Capolista a punteggio pieno dopo i primi tre turni del girone Sud dell'A2 femminile, il Cosenza si sta ritagliando un ruolo apicale in questo primo scorcio di stagione. A prendersi la scena all'interno della squadra allenata da Fasanella è, tra le altre, in particolar modo Alessia Marani. Una storia a lieto fine quella della duttile atleta classe '97 che nella sua carriera ha ricoperto più ruoli, da marcatrice ad attaccante di post 5 passando per centroboa. L'attuale giocatrice rossoblu è, infatti, tornata in acqua dopo 4 anni di assenza dopo aver assaggiato l'aria della Nazionale giovanile e quella della massima serie con la calottina della Sis Roma: "Intorno a maggio 2018 mi sono “ammalata” fino ad arrivare a febbraio/marzo del 2019 in cui decisi di lasciare l’ambiente sportivo. - confida ai nostri microfoni - Anoressia e sport esercitato a qualsiasi livello non hanno margine alcuno di compatibilità. All’epoca facevo parte di una società (la Sis Roma) che aveva obiettivi davvero importanti quali ad esempio uno Scudetto o una Coppa Europea. A maggior ragione le mie condizioni fisiche e mentali del periodo non erano in nessun modo in linea con ciò che era il fulcro del durissimo lavoro quotidiano delle mie adorate compagne di squadra, del mio carissimo allenatore (Marco Capanna) e della mia solida società. A loro devo tantissimo perché con le buone o con le cattive mi hanno aiutata ad uscire da un momento davvero delicato per me. Sarò riconoscente a loro per sempre a prescindere. Dopo anni di “lavoro di testa” e non, già l’anno scorso era nell’aria un mio possibile ritorno, ma per un motivo o per un altro la questione è slittata a questo settembre/ottobre. La situazione del Covid non mi ha mai spaventata o preoccupata a tal punto. Anzi, sono dell’idea che sia necessario un ritorno alla nostra vecchia ed amata “normalità” il prima possibile soprattutto sotto il punto di vista sportivo (amatoriale oppure agonistico) perché sono convinta che sia (o che dovrebbe essere) un fattore fondamentale della vita quotidiana di ciascuno in quanto oltre ad essere essenziale al fisico, è vitale a livello psicologico. A me personalmente ha da sempre regalato cose che non penso di essere in grado di descrivere a parole...O meglio, sarebbero necessarie righe e righe e righe per tentare di farlo! Visti i momenti di grande sconforto sotto tanti punti di vista che mi hanno colpita gli ultimi anni, ha salvato letteralmente la vita, questo ritorno in particolare".
Un esempio positivo di coraggio e resilienza che grazie ai benefici dello sport e della Pallanuoto in particolare, è riuscita a rimettere sui binari giusti il treno della sua vita. E non c'è stato Covid che tenga a frenare la smaniosa voglia di rimettersi in gioco: "I continui rinvii e ritardi sulla tabella di marcia per quanto riguarda il campionato sono stati personalmente strazianti perché è dall’allenamento numero uno che non faccio altro che bramare una partita ufficiale e tutto ciò che le gira intorno. Probabilmente ai fini di un più rapido svolgimento del campionato sarebbe stato più “smart” optare per la suddivisione dello stesso in quattro gironi da cinque squadre. La scelta delle formula classica però onestamente non mi cambia molto perché sono una che “gioca e basta” senza pensare a formule e compagnia bella. Per quanto concerne l’obbligo vaccinale devo palesare la mia modestissima conoscenza a riguardo quindi in tutta sincerità non mi sento all’altezza di esprimere un qualsiasi parere. Rimango altresì una persona che ripone fiducia nella scienza e che quindi si sarebbe vaccinata a prescindere dall’essere atleta o meno".
