L'amministrazione sceglie di aderire al decreto “Salva città”. La decisione è arrivata proprio al fotofinish, nelle ultime ore prima della scadenza dei termini per segnalare al Ministero la decisione di Palazzo di Città. Per tutta la giornata di ieri, l’assessore al Bilancio, Paola Adinolfi , è stata alle prese con incontri e riunioni con i dirigenti comunali per mettere a punto tutta la documentazione da presentare entro la scadenza fissata per oggi. E, soprattutto, la responsabile delle casse di Palazzo di Città ha tenuto una riunione fiume con i consiglieri di maggioranza per spiegare e per un certo verso - per fagli digerire la scelta che, per certi aspetti, potrebbe diventare un'amara pillola da dover inghiottire, in particolare per i cittadini salernitani. Perché, mentre l’assessore è alle prese con il tentativo di far arrivare anche finanziamenti (e per questo sono al lavoro anche una serie di mediazioni a livello parlamentare), il decreto prevede che i Comuni “si aiutino” nel riparare al debito con una serie di misure che, tra l’altro, prevedono lo sforamento del tetto dell’8% dell’aliquota Irpef. Saldare i conti con l’aumento delle tasse, in pratica. Nel caso del Comune, il disavanzo certificato è di 169 milioni di euro: cifra che, secondo l’assessore Adinolfi, non determina una situazione di dissesto ma che comunque richiede un intervento massiccio. Oltre a incidere sulla leva fiscale, il decreto “Salva città” prevede anche che i Comuni possano facilitare il riequilibrio attraverso la vendita del patrimonio immobiliare o con la riorganizzazione delle società partecipate. Nel primo caso, quindi, a maggior ragione l’assessore dovrà mettere mano a un piano delle alienazioni rivisto e aggiornato. Lei stessa aveva annunciato la volontà di mettere in campo innanzitutto un censimento di tutti i beni che il Comune possiede in termini di immobili e di terreni, informatizzarlo, verificare eventuali irregolarità urbanistiche o catastali perché è possibile che ci siano “immobili fantasma” che la Adinolfi ha intenzione di far emergere. Ed è nell’ambito di questa nuova panoramica dei beni immobili comunali che sarà possibile mettere in campo un piano che consenta, dove possibile, di mettere a reddito questi immobili oppure inserirli nel piano delle alienazioni. Piano che l'assessore immagina di aggiornare anche togliendo alcune aree, le cosiddette Prog, come piazza Mazzini. Per quanto riguarda le partecipate, invece, l’assessore ha fatto capire chiaramente di non essere - a meno di necessità stringenti - intenzionata a vendere nessuna delle in house. Piuttosto è allo studio il vantaggio che potrebbe derivare dalla razionalizzazione di alcune funzioni. L’ipotesi su cui l’assessore è al lavoro con gli uffici è centralizzare servizi comuni a tutte le società partecipate come, ad esempio, la gestione del personale, i servizi legali, i sistemi informativi, i servizi gare e acquisti. La centralizzazione di queste funzioni avrebbe lo scopo di risparmiare i costi ma deve fare i conti con la settorializzazione di ciascuna delle partecipate, dall’igiene urbana all'assistenza ai più deboli passando per l’erogazione di servizi come quello elettrico.
FONTE: La Città
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