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Lucia Giunto e le sue “Incantastorie”

02/04/2021

di Gaetano Del Gaiso - Cronache

La salernitana Lucia Giunto è una mamma, una moglie, una donna impegnata attivamente nel sociale, ma soprattutto è la direttrice artistica dell’organizzazione teatrale Incantastorie, che si occupa principalmente dell’organizzazione di spettacoli teatri per le scuole di ogni ordine e grado. Spettacoli che Lucia seleziona personalmente e che porta in tour nelle principali città italiane, Salerno compreso. In questo nostro viaggio nel mondo del teatro rivolto alla scuola e della sua organizzazione, non potevamo non raccontare e farci raccontare come nasce questa vocazione, ovvero quella di rivolgersi ad un pubblico composto, per la maggior parte, da giovani e giovanissimi perché lo si renda cosciente circa l’importanza del teatro come ‘arte e finestra sulla vita reale’. Come il seme di tale volontà si è fatto strada nel tenero substrato della sua coscienza da professionista del settore e di come abbia dato inizio a questo interessantissimo progetto di scuola-teatro? “Ebbene: il mio sodalizio d’amore con il teatro è nato quando, ancora giovanissima, iniziai a frequentare dei corsi di teatro organizzati, alla bell’e meglio, negli ambienti dell’oratorio della mia parrocchia, che, nonostante tutto, mi permisero di maturare una certa qual sorta di expertise che, negli anni successivi, riversai in dei corsi di teatro che io stessa istruii, sempre inquadrandoli in un contesto oratoriale e rivolti a un pubblico abbastanza eterogeneo, anche se composto, come già accennavi prima, maggiormente da bambini e ragazzi. La sempre crescente passione per il teatro, poi, mi ha spinta a investire sempre più nella mia formazione, al punto da indurmi a desiderare che un giorno, le arti sceniche, avrebbero potuto diventare la mia professione; ed è quel che poi, alla fine, è effettivamente successo”.

Saremmo curiosi di sapere, adesso, come mai lei abbia scelto di rivolgere le tue attenzioni precipuamente ai bambini e ai ragazzi? “Beh, diciamo che la risposta a questa domanda meriterebbe, prima, un po’ di contestualizzazione. Dovete sapere che per vent’anni sono stata educatrice presso il Tribunale dei Minori di Salerno, dove ho letteralmente fatto uso del teatro in qualità di strumento di agglomerazione, di educazione e di scolarizzazione per quei ragazzi le cui delicate dinamiche esistenziali li han condotti a commettere delle azioni che, fossero stati adulti, sarebbero state severamente perseguite dalla legge. E’ stato proprio fra le mura dell’area perale del Tribunale dei Minori di Salerno che il mio impegno coi ragazzi avrebbe trovato il giusto compimento soltanto quando sarei riuscita a rendere il teatro una parte importante del mio impegno sociale nei riguardi di questi ragazzi. Di tutti, i ragazzi, anzi, non soltanto di quelli afferenti alle categorie sociali di cui ti parlavo pocanzi”.

Ed è riuscita in questo tuo intento? “Assolutamente sì. Pensate che adesso, patrocinati dalle politiche sociali del Comune di Salerno, abbiamo avviato diversi progetti di integrazione sociale molto promettenti, uno dei quali interessa, ad esempio, le area periferica di Matierno, per la quale offriamo, a titolo completamente gratuito, corsi di teatro e corsi di musical riservati a bambini dai 10 ai 14 anni di età, traendo beneficio dalla collaborazione con alcune delle più floride realtà culturali del territorio salernitano, come ad esempio l’associazione culturale e musicale ‘Musicattiva’, e dal sostegno offerto da insegnanti giovanissimi e straordinari, come Afredo Marino e Sara Riccio, che si preoccupano di iniziare i bambini e i ragazzi alla recitazione, al canto e alle arti sceniche. Un altro progetto, che si svolge in maniera piuttosto analoga a quello che vi ho appena descritto per Matierno, prende vita nell’area di Mariconda, considerando, però, come oggetto di interesse, la formazione di ragazzi dai 14 anni di età in poi. Non ti nascondo che, negli anni, abbiamo dovuto faticare parecchio per riuscire a entrare nel cuore di questi ragazzi, ma posso assicurarti che nessuno di loro, una volta entrato a far parte della nostra famiglia, vuole poi uscirne”.

Allestire un’offerta così variegata, con spettacoli dedicati alla scuola primaria, spettacoli dedicati alla scuola secondaria e spettacoli in lingua immaginiamo non sia stata un’impresa affatto semplice da portare a termine. E’ lei sola a far tutto oppure si è avvalsa delle competenze professionali di uno o più individui interpellati all’uopo? “Diciamo soltanto che, sin dal principio, ho avuto la fortuna di esser accompagnata da un compagno di avventura inesauribile e infaticabile: mio marito Peppe De Palma, che ha vissuto, e che ancora tutt’oggi vive questa mia realtà con competenza e con grande spirito di collaborazione e di iniziativa”.

Quale il fil rouge – o i fils rouge – che l’hanno guidata nelle scelta delle opere da riadattare e inserire in catalogo? “Senza dubbio letteratura, Shoah e legalità. E poi, chiaramente vi sono soggetti più leggeri che riserviamo, invece, agli spettacoli per bambini”. A proposito di questa strana e inaspettata piega degli eventi: come, lei e la sua organizzazione, state vivendo questo momento? “Diciamo piuttosto male, in verità, per i motivi di cui facilmente potreste individuare l’identità sulla base delle cose che vi ho appena raccontato. Tuttavia, sebbene siam stati costretti a ibernare la maggior parte dei nostri progetti, restiamo comunque speranzosi di poter presto ripartire, magari già da quest’estate. Chissà…”

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