Doveva rivelarsi una grande occasione per garantire l’accesso ad Internet con tanto di device (computer o tablet) ai nuclei familiari economicamente più fragili ed invece, come tradizione italiana vuole, il Bonus o meglio voucher ad esso dedicato si è rivelato solo fonte di ulteriori problematiche. Un problema già presente ma sicuramente aggravato dalla pandemia, che ha visto costretto le persone a lavorare in smart working e gli studenti in DAD.
"Ad oggi il bonus si è rivelato un grande insuccesso. A 4 mesi dall’avvio della misura, solo il 27,03% dei fondi stanziati è stato impiegato dai cittadini. In soldi, solo 54 milioni sono stati utilizzati su 200 milioni e oltre 14 milioni prenotati ma non attivati. Rimangono così circa 132 milioni. Tanti vincoli e limiti hanno condizionato negativamente la misura, che stando ai numeri si è rivelata un flop - ha spiegato il vicepresidente del CPS di Salerno, Michele Carillo - L’errore più grande è stato quello di far rientrare il bonus PC all’interno della strategia per la realizzazione della banda larga, con l’obiettivo di combattere la debolezza infrastrutturale della penisola. Il bonus PC, inoltre, doveva mitigare gli effetti della povertà e della disuguaglianza economica e del divario esistenziale fra il meridione e la restante parte d’Italia e proprio in merito a quest’ultimo punto espresso, c’è da dire che come riportano i dati, le famiglie meridionali che hanno richiesto il bonus sono state più del 50% dei 54 milioni che sono stati spesi e attivati".
Con questo bonus sono stati toccati due temi di particolare rilievo accentuati dalla pandemia ma la modalità e i vincoli hanno avuto un impatto negativo sull’adesione all’iniziativa. Con il bonus mobilità, il beneficiario poteva scegliere la tipologia di prodotto e la marca, dalla bici al monopattino. "L’errore è stato quello di voler introdurre e stabilire le caratteristiche tecniche dei dispositivi e degli strumenti che i consumatori potevano acquistare - aggiunge Carillo - L’elemento chiave del provvedimento risiede nel fatto che l’erogazione del bonus avviene attraverso gli operatori. Infatti se un consumatore ha già un contratto attivo, deve disattivarlo e attivarne uno nuovo per accedere al bonus. Inoltre, i prodotti venduti dagli operatori abilitati non sempre funzionano come dovrebbero. Per rientrare nei 300 euro previsti, sono stati piazzati sul mercato prodotti scadenti e di bassa qualità, che oggi rendono difficoltosa la connessione a internet e impediscono agli studenti di seguire le lezioni a casa. Nel sud Italia ci sono più aree bianche per questo il bonus è stato più utilizzato. Le misure non hanno funzionato come avrebbero potuto. La conseguenza ad oggi è che con la DAD, milioni di studenti risultano danneggiati, e quasi 1 studente su 10 è di fatto escluso dalle lezioni online a causa di assenza di connessioni o di dispositivi. Ciò porta ad un altro fenomeno ovvero l’abbandono e la dispersione scolastica. Accentuati quest’ultimi fenomeni con la pandemia. Per questo, in base a quanto riportato finora, è bene che in vista dell’ampliamento d’accesso al bonus fino a ISEE familiare di 50.000 euro; si suddividano i due elementi: connessione e dispositivo; e che si lasci libera scelta ai cittadini di decidere se desiderano un servizio o l’altro o ambedue. Infine il dispositivo ebbene che lo scelga il cittadino e che non gli venga imposto dall’operatore, come fatto finora".
In conclusione: "Sono intenzionato ad arrivare fino al Palazzo, ai piani alti romani, affinchè l'uso di questi fondi venga modificato".
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