Venendo alla più stretta attualità, come detto l'inizio di campionato è stato sopra le righe per il Sette calabrese, pronto ad alzare nuovamente l'asticella dopo alcuni anni di stasi: "Sono dell’idea che ogni singola difesa ed ogni singolo attacco di ciascuna partita sia tutto di guadagnato. No, non ci aspettavamo un inizio così scoppiettante e florido ma di certo, considerato il lavoro costante e quotidiano che svolgiamo in qualità di squadra e di società, credo che non sarebbe potuta andare diversamente. - sottolinea Alessia - Quindi se da un lato ne siamo sorpresi, dall’altro sappiamo di meritarcelo. La coesione mostrata dentro e fuori dall’acqua ogni allenamento ed ogni partita sta dando i suoi frutti. Sarà nostro compito continuare a fare così bene e a dare il cuore anche e soprattutto nei momenti di difficoltà che spero non arrivino mai. Il lavoro necessario al raggiungimento di obiettivi concreti è sicuramente improntato sulla fatica quotidiana, sull’unione della squadra e sul sacrificio di ognuno di noi. Cosenza è sempre stata caratterizzata da questi aspetti ed è stato anche per questo che ho scelto di tornare qui". Per la Marani questo campionato è quasi un noviziato: "Devo essere sincera ed affermare che considerato il fatto che sono fuori dal giro da diverso tempo non conoscevo e continuo a non conoscere alla perfezione gli avversari che ho incontrato nelle scorse tre partite e che incontrerò nel resto del campionato, quindi non saprei chi può tentare di mettere in difficoltà la nostra corazzata. Ogni partita, sebbene studiata alla perfezione con attento lavoro specifico, è fondamentalmente una “lotteria” ed un evento quasi isolato da giocare volta per volta. Ognuna di noi ha e/o mostra un determinato grado di tensione per ciascuna partita, ma il bello di far parte di una squadra consiste proprio nell’essere supportata a maggior ragione nei momenti di ansia. Da persona che affronta con estrema tensione ogni match, considero le mie compagne ed il mio allenatore un valore aggiunto in quanto ho la fortuna di avere al mio fianco persone che con un semplice sorriso o con un “banale” occhiolino (il mio mister me ne fa uno ogni volta che mi vede un po’ “in difficoltà”) riescono a tranquillizzare qualsiasi stato di ansia eventuale".
Alla sua seconda esperienza in terra cosentina dopo gli anni d'oro tra il 2012 ed il 2016, adesso è lei a recitare la parte della 'grande' in un gruppo che vanta diverse giovanissime atlete: "Con estrema umiltà devo dire che spesso e volentieri ritrovo proprio nelle più “piccole” la forza necessaria ad affrontare allenamenti e partite. Non scherzo quando dico che sono loro ad insegnare a me dentro e fuori dall’acqua; sono seriamente fondamentali per me e soprattutto per la società perchè rappresentano il futuro. Stanno lavorando davvero bene e hanno dei margini di crescita incredibili. Sono una certezza in acqua e sono un grande supporto fuori. Ho la fortuna di aver affrontato tanti altissimi e bassissimi (proprio a livello di vita più che di Pallanuoto) e quando mi capita di dover consigliare qualcosa alle più “piccine”, cerco di mettermi al loro servizio sperando che anche il più infimo racconto del mio vissuto possa essere per loro un aiuto. Quando si tratta invece di Pallanuoto, provo a trasmettere loro ciò che i grandi allenatori che ho avuto la fortuna di avere hanno a loro volta trasmesso a me: ho fatto “miei” i piccoli o grandi consigli che mi sono stati dati e sto cercando di sfruttarli al meglio. Rispetto e stimo davvero tanto le “piccole” della mia squadra e spero di essere contraccambiata.
In ultima battuta, colgo l’occasione per sottolineare un pensiero che mi preme molto. Tengo fermamente a non fare alcun tipo di preferenza perché per me sono tutte ed allo stesso modo un’immensa risorsa, ma una su di tutte spicca per semplice e puro talento innato. Mi riferisco a Federica Morrone. Ogni volta che la vedo giocare mi domando come sia possibile che un gioiello come lei possa non essere preso in considerazione per una Nazionale giovanile. Spero possa avere la sua occasione per emergere in campo nazionale ed internazionale".
