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Musica. La magia delle note dell’Orchestra Mediterranea diretta dal maestro Antonello Cascone

23/09/2021

La musica, dalla parola greca “musike”, che significa “arte delle Muse”, è una nobile arte capace di produrre suoni, che esprimono l’interiorità di chi la compone e, soprattutto, di suscitare emozioni in chi l’ascolta. È quindi armonia, creatività e “cultura”. Ed è proprio nell’ottica della diffusione della cultura, che il Comune di Capaccio Paestum ha, questa estate, messo in piedi un ricco e variegato calendario di eventi di spettacoli di grande spessore, come quello dell’Orchestra Mediterranea diretta dal Maestro Antonello Cascone.

Sull’incantevole scenario, offerto dalla vista mozzafiato del palco sospeso nei Giardini di Piazza Tempone, lo scorso 18 settembre, si sono esibiti ben cinquanta musicisti, che hanno accompagnato le sublimi voci di Pasquale Bottiglieri, tenore salernitano, Dorothy Manzo, soprano di Vietri sul Mare, Marianna Corrado, cantante pop vincitrice della “Piedigrotta” nel 2008” e del “Festival di Napoli” nel 2016, Mario Rosini, secondo posto al Festival di Sanremo del 2004 con il brano “Sei la vita mia” e pianista della grande Mia Martini. Un’orchestra ricca di talenti, che, magistralmente diretta dal Maestro Cascone, ha eseguito grandi capolavori della musica leggera italiana e della musica classica napoletana, donando al pubblico di Capaccio una serata intensa di emozioni, come lo stesso sindaco Franco Alfieri ha dichiarato al termine del concerto. Quest’ultimo, inoltre, ha sottolineato non solo la bravura del maestro come direttore d’orchestra, ma anche la sua padronanza sul palco, proprio come uno showman.

Antonello Cascone, nativo di Gragnano, musicista, compositore, arrangiatore, direttore d’orchestra, ha iniziato la sua carriera nel 1994 in RAI in noti programmi come “I fatti vostri”, “Domenica in”, “Telethon”, “La vita in diretta”, ha diretto le performance di grandi artisti internazionali (Milva, Loredana Bertè, Sergio Bruni, Tullio De Piscopo, Peppino Di Capri, Alan Sorrenti, Peter Van Wood, Gilbert Becaud, Massimo Ranieri, Teddy Reno, Gino Paoli) e diretto una serie di concerti al Teatro dell’Opera di Roma, al Maschio Angioino di Napoli, all’Anfiteatro di Pompei e al Teatro Diana di Napoli.

 

Maestro, dal suo modo di dirigere l’orchestra arriva chiaro a chi la osserva il suo forte amore per quest’arte. In quale momento della sua vita ha sentito che l’amore per la musica l’avrebbe portato a vivere di musica e per la musica?

Avevo cinque anni quando i miei genitori mi chiesero che mestiere volessi fare da grande. Immediatamente, anche se ero solo un bambino, dissi: "il direttore d’orchestra!" Già sapevo cosa volevo fare. A quell’età, in verità io cantavo. Ero intonatissimo, cantavo molto bene e lo facevo spesso con mio padre, anche lui musicista. Ricordo che a sei anni lui mi portò ad un matrimonio e mi fece esibire. Mi emozionarono così tanto gli applausi che presi, che addirittura vomitai!

Quali erano le sue canzoni preferite a quell’età e come giudica la musica dei giorni nostri?

Da bambino i brani che preferivo cantare e che facevano proprio parte del mio repertorio di piccolo cantante erano: “Parlami d’amore Mariù”, “Che sarà”, “Piazza Grande”, canzoni che oggi è difficile trovare nel panorama musicale attuale. Come ho detto sul palco, ritengo che circoli troppa spazzatura nel mondo della musica e che, addirittura sia una strategia rendere l’umanità priva di sentimenti, fatta di automi, di persone che devono essere gestite, manipolate. Del resto si sa che quanto più la società è ignorante e povera di sentimenti, tanto più è facile da gestire.

Lei ha diretto e collaborato con grandi artisti della musica italiana tra cui l’immenso Andrea Bocelli. Come può descrivere questa sua esperienza e cosa le ha lasciato sul piano artistico e umano una tale collaborazione?

Il segno più forte che Andrea Bocelli mi ha lasciato è stato sul piano umano, in quanto ho avuto il piacere di conoscere una persona di una semplicità e di un’umanità disarmante, ma con un rigore e una severità tipica di chi fa questo mestiere con estrema professionalità. Sul piano artistico, ho avuto l’onore di ricevere da parte sua dei memorabili apprezzamenti. Quando Bocelli sentì il mio arrangiamento per Peppino di Capri del brano “Roberta”, che ho letteralmente stravolto, rimase così colpito che, testualmente mi disse: ”Tu non sei un arrangiatore, tu sei l’arrangiatore!”. Poi, quando lui stesso mi commissionò l’arrangiamento di “Dolce sentire”, che cantò davanti al Papa in mondovisione, dopo averlo ascoltato, mi telefonò e mi disse: “Nemmeno Morricone lo ha fatto così!”.

Per chiudere, volevo richiamare una frase bellissima che le ho sentito pronunciare durante le prove quando, richiamando l’attenzione dei suoi musicisti, ha chiesto loro di guardarla perché in quel momento stavate “facendo l’amore”. È stata quella frase a darmi l’idea della magia che si crea in un’orchestra e, da spettatrice, poi, posso affermare di aver sentito, sulla mia pelle, proprio quella chimica durante il concerto.

Si, perché è necessaria una chimica tra me direttore e i vari musicisti. Il direttore d’orchestra è colui che suona l’orchestra e,  pertanto, quando dirigo è come se suonassi ciascuno strumento. Per spiegare meglio il concetto prendo d’esempio il pianista che, quando suona, non esegue semplicemente una partitura, ma anche l’anima della partitura stessa. L’anima del musicista entra in contatto con quella della partitura e, di conseguenza, con lo strumento. Sono, perciò due anime ad incontrarsi, proprio come un uomo e una donna che fanno l’amore.

Elvira Venosi - Extratime -

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