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Giffoni Film Festival, Stash: "Sul palcoscenico mi sento libero, voglio tornare a suonare sotto un cielo di musica e parole"

30/12/2020

Living on My Own di Freddie Mercury, un palcoscenico condiviso con il suo papà e l’emozione della musica che diventa vita: la storia di Stash comincia così, a soli sei anni. Piccolissimo, con in tasca la voglia di conquistare la libertà, qualche nota e la chitarra ad accompagnare i suoi giorni. Cresciuto a “pane, Pink Floyd, Michael Jakcson e Queen”, perché era tutto lì quello che colorava il suo mondo: “La musica è ogni cosa, quando mio padre mi ha trascinato sul palcoscenico ho capito che era quello il mio habitat naturale, non arrivavo al microfono ma avevo una voglia pazzesca di tirare fuori tutto quello che mi portavo dentro”. Un viaggio incredibile, una passione condivisa, una storia scritta con la grinta di chi porta addosso i colori, le sfumature di quel sogno costruito con entusiasmo e tenacia. La gavetta, poi gli anni passati a inventare occasioni e costruire realtà: tra musica e parole, semplicemente, si è raccontato così il frontman dei The Kolors nella Winter Edition di Giffoni. A sfogliare insieme a lui l’album dei ricordi tra passato, presente e futuro, Mariasole Pollio: immagini di vita condivisa in esclusiva con i giffoner, con l’irriverenza e la semplicità che da sempre lo contraddistinguono. “Non ho mai smesso di crederci – ha raccontato -. Quando sono nati i The Kolors nel 2009 il nostro cachet erano due birre e un secondo con le patatine fritte. Suonavamo in uno dei locali più underground di Milano, dove erano passati Elio e le storie tese e Le Vibrazioni. La nostra musica piaceva a Giuliano Sangiorgi dei Negramaro, a Francesco Sarcina, crescevamo come band ma ci mancava quel salto in avanti, così ci mettemmo in discussione e partecipammo ai casting di Amici”.

L’inizio di tutto, la svolta. “Eravamo scettici, a tratto scoraggiati ma abbiamo sempre messo davanti a tutto la verità di quello che eravamo e di quello che per noi è la musica – ha continuato Stash, che insieme a Alex e Daniele ha trionfato nella quattordicesima edizione del talent show di Maria De Filippi -. Facevamo un tipo di musica lontano da quel genere di programmi, ma subito abbiamo capito che la cosa che ci sembrava un punto di debolezza poteva essere la nostra più grande forza. Eravamo diversi e avevamo voglia di fare musica. Amici ci ha cambiato la vita, ci ha regalato certezze, fare quel pezzo di strada insieme a Maria De Filippi che ha subito creduto in noi, al maestro Pino Perris e Elisa che ci ha fatto capire con poche parole quale poteva essere la nostra dimensione è stata la cosa più forte e potente che potesse capitarci”. Un po' come nelle favole, dove tutto trova improvvisamente il suo posto. Dove i sogni si trasformano in realtà e ogni ritornello è pronto a scalare vette e classifiche, riempendo Palazzetti e cuori. Fino ad arrivare a Sanremo. “La gente aveva cominciato a conoscerci ed amarci – ha raccontato Stash -. Avevo da poco fatto Assenzio con J-Ax, Fedez e Levante ed era la prima volta che mi approcciavo a testi in italiano. Mi accorsi che la mia voce funzionava, così insieme a Daniele Petrella componemmo Frida e decidemmo di portare quel brano al Festival della canzone italiana. Un palcoscenico nuovo, una nuova sfida, ricordo che dietro alle quinte ci trovammo con Laura Pausini e che l’ansia faceva venire meno la salivazione. È un momento sempre vivo, un ricordo eterno”.

Senza arrendersi mai, avendo sempre chiara la meta. Lasciando spazio a nuove note, infinite parole. Ma è la fragilità e l’intensità di Pensare male, nel 2019, a regalare ai The Kolors numeri da capogiro, una nuova fase del loro percorso artistico. Insieme ad Elodie sul podio delle classifiche italiane, è trai i brani più trasmessi alla radio dello scorso anno: “Quella canzone rappresenta il nuovo inizio della nostra band – ha spiegato Stash -. È nata mentre ero bloccato nel traffico, registrai il motivetto iniziale in una nota vocale del cellulare. È l’emblema della nostra libertà, da quel momento in poi c’è stata tanta verità, come fosse stata una vera e propria liberazione”. A cuore aperto, come ama fare. Con gli occhi luminosi, gli stessi di quel bambino che sul palco portava il sogno di vivere di musica. E un sorriso nuovo, che oggi porta il nome di Grace, sua figlia. “Non sono mai stato così bene – ha confidato visibilmente emozionato -. Nella sfortuna di questo anno così duro ho trovato la mia fortuna riuscendo a vivere un amore che non pensavo si potesse provare. Grace è la mia forza in più, l’ho capito alla prima ecografia di Giulia. Era appena sei millimetri, eppure lo sapevo già sarebbe stata la cosa più gigantesca della nostra vita”. Tra musica e parole, pezzi di vita e amore. Come piace a Stash, come succede a Giffoni: “Adesso vorrei solo tornare su quel palcoscenico che riesce a farmi sentire invincibile, tornare a incontrarci sotto un cielo di musica, non chiedo di più”.

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