Debiti fuori bilancio, venerdì si torna in aula consiliare. Bisogna “coprire” 700mila euro di spese non previste. Sentenze legate a scelte delle precedenti amministrazioni comunali. Un classico per i neo sindaci appena insediati. Arriva la tegola finanziaria e solitamente non è nemmeno contestabile. L’opposizione però è pronta a dare battaglia: «Non è possibile- sbotta Damiano Cardiello - perdiamo le cause in primo grado, davanti ai giudici di pace, e non facciamo appello». Il Comune si arrende alla prima “sberla” in tribunale. «Non una volta, ma quasi sempre» sbotta il capogruppo di Fratelli d’Italia che da avvocato conosce la vulnerabilità delle sentenze dei giudici di pace: «Chiederò una relazione all’avvocato Ernesta Iorio, responsabile dell’ufficio legale. Vorrei capire perchè non ci opponiamo alle sconfitte in primo grado. Chiederò i costi di gestione degli incidenti stradali per il Comune? Perchè non siamo assicurati contro i sinistri stradali?». A indignare l’opposizione è un’ultima tegola giunta dal tribunale. Il Comune di Eboli è stata condannato a pagare 51mila euro a una donna caduta su un marciapiede in via San Berardino. Anche in questo caso, contro questa sentenza, non è stata presentata alcuna istanza di appello. Perdiamo e ci fermiamo. Così non va bene, dobbiamo resistere in Appello, difendere le nostre ragioni. Cinquantunomila euro per una caduta su un marciapiede: mi chiedo, ma almeno le motivazioni della sentenza sono state lette prima di rinunciare all’Appello?». La sentenza più gravosa riguarda i lavori al complesso immobiliare di Sant’Antonio. La ditta Pizzarotti li ha conclusi 30 anni fa. Oggi ha ottenuto dai giudici un risarcimento di 500mila euro. Il debito fuori bilancio lo dovranno votare i giovani e i “boomer” consiglieri comunali del sindaco Conte. Su questo punto, c’è poco da discutere. Nella storia politica di un sindaco, ci sono sempre tegole giudiziarie del passato che arrivano all’improvviso con costi, a volte, gravosi. Uno dei “capitoli” dei debiti fuori bilancio riguarda un dipendente comunale di “recente” assunzione. L’impiegato 50enne si è fatto due conti, con l’ausilio del commercialista. E ha scoperto che il Comune gli aveva versato un terzo dei contributi previdenziali in meno. All’appello, dalla sua pensione, erano stati sottratti 37mila euro. Attraverso una lettera dell’avvocato, l’impiegato “depauperato” ha chiesto al tesoriere comunale di colmare l’ammanco previdenziale. Anche in questo caso, i politici non potranno fare altro che prendere atto della pretesa del dante causa (l’impiegato) e versargli i soldi previdenziali dimenticati.
FONTE: La Città
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