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Manuel Bortuzzo a #Giffoni50: “Ho tanti sogni e voglio realizzarli tutti”

30/08/2020

Dodici, come i mesi dell’anno. Come gli spigoli di un cubo, i segni dello zodiaco. Dodici, come i millimetri che possono cambiarti la vita, gli stessi che possono restituirtela. Perché Manuel Bortuzzo a quei dodici millimetri deve la sua di vita: “Se il proiettile avesse preso l’aorta addominale non sarei qui con voi”. Una rinascita, con gli occhi pieni di passione, con gli occhi pieni di parole che nelle mani dei giffoner diventano storie preziose dove ritrovarsi, scoprirsi. #Giffoni50 è un sogno di speranza, libera certezza dove Manuel ha trovato un pezzo della sua casa. Uno scambio di energia e sguardi, sincero e leggero. Perché è tutto qui quello che serve per conoscersi, ascoltarsi e quasi completarsi. “Siete senza peli sulla lingua, ed è una cosa che mi rende felice – ha subito detto ai giffoner -. Sembra di conoscervi da sempre, mi fate sentire il vostro fratello maggiore e la verità che traspare dai vostri occhi e dalle vostre domande è una carezza sincera”. 

Senza esitare, così Bortuzzo ha scelto di raccontarsi a loro. Con il cuore appassionato, sincero. “Ci sono cose a cui non sei preparato, non puoi esserlo – ha continuato - La passione che ho dentro mi ha spinto a non mollare, mi ha sempre portato oltre qualsiasi cosa. Sono in una situazione in cui non vorrei essere ma ho tanti sogni e voglio realizzarli tutti. Voglio prendermi tutto”. Un sabato sera come tanti e poi quell’errore, gli spari davanti a un pub e il dolore. Manuel Bortuzzo è una giovane promessa del nuoto, continua ad esserlo perché non ha intenzione di fermarsi. E perché i sogni grandi e veri non li ferisci per sbaglio: “Ci sono tanti pensieri nella mia testa legati a quel giorno – ha spiegato ai giffoner che gli hanno chiesto quale sentimento lo muovesse nei confronti dei suoi aggressori - Non ho tempo per odiare, il rancore ti fa rimanere fermo in un punto e io non voglio guardare con quegli occhi lì. Bisogna imparare a perdere per vincere, bisogna apprezzare le cose semplici, rendersi conto di quello che si ha e bisogna andare avanti”. 

Pensava di tornare alla vita di sempre dopo qualche mese: “Ero incosciente, non realizzavo – ha aggiunto - Alex Zanardi e Bebe Vio sono stati sicuramente due punti di riferimento, in queste situazioni non capisci subito cosa è successo, ci vuole tempo per realizzare e reagire”. Manuel è acqua, che scorre leggera. Che calma e colma. Ed è in quell’acqua che si riconosce, è lì che ogni cosa trova un senso. “Non mi interessava mi curassero le ferite sulla schiena, volevo solo tornare in vasca – ha continuato - Tornare in acqua era il mio unico obiettivo, la mia forza. È il mio sfogo silenzioso che fa più rumore di qualsiasi altra cosa”. Nuotare, come vivere e respirare. “La prima volta che sono entrato in acqua pensavo di morire, ho fatto una sola vasca ed è stato devastante – ha raccontato Bortuzzo - Non ho mai pensato di mollare, anche se la paura era forte e spesso mi ha attanagliato. Così ho sentito l’esigenza di custodire tutto in un libro che rimanesse per sempre. Ho pensato che la mia storia potesse donare un segno di speranza, il dolore c’è ma si può andare avanti e io volevo dirlo”. 

Rinascere, questo il titolo del libro che mette al sicuro le sue fragilità, la sua forza, il coraggio e il dolore. In un libro che è un diario, un viaggio di emozioni. “Devi sempre cercare un appiglio – ha continuato - A volte ti salva l’amore, altre la famiglia, un amico. Dobbiamo ripartire da una delusione per migliorare e migliorarci, cominciare a trovare più divertente il guardarsi dentro che il guardare fuori. È lì che ci sono i limiti ed è a quelli che dobbiamo sorridere”. E la sua storia presto diventerà un film che lo vedrà recitare accanto a Raoul Bova, L’ultima gara. “È stato strano – ha spiegato - Ho dovuto tirare fuori parti di me così intime e dolorose. Ma è stato bellissimo. È necessario raccontare storie, condividere emozioni, gioie e dolori”. 

Sotto lo sguardo intenso di papà Franco, che non lo lascia solo neanche un attimo e che con entusiasmo e tenacia è la sua naturale estensione. “Mio padre mi aiuta sempre a trovare la strada giusta – ha detto - È la mia sicurezza ed è anche grazie a lui che non ho mai smesso di credere nei miei sogni. E io voglio continuare a realizzarli, come se non fosse successo nulla perché non c’è niente ad impedirmelo”. Un incontro prezioso, un’emozione vibrante, potente. “Sono la prova che si può arrivare ovunque – ha concluso Bortuzzo - Spero di tornare presto tra voi e vi auguro di stare bene, sembra scontato ma è la cosa più importante. Se stai bene, puoi sognare e vivere completamente”. Tra emozioni, parole e sorrisi. Che vivere è un dono, raccontarsi così meraviglia preziosa: dodici, come un numero fortunato che racconta di Manuel. Di vita.

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