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Falsi diplomi Oss, viaggi in bus da tutt’Italia per l’esame della speranza

07/05/2022

Un amico o un parente consigliava di seguire i corsi per operatore socio sanitario o di Osss, una “s” in più che significava specializzato. Un modo sicuro per trovare un lavoro. E con la pandemia, viste le pressanti richieste di ospedali, Rsa e della Sanità territoriale che arrivavano da tutta Italia, c’era stata la corsa per iscriversi ad enti di formazione che rilasciassero la certificazione. Dalla Puglia, come dalla Campania, dalla Toscana al Lazio, dal Piemonte come dall’Abruzzo, in migliaia si sono rivolti alla Fondazione Forma Italia o all’Istituto Giacomo Leopardi che avevano sedi in tutta Italia. Iscrivendosi si accedeva a un sito ammiccante, si ricevevano lezioni sotto l’egida di partner di provata competenza e c’era la garanzia di un tutor nelle varie provincie. Un corso caro, però: circa 3mila euro - di solito si paga la metà ma lo sbocco lavorativo assicurato e i pochi posti a disposizione nelle varie scuole di formazione spingeva a pagare. Soldi semmai chiesti ai genitori e da versare un tanto al mese, con bonifici su un conto corrente postale. Un sacrificio enorme ma avere in tasca quel diploma significava «prendere il posto» partecipando perfino a bandi pubblici. Senza bisogno di emigrare: spesso il lavoro, non malamente retribuito, era dietro l’angolo, con la Rsa anche piccola, quella vicino casa, dove assistere anziani o malati cronici. Insomma, una fortuna e per tanti. Con l’imperante coronavirus, poi, i corsi erano anche on line.

L’organizzazione. Sembrava tutto bene predisposto dalla Fondazione con base nel Leccese e poi a Roma che ha ancora oggi centinaia di corsisti a seguire lezioni. Tutto appariva regolare, come hanno raccontato gli allievi ai carabinieri del Nas di Napoli, Lecce e Salerno e alla guardia di finanza leccese e brindisina. Testi, video, lezioni e perfino periodo di tirocinio formativo regolarmente svolto in Rsa dove acquisire le competenze pratiche per un lavoro delicato. L’esame, davanti a una commissione qualificata riunita tanto in un albergo del Pescarese come presso la sede di enti di formazione accreditati di Agropoli e Torre Annunziata. Alle porte del Cilento, come rivelato dalle indagini, i corsisti di fuori zona sarebbero arrivati con pullman organizzati e pare che ad accompagnarli ci fosse un avvocato, almeno in un caso. Gli attestati di fine corso riportavano timbri a iosa di vari enti.

La scoperta. Una situazione andata avanti sin dal 2018. Ma con il passare degli anni arrivano i primi dubbi, le prime richieste di chiarimento. Sui forum della professione iniziano a circolare varie voci: «Sono della Puglia ed ho seguito interamente il corso Oss (lezioni e tirocinio) nella mia provincia, ora sono in attesa dell'esame finale ad Agropoli. Il referente di Forma Italia della sede a cui sono iscritta, chiedendogli delucidazioni, ha detto che loro da molti anni fanno fare l’esame ad Agropoli e che l’attestato è valido in Italia e Europa, nel privato e nel pubblico com'è scritto sul contratto e sulle loro locandine pubblicitarie. Boh! Quindi è sicuro una truffa e devo far denuncia?!». Un dubbio sorto a molti, specie quando si sono visti escludere, dopo aver conseguito il titolo, da alcune graduatorie di concorsi e per altri enti di formazione. Eppure sugli attestati c’era scritto: «esame regionale di operatore socio sanitario di ore 1000 con codice CR2 28.09.21 inserito nel catalogo regionale dei corsi riconosciuti...». In altri era riportato che l'esame conclusivo del corso di operatore socio sanitario si sarebbe tenuto presso «un ente di formazione accreditato dalla Regione Campania con sede in Agropoli... in conformità all'accordo stato regioni del 2001 ex lege 845/78». Spesso gli allievi erano in attesa di attestato definitivo e rimanevano con quello provvisorio.

Le proteste. Un’aspirante Oss si rivolse il 2019 ad uno degli addetti della scuola di formazione nel Leccese chiedendo spiegazioni sul titolo che andavano a conseguire, ricevendo come risposta che c’erano problemi con la vecchia gestione e gli offriva un corso di formazione professionale ex-novo. Una risposta che anche altri hanno ascoltato, rimanendo probabilmente increduli. Poi le comunicazioni da parte dei formatori ad alcuni corsisti che nel corso non interveniva la Regione: se volevano conseguire il titolo regionale avrebbero dovuto pagare altri 750 euro. Soldi utili per un nuovo corso e un nuovo esame. Almeno in un caso fu indicata la necessità di seguire l’ulteriore “stage” presso un altro istituto di formazione, sempre con sede ad Agropoli, ma con esame finale presso un altro ente a Torre Annunziata. Dopo di questo, cominciarono ad arrivare alla Procura di Lecce le denunce di vari giovani che iniziarono a comprendere il raggiro. Poi le varie scoperte: le commissioni non erano quelle inviate alla Regione, gli enti accreditati dalle regioni ospitavano solo per gli esami gli studenti. Ma non avevano nulla a che fare con i corsi.

FONTE: La Città

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