Quattro lunghi anni ma pochi cambiamenti nell'orbita pallanuotistica, in particolare quella femminile: "Ho trovato il settore pallanuotistico paradossalmente quasi invariato, il che può essere un’arma a doppio taglio per differenti motivi. - aggiunge - Innanzitutto questo denota uno sforzo da parte degli atleti e delle società davvero immenso considerato il periodo che malauguratamente stiamo affrontando. In secondo luogo potrebbe rappresentare una nota di demerito poiché se non per rare individualità, il nostro sport è sempre stato considerato ingiustamente “minore”, quindi ci si aspetta una crescita repentina anzichè una situazione di tale stallo. Infine, agganciandomi al discorso di eventuali incentivi per poter smuovere la situazione, bisognerebbe, a mio modestissimo parere, iniziare a dedicare fondi ed aiuti da destinarsi soprattutto al vivaio e quindi al futuro. Sarebbe producente lavorare con le scuole, con le famiglie e con le società per trascinare un giovane ad immettersi in questo mondo che forse, per banale mancanza di conoscenza, è davvero molto sottovalutato. Sarebbe bello poter giocare di più, allenarsi di più ed avere una situazione analoga in ogni Regione con strutture adeguate e risorse simili per ciascun luogo. Il periodo certamente non è dei migliori ma forse è proprio per questo che bisognerebbe aiutare di più ogni società in modo tale che si possa avviare una politica di incremento basata prevalentemente sui settori giovanili poiché a mio avviso questo tipo di lavoro si riflette successivamente sul futuro e sulle prime squadre".
Sacrificio e abnegazione, due parole all'ordine del giorno nel vocabolario di Alessia Marani: "Riallacciandomi alla riflessione precedente e con preciso riferimento al fatto che il nostro è considerato uno sport “minore”, è necessario per la maggior parte di noi atleti cercare di crearsi una quotidianità che possa viaggiare parallela all’ambito sportivo. La quasi totalità di noi pallanuotisti studia, lavora o comunque ha una famiglia alla quale badare. È difficile emergere sotto il punto di vista sportivo e nell’eventualità in cui dovesse accadere un avvenimento tale, il nostro è uno sport che ti permette di vivere da persona benestante solo durante il periodo di attività. Una donna che ha investito in questa attività e che desidera una famiglia, ha la necessità di fermarsi per crearsela e se non ha un lavoro che prescinde dalla piscina non può neanche permetterselo. Ci sono davvero innumerevoli aspetti da considerare. In via del tutto personale devo dire che non è mai stato un problema riuscire a conciliare lo sport col resto della mia vita. Sono cresciuta considerando la piscina il mio impegno principale sin dalle elementari (anche allora per me non era contemplato saltare neanche un allenamento) e nonostante ciò sono riuscita a laurearmi ed a lavorare sempre. Sono andata via di casa a 15 anni appena compiuti proprio per amore di questo sport, tutt’ora continuo a gestire una casa, un cane, un lavoro, degli amici, una famiglia ed una magistrale “senza problemi”. Il mio non vuole essere per nessun motivo un vanto, anzi...Penso che sia solo abitudine e penso di potermelo permettere per il semplice fatto che sono ancora davvero molto giovane. Fino a quando riuscirò a fare tutto in maniera almeno discreta continuerò a svolgere queste attività con estrema umiltà perché è davvero ciò che amo fare. Il periodo in cui son stata senza è stata davvero un’agonia, non mi riconoscevo più".
