“…uè Roberto ci siamo rotti il ca*** mò avete avuto un’altra dimostrazione che 5 vostri candidati della vecchia guardia hanno fatto il culo tanto a tutti quanti a Salerno hanno preso 21 mila voti. Tuo fratello ha preso 2400 voti…”. Così parlava Vittorio Zoccola, il ‘ras’ delle cooperative sociali, durante una conversazione con il presidente della commissione Bilancio alla regione Campania Franco Picarone (che non è indagato nell’inchiesta), in cui affermava di aver parlato di vicende politiche del Comune con l’ex assessore Roberto De Luca, al quale avrebbe fatto pesare, vantandosene, il buon risultato elettorale raggiunto alle regionali da parte del consigliere Nino Savastano, ritenendosi il principale artefice del successo ottenuto. “Tuo fratello, purtroppo, non è per lui si mette fa cerchia che tiene intorno e tu non lo vuoi capire… io te lo stò dicendo appena ti nominarono assessore vedi che Caramanno non è buono, vedi che Bruno Di Nesta non è buono… vedi che Enzo Luciano… io poi ho girato il coltello nella piaga… – aggiunge ancora l’imprenditore parlando con Picarone – …ma il Sindaco a Salerno oggi lo sai chi è? Enzo Luciano… mò volete mettere un’altra volta ad Enzo Napoli a fare il burattino ed Enzo Luciano che fa u sergente esigente?…”. E’ quanto si legge ancora nelle intercettazioni dell’inchiesta sugli appalti truccati al comune di Salerno e i legami tra l’amministrazione comunale e gli imprenditori delle coop sociali, sui particolari riguardanti la decadenza dell’affidamento dei “servizi di manutenzione ordinaria e conservativa del patrimonio cittadino”, attraverso una determina del 20 luglio 2020 a firma del Direttore del Settore Ambiente – Igiene Urbana del comune di Salerno, Luca Caselli, a seguito della esecuzione da parte della Squadra mobile di decreto di perquisizione in data 22 giugno 2020. Zoccola avrebbe, tramite il sistema delle coop e i forti legami con Savastano e dirigenti comunali, chiesto pressantemente di prorogare i servizi di manutenzione grazie ad alcuni espedienti sui bandi comunali che gli avrebbero permesso di mantenere gli appalti. Nel decreto di perquisizione, infatti, erano contestati i reati di turbativa d’asta e truffa ai danni dell’ente pubblico a carico dei presidenti delle cooperative affidatarie del relativo servizio. Da quel momento è stata registrata una febbrile attività di contatti, colloqui e riunioni tra Vittorio Zoccola e gli imprenditori facenti capo al sodalizio, personaggi politici e pubblici funzionari, tutti finalizzati ad uno scopo unico, ovvero la conservazione dello status quo ante. L’obiettivo è stato perseguito attraverso espedienti amministrativi e giudiziari che potessero ammantare di apparente legalità l’azione della p.a. e, al contempo, garantire il protrarsi degli affidamenti dei servizi comunali senza soluzione di continuità all’imprenditore ed ai suoi sodali. Il sostegno fornito da Zoccola a Savastano, così come documentato dalle attività tecniche di intercettazione, era, infatti, motivato non già dalla generica speranza riposta in vaghe promesse, ma dal preciso adempimento del patto secondo il quale Savastano avrebbe posto al servizio di Zoccola e dei suoi sodali la propria funzione, adottando plurimi atti e comportamenti contrari ai doveri del suo ufficio. Il fine era trovare ogni espediente per raggiungere l’affidamento degli appalti.
FONTE: Ora Notizie
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