A 43 anni riceve una prognosi di poche settimane di vita, ma quando tutta sembrava perso è arrivato l’intervento chirurgico all’ospedale di Pagani che gli ha salvato la vita. Un tumore ha colpito un giovane paziente di Nocera Inferiore, Massimo Giordano, ed era così avanzato da aver interessato lo stomaco, il pancreas e la milza. Giudicato inoperabile da altri centri chirurgici della Campania: l’unica speranza era nella chemioterapia, ma la massa tumorale non si era ridotta, anzi aveva causato un’embolia polmonare. Tutto sembrava perso. Poi la decisione di sottoporlo ad intervento chirurgico al Polo oncologico di Pagani, sotto i ferri dell’équipe del direttore Massimiliano Fabozzi. Il primario ha eseguito personalmente l’operazione, durata cinque ore. L’allievo del professor Francesco Corcione ha asportato al 43enne nocerino tutto lo stomaco, oltre metà del pancreas e della milza. Il paziente, dopo sette giorni di ospedale, è tornato a casa e continuerà le cure con una possibilità di vita allungatasi in termini di anni e anni: la chemioterapia potrà completare i risultati dell’intervento e quindi portarlo alla completa guarigione.
Il calvario. A raccontare il calvario del 43enne nocerino è la sua compagna, Giulia Gobja: «Non aveva mai preso neanche un’aspirina. Il suo lavoro di carrellista e magazziniere in un’azienda conserviera di Nocera Superiore procedeva regolarmente. All’improvviso, nel 2019, mangiava e subito si saziava. Poi sono arrivati i dolori allo stomaco. In dieci mesi la situazione è andata peggiorando. Doveva fare una gastroscopia ma eravamo durate il primo lockdown del 2020: la facemmo a maggio, l’amara scoperta ». È l’inizio del calvario: «Abbiamo cominciato la chemioterapia al “Tortora” di Pagani - ricorda la compagna del 43enne - . Ci siamo rivolti a varie strutture ospedaliere, ma nessun medico ha voluto operarlo per asportargli il tumore. Si sperava che la chemio lo riducesse, ma ad ottobre è emersa un’embolia polmonare. Da qui il ricovero di urgenza all’ospedale di Nocera Inferiore. Dimesso dall’Umberto I è tornato a fare la chemio».
La speranza. Ad aprile la decisione di procedere al difficile intervento chirurgico. «La situazione era diventata drammatica - sottolinea la signora Giulia - . Gli avevano prospettato poche settimane di vita. Massimo, così, si è trovato all’improvviso di fronte una montagna da scalare e talvolta voleva mollare. Ma io riferivo tutto al dottor Fabozzi, che mi dava consigli per dargli forza».
L’operazione. Il giorno del difficile intervento, la compagna del paziente ha atteso all’esterno della sala operatoria: «Quando è uscito il dottore Fabozzi, sul suo volto si poteva leggere la felicità per l’esito della difficilissima operazione. Il mio compagno ora è a casa e comincia a mangiare piano piano. Dire grazie a tutta l’équipe del dottor Fabozzi è poco: ci ha ridato la vita».
Il chirurgo. Poche parole da parte del primario del “Tortora”: «Una grande gioia contribuire al miglioramento della qualità della vita di un paziente, la cui prognosi quod vitam sarebbe stata molto breve se non fosse stato sottoposto ad intervento chirurgico. Siamo contenti anche di poter fornire un servizio utile al territorio. Risultati come questi li raggiungiamo grazie alla dedizione di tutta l’equipe medica e infermieristica dell’unità operativa di chirurgia oncologica e della sala operatoria dell’ospedale di Pagani e al sostegno del direttore generale Mario Iervolino e di tutta la direzione strategica dell’Asl Salerno».
FONTE: La Città
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