Facendo un salto all'indietro nel tempo: "Ho avuto la fortuna di avere una famiglia che mi ha son da piccolissima spinta a scegliere almeno uno sport. Dopo averne provati un paio, ho scelto di seguire le orme di mia mamma che all’epoca era sicuramente un buon elemento sotto il punto di vista pallanuotistico. - ricorda Alessia sulla nascita della sua passione - Così all’età di 3 anni circa iniziai a frequentare l’ambiente della piscina del paese della bergamasca (Osio Sotto) in cui vivevo. Il primo step è stato il nuoto. Ma intorno ai 9 anni mi accorsi di come uno sport così individuale che consiste fondamentalmente in una gara contro sè stessi e contro il tempo non facesse per me, cosí decisi di passare al settore pallanuotistico frequentando per un buon annetto entrambe le attività. Sin dopo il primo allenamento fu amore per il pallone e per tutto ciò che gli riguarda. I ricordi più belli del mio periodo di attività non possono che essere legati agli scudetti giovanili vinti con il Cosenza. Eravamo davvero una squadra ed una società incredibile. Dedizione, passione, amore per questo sport e immensa coesione. Ho i brividi ancora oggi se ci penso. Se dovessimo rimettere insieme gli elementi di quell’epoca, con la stessa voglia di allora, penso che avremmo affrontato qualsiasi avversario a muso duro. Non voglio fare la megalomane ma sono convinta che se ci avessero chiesto di giocare di punto in bianco la finale delle Olimpiadi probabilmente l’avremmo vinta solo grazie all’euforia ed alla grinta che ci ha sempre contraddistinte. Non esiste niente che non rifarei...Forse l’unica cosa che eviterei se solo potessi tornare indietro sarebbe lo stop". Anni di sogni e battaglie in cui si sono cementate conoscenze ma soprattutto amicizie che vanno oltre la vasca: "Uno dei grandissimi valori aggiunti che mi ha regalato questo sport è stata la conoscenza di innumerevoli persone e quindi inevitabilmente si sono creati anche legami che durano ormai anche da quasi dieci anni. Sono una persona molto socievole ed amo fare conoscenza ed amicizia con le persone. Ritrovare dopo tanti anni le mie compagne attuali sicuramente è stato davvero emozionante. Il mio capitano Angela Manna ad esempio. Incarna da anni l’emblema del Cosenza Pallanuoto, è simbolo di questa squadra e di questa società e riesce sempre a trovare parole di conforto per ciascuna di noi; umiltà e dedizione la contraddistinguono da sempre. Non mostra mai segno di cedimento alcuno ed è sempre pronta a dare la forza necessaria a prescindere da come si sente lei interiormente. Non posso non menzionare Carola Sesti con cui ho condiviso le gioie ed i dolori passati e che con lavoro di convincimento son riuscita a trascinare nuovamente in piscina. Lei per me rappresenta un tesoro dentro e fuori dall’acqua. Ritrovarla ha dato davvero una svolta eccellente alla mia permanenza qui e senza di lei sarei persa. Altra menzione obbligatoria è da fare a Divina Nigro. Anche con lei ho condiviso tantissimo sotto il punto di vista pallanuotistico e non, fa parte della mia quotidianità da tanti anni ed a prescindere da tutto posso dire che è quasi una sorella per me".
Dal passato ad un futuro radioso con la testa però ben piantata sul presente: "Siamo un gruppo nuovo che sta scoprendo giorno dopo giorno la gioia di allenarsi sempre con il sorriso. Tutto ciò è coronato (fino ad ora e con un pizzico di scaramanzia devo sperare che vada avanti sempre così) con la vittoria domenicale. Sicuramente l’obiettivo societario principale rimane la salvezza ma con la fame che abbiamo ci prenderemo tutto il “di più” che eventualmente arriverà; anche se vorrei precisare che se dovesse arrivare quel “di più” è tutto dettato da un grande lavoro alle spalle, ergo, è tutto meritato. Nulla al caso. Come gia affermato - conclude Alessia - tornare a giocare mi ha letteralmente salvato la vita. Mi piacerebbe continuare a lavorare forte in modo tale da continuare a levarmi tutte le piccole o grandi soddisfazioni che mi si presentano davanti. E, se fatto con una squadra così accanto, il tutto non può che essere uno dei piaceri più belli che potessi mai sperimentare". Di tempo fuori dall'acqua ne è trascorso fin troppo: adesso non le resta che continuare recuperare in grande stile le bracciate perse e sognare di ripetere i trionfi giovanili con il suo Cosenza. La sua partita più importante, comunque, l'ha già vinta.
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