Il colpo di scena era atteso. Sussurrato da tempo fra i corridoi di Palazzo Guerra dopo la decisione dei giudici che, di fatto, avevano bocciato una vendita che ha fatto discutere anche a livello politico. E così, nel giorno della Festa della Repubblica, il Comune di Salerno ufficializza di essere tornato in possesso dell’ex "Museo del Falso": è una determina firmata dal dirigente del servizio Provveditorato, Annalisa Del Pozzo, pubblicata il 2 giugno ad annunciare il passo indietro. Nel documento, in sostanza, viene indicato l’annullamento in autotutela di una precedente determina dirigenziale - datata il 18 dicembre del 2020 e poi rettificata il 29 dicembre dello stesso anno con cui il Comune definì la cessione della struttura di via Porta Elina a un privato per la somma di 425mila euro. Che, adesso, dovranno essere restituiti. Ora, invece, è tutto cancellato. Il passo indietro del Comune arriva al termine di una lunghissima querelle al Tar. Il Consiglio, nel 2019, decise di inserire l’ex "Museo del Falso" fra i beni alienabili, procedendo poi con l’asta pubblica da concludere entro il 25 novembre del 2020. Procedura che si concluse a dicembre dello stesso anno, con l’ufficializzazione della cessione per 425mila euro a un privato. Nel frattempo, il Settore Trasformazioni Edilizie, solo il 6 novembre del 2020 e quindi a più di un anno di distanza dalla decisione di alienare l’immobile, iniziò il procedimento di verifica di interesse culturale della struttura, inoltrando alla Soprintendenza e alla segreteria regionale del Ministero dei Beni Culturali la richiesta. La risposta è arrivata a maggio dello scorso anno quando l’organo periferico del Ministero decretò l’interesse storico-artistico dell’immobile, indicando dei vincoli anche sull’area di sedime per la presenza di alcuni reperti archeologici. Un parere che, di fatto, blocca ogni possibile alienazione del bene. Il Comune di Salerno, dopo aver ricevuto il decreto, ha presentato ricorso al Tar di Salerno per l’annullamento del documento e del provvedimento del Ministero dei Beni Culturali, segnalando l’istanza anche al privato che aveva acquistato l’immobile. Lo scorso 11 gennaio, i giudici della seconda sezione del tribunale amministrativo di largo San Tommaso hanno respinto il ricorso del Comune di Salerno, confermando i vincoli sulla struttura e sul terreno su cui insiste. Nel dispositivo, il Tar evidenziò che «il Comune avrebbe dovuto sottomettere la richiesta di verifica prima di procedere alla dismissione del bene» e che le argomentazioni della Soprintendenza contenute nelle relazioni «spiegano, in modo sufficientemente preciso, che l’area di sedime del fabbricato è ubicata in prossimità del monastero di San Benedetto, nelle cui immediate vicinanze sono stati rinvenuti significativi reperti archeologici, a testimonianza delle dominazioni romana e longobarda». Inoltre, «il provvedimento di vincolo archeologico è legittimo anche laddove vi sia la rilevante probabilità di individuare reperti nel sottosuolo, in ragione della vicinanza con limitrofe aree o reperti archeologici, dei quali vi sia certezza di sussistenza e rilevanza». In pratica, il Comune non avrebbe dovuto vendere il bene perché esiste un vincolo che nega l’alienazione in virtù dell’interesse storico dell’area. La sentenza scatenò l’ira dell’opposizione ed in particolare del consigliere forzista Roberto Celano che evidenziò la possibilità di un danno erariale. Adesso, alla luce della decisione del Tar, il Comune ha annullato in autotutela la determina con cui ha venduto l’ex Museo del Falso visto che «l’apposizione del vincolo rende inalienabile il bene». La struttura di via Porta Elina, dunque, torna nelle mani di Palazzo Guerra che dovrà restituire i 425mila euro al privato che l’aveva acquistato. Che potrebbe anche chiedere un ulteriore risarcimento del danno provocato.
FONTE: La Città
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