (nonostante il 38enne abbia provato a cancellarle dopo essersi reso conto che quella non era un’adolescente). La Procura indagherà ancora sul telefonino, passando al setaccio i contatti dell’uomo: la priorità è capire se i contatti tra l’ebolitano e le altre ragazzine si siano limitati a Telegram o, come nel caso di Giorgia, siano andati oltre. Poi s’investigherà sulla provenienza dell’immane archivio pedopornografico custodito dal figlio del medico dell’ospedale “Maria Santissima Addolorata” di Eboli: ben 101 file, tra foto e video, che di certo non hanno avuto origine dal nulla. Oggetto della seconda fase delle indagini sarà appurare la provenienza del materiale rinvenuto nella memoria del Readmi Note 9 Pro dell’uomo e nell’hard disk esterno: è già stato appurato che buona parte dei contenuti multimediali arriva da Telegram , ma sarà premura della magistratura, col supporto della polizia postale, capire chi li ha forniti all’uomo e se, oltre a riceverli, il 38enne ebolitano - che lavorava con la moglie, dalla quale ha avuto un figlio di tre anni, in un salone di bellezza nella zona centrale della città - li ha mandati. Il modus operandi tutt’altro che improvvisato (ne è dimostrazione, per esempio, l’utilizzo d’una sim intestata ad un ignaro cittadino del Pakistan residente ad Eboli) sospinge gli inquirenti in direzione d’una pista investigativa che potrebbe vedere l’uomo in una vera e propria rete di scambi pedopornografici. Se l’ipotesi venisse confermata, quello di sabato mattina ad Eboli potrebbe essere solo il primo d’una più vasta serie di blitz in varie parti d’Italia, ma spetterà agli inquirenti far chiarezza a riguardo. L’auspicio del pm Nuzzo è che un’occasione per acquisire ulteriori dettagli utili al prosieguo delle indagini – non ancora chiuse – possa essere l’interrogatorio di garanzia fissato per stamattina, quando il 38enne, attualmente detenuto nel carcere di Vallo della Lucania, deciderà se rispondere o meno alle domande del gip. Accanto a lui il penalista Costantino Cardiello. L’inchiesta ha preso il via dallo stupro del 4 luglio scorso, quando, a due passi dal commissariato della Polizia, il 38enne ebolitano con la forza avrebbe costretto la ragazzina, di ritorno a casa dopo aver comprato dell’acqua in un supermercato di via Rosa Jemma, ad entrare nella sua Opel Mokka per poi violentarla in via Brodolini, nel cuore della zona industriale. Poco prima delle 16. In pieno giorno.

FONTE: La Città

Salerno - Cronaca -

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