E' trascorsa poco più di una settimana dalla storica impresa che è valsa al Como Nuoto Recoaro la promozione in A1 femminile. Giorni di festeggiamenti alternati a meritate vacanze ma anche all'impegno dentro e fuori dall'acqua per le finali nazionali giovanili. La calottina l'ha riposta per un attimo negli spogliatoi, vestendo i panni da tecnico capitan Maria Romanò, reduce dalla spedizione triestina alla guida dell'Under 18. Ma l'adrenalina per il successo sull'Aktis Acquachiara è talmente tanta che sicuramente si sarebbe tuffata anche lei insieme alle sue baby Rane Rosa: "Le partite con l'Acquachiara me le aspettavo esattamente così: equilibrate, impegnative e difficili. Gara tre in casa penso sia stata la partita più bella mai giocata dalla squadra, ognuna ha svolto il suo compito incoraggiando le altre, senza mai arrendersi e macinando gioco fin dai primi minuti - ripercorre ai nostri microfoni la più grande delle sorelle Romanò a disposizione di Tete Pozzi - Se mi chiedi qual è stata la chiave di volta per la vittoria sicuramente quella di essere una squadra che non ha avuto paura di perdere".
La festa al termine della gara con le partenopee è stata solo la punta dell'iceberg di una grande cavalcata, ripartita esattamente da dove si era interrotta causa Covid: "Lo scorso anno è stato difficile sotto moltissimi aspetti, ci ha messo alla prova, ma siamo ripartite con molta più carica e voglia di vincere - prosegue Maria -. Quest’anno invece è stato complicato abituarsi alla formula del campionato, con un numero ridotto di squadre, e ai protocolli che aumentavano di giorno in giorno, ma direi che ci siamo adattate bene e abbiamo saputo sfruttare al meglio anche le situazioni più difficili, a partire dall'esordio in campionato con un viaggio a vuoto fino ad Imperia. Con i contagi in aumento e la situazione epidemiologica generale, penso sia stata creata una buona formula per permetterci almeno di giocare e metterci alla prova. Sicuramente il numero ridotto di incontri ci ha portato a una preparazione sia fisica che mentale diversa, ma ripeto almeno siamo riuscite a giocare, siamo state fortunate".
Il Como si è imposto nel girone probabilmente più ostico ed equilibrato tra i quattro dell'A2, considerando che le cinque partecipanti si sono date battaglia senza esclusione di colpi fino all'ultima giornata a differenza di altri dove i verdetti sono maturati con più largo anticipo: "Vincere il girone non era scontato, ma l’obiettivo finale dall’inizio dell’anno era chiaro a tutte e questo ci ha dato sicuramente la forza e la determinazione di non perdere la concentrazione nel momento più importante dell’anno. Credo che la vera conferma delle nostre velleità di promozione sia arrivata proprio dalla vittoria con il Bologna nella Semifinale play-off, sia in casa, sia in gara 2. Le ragazze emiliane ci hanno sempre messo a dura prova e non era scontato passare subito in due partite. Al termine di gara due mi sono detta: “Ok ce la possiamo fare!”...".
Così è stato e ad avvalorare il successo è stata anche e soprattutto una speciale intesa familiare dentro e fuori vasca (foto Michele Poggi): "Mia sorella Bianca è stata un punto fermo su cui poter contare quest’anno, mi ha sostenuto sempre sia dentro sia fuori dall’acqua trovando frasi e momenti per incoraggiarmi e credo (spero) di aver fatto lo stesso per lei. Questa vittoria e questo traguardo l’ho raggiunto con una delle persone più importanti della mia vita in acqua al mio fianco: cosa potrei chiedere di più?".
Oltre a Bianca, decisiva a suon di prodezze, il capitano Maria si è ritrovata a giocare anche con altrettanto giovanissime atlete da lei stessa dirette nelle formazioni Under, ricoprendo con profitto il doppio ruolo di giocatrice della prima squadra e tecnico del vivaio lariano: "Essere allenatrice mi ha permesso anche di sperimentarmi dall’altra parte. È bellissimo, molto motivante e in continua crescita. Le mie atlete riescono sempre a trasmettermi molto entusiasmo, molte sono venute anche a sostenermi a gara 3 e alcune le ritrovo anche come compagne di squadra, è stato veramente bello vederle crescere". Un doppio impegno che avvalora anche i sacrifici cui quotidianamente si sottopongono i praticanti di questa disciplina. La portacolori comasca classe '95 ne è esempio lampante ed ha come comun denominatore l'insegnamento: "Conciliare tutto è complicato, ma se si vuole si può. Io faccio la maestra delle elementari quindi finita la scuola alle 4, vado a casa prendo la borsa e via verso la piscina per allenare e poi allenarmi. Lo fai per passione, lo fai se hai degli obiettivi, ma soprattutto se quando arrivi a bordo vasca hai compagne di squadra o atlete che ti fanno divertire e star bene".
Una passione, quella di Maria, ereditata sin da piccola da papà Martino: "La mia passione per la Pallanuoto è nata fin da piccola, quando indossando una calotta e guardando mio papà in acqua giocare con il pallone ho capito che avrei voluto divertirmi anche io così. Credo che rifarei tutto quello che ho fatto fino ad ora perché questo mi/ci ha portato ad arrivare alla serie A1. Chiedendomelo ora è facile il ricordo sportivo che porterò nel mio cuore per sempre è questa promozione tutto il resto è nulla a confronto, me lo ricorderò per sempre. Credo che tutte le persone incontrate nel mio percorso di crescita sportiva mi abbiano aiutato a crescere e a migliorare, in particolare vorrei ringraziare: Alice Politi storico capitano della Como Nuoto a cui ho “rubato” numero di calotta, Alice (Giraldo, ndr), Arianna (Pellegatta, ndr) e Ginevra (Frassinelli, ndr) che giocano con me da quando ho iniziato e che mi hanno saputo sostenere sempre e Gaia Lanzoni con cui ho stretto un legame di amicizia vera e che mi ha sempre sostenuta, incoraggiata e aiutata", sottolinea emozionata la calottina numero 2.
Ma la testa, ora, è già proiettata al futuro e a quella che è la principale vetrina possibile per club per una pallanuotista, la massima serie. Maria Romanò sarebbe stata disposta a sacrificare anche la sua "fascia" di capitano per la promozione ma ora che l'ha conseguita non vede l'ora di rimettersi in discussione e vincere l'ennesima sfida della sua carriera: "In A1 voglio giocare da capitano, ma solo se la squadra e l’allenatore mi riterranno all’altezza. Arrivata fin qui voglio provarci e riuscirci". Non c'è dubbio che così sarà.
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