Non esiste geografia o limite temporale per il dolore, né la fine tragica di un giovane uomo può fermarne la storia: questo il senso del breve percorso di Seid Visin, il nocerino 20enne di origine etiope arrivato al suicidio, gesto estremo legato a sofferenze insuperabili. A testimoniare il cuore fragile di una generazione incerta arriva da Torino il manifesto- fake di Andrea Villa, artista richiamato dalla storia di Seid a lanciare una immagine potente, chiedendo attenzione e cura per la salute mentale degli adolescenti. La figura della campagna immaginaria mostra una lametta, fatta col disegno di un ragazzo a capo chino sul cellulare. Dopo il Covid, ultima goccia di un disagio lontano, la storia di Seid si è chiusa solo per un verso: dall’altro è ricominciata, invisibile e inquieta, necessaria col suo messaggio di vita.
L’idea di Villa, il suo marchio, la storia mostrata nell’icona rielaborata parla di salute mentale dei giovani, messa a dura prova dai lunghi mesi di pandemia e chiusura forzata, con un riferimento specifico: la tragica vicenda di Seid. Il tema emerge e diventa il centro dell'ultima opera di Andrea Villa, definito il Banksy torinese, che ha messo al centro dei manifesti fake, affissi due notti fa per le strade della città, una lametta e per rasoi a mano libera, che al centro non ha la fessura per l'attacco del rasoio ma la sagoma di un giovane che guarda verso la propria mano, in cui tiene un cellulare, con hashtag # suicideprevention, prevenzione del suicidio.
Le parole dell’artista sgomberano il campo da equivoci: «Il mio lavoro vuole porre l'attenzione su Seid Visin, sul suo suicidio e su quello di tutti i ragazzi adolescenti che hanno vissuto questo momento di crisi pandemica», ha spiegato Villa. Con questo suo lavoro, chiarisce, vuole sensibilizzare sul tema della «salute mentale giovanile, che spesso è un tabù, e non viene quasi mai citata nel mondo dell'arte. Quando un genitore vede un figlio in difficoltà - aggiunge l’artista Villa -, lo minaccia di mandarlo dallo psicologo, visto come una soluzione di emergenza e drammatica, quando in realtà è un supporto a cui tutte le persone dovrebbero rivolgersi per cercare di comprendere i propri limiti e i propri problemi».
FONTE: La Città
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