Altri 30mila chilometri quadrati di suolo del territorio comunale “coperti” dal cemento e tolti alla vegetazione nel solco di un’escalation che, finora, non è stata ancora fermata. È il dato che emerge dal rapporto relativo al 2021 dell’Ispra che, ogni anno, calcola per tutti i Comuni dello Stivale lo spazio cementificato e gli ettari di suolo consumato. E Salerno, ancora una volta, fa la voce grossa: rispetto all’anno precedente, infatti, tre ettari sono stati “bruciati” dalla mano dell’uomo che, dunque, riduce sempre di più lo spazio a disposizione per il verde. Un dato che fa riflettere, da tempo, anche l’amministrazione comunale. Perché i dati del rapporto “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici”, da molto tempo, evidenziano come la città d’Arechi sia una delle più cementificate della Campania e non solo - spingendo gli amministratori (in primis l’assessore ai Lavori Pubblici e all'Urbanistica, Michele Brigante) a varare dei provvedimenti in grado di bloccare o quantomeno arginare questo fenomeno. Ma i risultati di queste decisioni, però, si potranno vedere soltanto nei prossimi anni: per adesso c’è soltanto una leggerissima frenata già accertata rispetto agli ultimi anni. Per il momento, dunque, Salerno deve fare i conti ancora con nuove colate di cemento che limitano gli spazi “naturali”. In base al report dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, nel 2021 - rispetto all’anno precedente caratterizzato dal blocco quasi totale dei cantieri a causa dell’emergenza sanitaria provocata dalla diffusione del coronavirus a Salerno sono stati consumati altri 3,19 ettari di suolo che portano il totale dell’area del territorio comunale “occupata” o quantomeno toccata dal cemento a 2.062 ettari. E questo dato, trasformato in percentuale, fa riflettere: oltre un terzo del territorio comunale di Salerno, infatti, è toccato dal cemento (34,6%). Nell’intera provincia, solo altri quattro centri fanno peggio: a guidare la classifica, infatti, è Atrani - il Comune più piccolo per estensione d'Italia e, di conseguenza, della Costiera Amalfitana - con il 42,55% di suolo consumato. A seguire ci sono Angri (42,46%), Pagani (42,30%), San Marzano sul Sarno (36,48%) e, come detto, Salerno.
Rispetto al precedente report, però, c’è stata una leggerissima frenata per il consumo del suolo in città. Nelle tabelle dell’Ispra pubblicate lo scorso anno, infatti, era emerso come nel 2021 - rispetto al 2020 - erano stati “coperti” 4,86 ettari di terreno fino a quel momento liberi dal cemento. Lo scorso anno, invece, l’avanzata dell’uomo si è fermata a 3,19 ettari. Un dato in controtendenza rispetto alla “geografia” provinciale che disegna un quadro molto vario a seconda delle zone: nel 2021, infatti, sono stati consumati altri 80,43 ettari portando il totale a 39.168 (pari al 34,6% dell’intero territorio che va da Scafati a Sapri). Nel report dello scorso anno, invece, i dati si erano fermati a poco più della metà di quanto riscontrato nel 2021, con la “scomparsa” di 48,3 ettari di terreno “libero”. Della questione, da tempo, si sta occupando l'assessore all’Urbanistica e ai Lavori Pubblici, Michele Brigante che, a più riprese, ha evidenziato la necessità di porre un freno a questa “avanzata dell’uomo”: «In futuro si lavorerà per migliorare e ottimizzare il suolo già occupato e, in questo ambito, rientrano le ristrutturazioni, le sostituzioni edilizie con demolizioni e ricostruzioni e i cosiddetti interventi del Piano Casa», aveva evidenziato negli scorsi mesi il presidente dell’Ordine degli Ingegneri nelle settimane in cui veniva studiata la revisione al Piano urbanistico comunale. I primi segnali di frenata ci sono. Ora toccherà concretizzare per evitare l’occupazione di altre aree.
FONTE: La Città
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