rriva la richiesta di rinvio a giudizio per il ginecologo della clinica “Santa Famiglia” di Roma, unico iscritto nel registro degli indagati per il decesso della 27enne cavese Maria Grazia Di Domenico. Il gup del Tribunale di Roma Mariaclementina Forleo, infatti, ha fissato per il prossimo 9 novembre l’udienza preliminare nel corso della quale si esprimerà sul rinvio a giudizio del medico difeso dall’avvocato Luigi Annunziata e indagato per omicidio colposo, accusato d’aver agito con imprudenza, negligenza e imperizia. Il ginecologo, infatti, è ritenuto responsabile del decesso della cavese che il 17 maggio dello scorso anno era stata sottoposta a un intervento programmato di conizzazione cervicale dell’utero presso la clinica capitolina. Una procedura svolta da prassi in regime di day surgery e che sarebbe dovuta durata non più di venti minuti. Ma dopo l’operazione la ragazza non aveva più fatto ritorno a casa. A gennaio del 2022, infatti, il perito nominato dalla Procura di Roma aveva depositato una consulenza dalla quale si evinceva, con ragionevole certezza, che la morte era stata causata da un errore chirurgico. Dal documento – al quale era stato affiancata anche una relazione dell’Istituto di medicina legale dell’università “La Sapienza”, che su disposizione dell’Autorità Giudiziaria aveva avviato l’esame autoptico sul corpo della ragazza – emergeva non solo un’anomala perforazione dell’utero e dell’intestino retto provocata, con tutta probabilità, nel corso del primo intervento, ma anche l’errata diagnosi dei sintomi post-operatori. Maria Grazia, infatti, dopo l’operazione aveva accusato lancinanti dolori all’addome dovuti, per il medico, a una probabile allergia all’antibiotico, a un’influenza intestinale o a un’appendicite. Dopo tre giorni di dolori acuti Maria Grazia era stata trasferita d’urgenza all’ospedale “San Pietro” di Roma, dove le era stata riscontrata l’anomala lesione uterina con shock settico e addome acuto da peritonite. Inevitabile e urgente, a quel punto, il secondo intervento chirurgico. I sanitari del “San Pietro” avevano suturato la perforazione, ma l’operazione si rivelò tardiva e la ragazza morì poco dopo. Alla luce dei riscontri, quindi, a marzo scorso il pubblico ministero Daniela Maria Francesca Cento aveva notificato al ginecologo l’avviso di conclusione delle indagini preliminari e a maggio ha chiesto il rinvio a giudizio di cui si discuterà durante l’udienza di novembre. Nel frattempo i familiari – che si sono affidati agli avvocati Carlo e Damiano Carrese – attendono che sia fatta luce sulla vicenda e soprattutto giustizia per Maria Grazia. Accanto a loro, per combattere la stessa battaglia, anche parenti, amici e conoscenti che hanno fondato il “Comitato Giustizia per Maria Grazia” e che dallo scorso anno si tengono costantemente aggiornati sugli sviluppi giudiziari.
FONTE: La Città
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