Un fischio da lassù. Dall’alto dei cieli. E della terra. La sua terra, la sua città. Porterà il nome di Maria Rosaria Santese la parte più alta di Battipaglia, sulle sommità della collina cara ai figli del Tusciano, piacevolmente riscoperta ai tempi della pandemia per una scarpinata domenicale sotto il sole, un’ora d’aria nel rigido lockdown- bis. La piazza del Castelluccio o, più plausibilmente, la strada che conduce al maniero che svetta sulla capofila della Piana del Sele: un assolato fazzoletto di città intitolato alla memoria della ragazza, giovane arbitro di pallacanestro, che quattro anni fa, appena ventenne, perse la vita sull’asfalto di via Cupa Filette. Vivrà per sempre, Maria Rosaria. Nel nome d’una strada. Prefetto permettendo, ché, per dedicare luoghi pubblici a chi s’è spento nell’ultimo decennio occorre la deroga dell’Ufficio del Governo salernitano, guidato da Francesco Russo.
E così la commissione toponomastica comunale, presieduta dalla sindaca Cecilia Francese e costituita dai suoi predecessori Enrico Giovine , Enrico Garofano , Bruno Mastrangelo , Alfredo Liguori e Roberto Napoli , ha ufficialmente richiesto di disporre una delibera d’intenti da trasmettere al prefetto «per l’individuazione - si legge nel verbale dello slargo all’ingresso del Castello da intitolare alla giovane Maria Rosaria Santese». La proposta, fortemente caldeggiata da Mastrangelo, primo cittadino da giugno del ’92 a febbraio del ’93, ha raccolto l’unanime consenso degli ex sindaci presenti. Uno slargo. Difficile che s’opti per il piazzale, che, dalle prime verifiche, risulterebbe di proprietà privata. Probabile che il nome di Maria Rosaria spetti alla strada che conduce al castello, che un tempo era sbarrata da un cancello, con servitù di passaggio a beneficio dei possidenti della parte alta della città e che, col passar dei decenni (e con le sbarre sparite), è nei fatti divenuta d’uso pubblico.
Nonostante, formalmente, non ci sia alcuna traccia d’ufficiali acquisizioni da parte del Comune. Via Maria Rosaria Santese: lei la conosceva bene, quella strada. Conduce alla fortezza che appartiene alla “Marcovaldo srl”: è una società di famiglia, amministrata dal nonno Francesco Santese . Il maniero, restaurato di recente, è dei Santese: le redini sono nelle mani d’una fondazione che porta il nome di Maria Rosaria. Del Consiglio d’Amministrazione, da statuto, fanno parte pure arcivescovo e sindaco pro tempore . «La commissione - dice la Francese - ha detto sì all’unanimità, lieta di ricordare questa ragazza che, purtroppo, ci ha lasciati nel fiore della gioventù». E che rivive nel ricordo: «Era generosa, sorridente, disponibile, attiva nel sociale e nello sport, ma se n’è andata tragicamente, sconquassandoci tutti. Più che intitolarle una strada o una piazza, avrei preferito fosse qui».
È il drammatico ricordo di quel 19 maggio, quando a Battipaglia ogni cosa si fermò. Papà Renato Santese non dimenticherà mai quel sole beffardo agli sgoccioli di un’orribile primavera. E lo scooter, il suv bianco e l’addio ad una figlia uscita di casa per godersi un pomeriggio nella piscina delle amiche. Senza mai arrivarci. «Quest’iniziativa - commenta - ci rallegra, perché è un po’ come far rivivere Maria Rosaria. Sono contento, e non solo perché era mia figlia, ma perché era presente nello sport, nella vita sociale: era una figlia di Battipaglia che, anche a distanza di quattro anni, non l’ha dimenticata». Negli ultimi mesi, è stato spianato lo slargo ai piedi del castello: «Appena il Covid lo permetterà - racconta papà Renato - allestiremo lì i campetti di pallacanestro: ospiteranno i tornei di mini-basket del memorial “Facci un fischio da lassù”». Con un arbitro d’eccezione. Dall’alto dei cieli. E della sua terra. Per sempre.
FONTE: La Città
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