L’importanza delle parole, sussurrate, gridate, spiegate. L’esigenza di conoscere, raccontare con semplicità quello che gli occhi vedono, perché anche le parole possono ferire. Una piccola ma grande lezione di vita, un appuntamento di anime ed emozioni, perché #Giffoni50 nelle mani e negli occhi di Serena Rossi diventa una storia ancora più intensa e necessaria.
“Sono innamorata di tutti voi, questa è una di quelle esperienze che ti porti dentro e che ti carica di emozioni per la vita – ha salutato così il Festival -. Mi date entusiasmo, magia, tutte quelle cose che a volte i grandi dimenticano”. Il sorriso di chi fa dell’umiltà uno stile di vita, l’energia e la spontaneità di una donna autentica, l’eleganza della semplicità che abbraccia il vero e lo trasforma in un capolavoro. “Mi sono sempre battuta per la mia libertà, quando ho iniziato tutti mi mettevano davanti a un bivio, ma perché scegliere? – ha raccontato Serena Rossi - Sento che posso esprimermi in più campi, ognuno prende la strada che sente più sua, la mia è cominciata con il teatro che mi ha insegnato il rispetto per l’altro”.
A cuore pieno, così come piace a Serena Rossi. “Il lavoro paga e i sacrifici ti conducono a risultati autentici – ha continuato - ho cominciato a seminare lungo la strada a soli quattordici anni senza perdere mai la speranza, ora raccolgo i frutti, il tanto affetto esploso intorno a me”. Poliedrica, versatile, un vulcano di energia. Teatro, cinema, doppiaggio e televisione: “Mi piace fare quello che faccio, sono tutte facce della stessa medaglia. In ogni forma d’arte c’è un pezzo di me, di quello che sono, non saprei scegliere tra il cinema e il teatro perché sono due mondi diversi ma complementari. Sul set c’è l’attesa, a teatro l’immediatezza perché il pubblico risponde subito. Una cosa che spaventa ma che riempie, quell’odore di legno e quegli occhi puntati addosso”.
È la condivisione il valore aggiunto, quell’elemento imprescindibile: “Ascoltate, arricchitevi della diversità, quello che mi spaventa come madre è proprio questo – ha aggiunto - voglio che mio figlio cresca in un mondo fatto di mille colori, libero”. È la voce della timida e dolce Anna nel film d’animazione Frozen della Walt Disney: “Un viaggio di emozioni incredibili, far passare un’emozione solo attraverso la voce è molto più complicato – ha aggiunto - è stato difficile ma estremamente naturale. La prima volta che abbiamo visto il film con Enrico Brignano e Serena Autieri avevamo la pelle d’oca”. Alla ricerca del bello, del magico e del sorprendente. Con lo sguardo carico di aspettative e sogni, perché l’incantevole Serena è luce e pienezza. “Non mi pento di nulla, tutto mi è servito ad essere la Serena che vedete oggi – ha confidato ai juror - anche le scelte meno felici che hanno avuto meno successo, anche le porte in faccia. Tutto fa esperienza, tutto ha un senso. Non ho mai studiato canto e recitazione, tutto quello che so l’ho imparato osservando: mi piace filtrare, guardare anche chi non ha niente da insegnarmi”.
La sublime interpretazione di Mia Martini è una delle emozioni più forti della sua vita: “Questo film è stato un atto d’amore, volerle ridare qualcosa che le era stato tolto ingiustamente e inspiegabilmente – ha spiegato ai giffoner curiosi - Una voce come quella non potrà mai esserci, ero terrorizzata da questo ruolo ma la paura si è trasformata in energia e voglia di gridare e raccontare la sua storia. È stata una full immersion, ho studiato con intensità ogni cosa e quando alla presentazione del film ho incontrato Loredana Bertè abbiamo pianto strette in un abbraccio”, ha continuato. “Mi ha sussurrato che si vedeva che avevo voluto davvero bene a Mimì, è stata magia”. Immagini eterne, preziosi istanti di meraviglia accompagnati dalle note di una inedita e vibrante Almeno tu nell’universo. “Quella di Mia è una storia eterna, immortale. C’era una linea sottile tra interpretarla e imitarla, io non volevo cadere in quella trappola e ho fatto un grande lavoro di osservazione per decidere di rubarle solo due o tre gesti. Quando canto la vedo davanti a me, mi specchio nella sua immagine, per tutta la durata delle riprese mi sono portata addosso il suo dolore e i suoi atteggiamenti. Non riuscivo a staccarmi da quel personaggio perché le ho dato tutto quello che avevo e potevo e non volevo lasciarla andare via”.
Un legame vero, appassionato. “Ci ha lasciato un grande insegnamento, è un esempio di donna e artista integra, devota alla sua passione – ha spiegato la Rossi -. Oggi tutti possiamo esprimere quello che pensiamo, senza alcun tipo di filtro, ma è importante capire che le parole hanno un peso e possono fare molto male. Questo film ha aiutato i giovani a capirlo, sono tanti quelli che mi dicono che grazie alla storia di Mia hanno cambiato atteggiamento nei confronti dei giudizi e dei pregiudizi. E io sono felice, completamente”. Perché le parole ci raccontano il Mondo, un Mondo che la sorprendente Serena immagina tra mille colori. Un arcobaleno di ragione e libertà, sempre in equilibrio tra follia e entusiasmo: “Circondatevi di cose che vi fanno stare bene – si è raccomandata -, non sprecate tempo. Molti si affannano dietro il desiderio di voler arrivare a ogni costo, non rincorrete mete ma rispettate le vostre idee e concretizzatele con la passione e l’impegno”. E Giffoni, dove ha ricevuto il Giffoni Award, trova la sua estensione naturale: “Mi fate piangere, mi fate volare”.
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