“Adesso si che sto bene, mi sento a casa”. Così bella che raccontarla non è cosa semplice: sguardo intenso, dolce e romantico, infinito come il colore dei suoi occhi. E sorridente, perché Matilde Gioli è tornata a casa e #Giffoni50 si illumina di semplicità e eleganza. Uno scambio di emozioni e energia, un abbraccio delicato di storie che si intrecciano e si ritrovano: “I vostri sguardi sono di una purezza e un’onestà intellettuale pazzesca, sono vibrazioni che fanno bene al cuore”. In equilibrio, proprio così, su un filo di parole che diventano strada. E come fosse una passeggiata spensierata, con Matilde in una di quelle stanze dell’anima che trovano la porta aperta, quasi spalancata. “Ritrovarvi così mi riempie, percepisco lo stesso entusiasmo nonostante le mascherine e il distanziamento – ha sottolineato Gioli -. Ho ritrovato la stessa voglia di stare insieme che è più forte di qualsiasi cosa, perché c’è la passione e quella non la fermi. Mi dispiace non potervi toccare, perché è una sensazione straordinaria ma qui c’è una magia così sorprendente che tutta la vostra energia la sento nelle mani”.
Perché Giffoni è un incontro di pensieri, un posto dove parlarsi diventa esigenza. “Ho vissuto una quarantena strana, un po' come tutti. Non mi era mai successo di essere obbligata a rimanere in casa. Ero a Roma, stavo girando Doc e sono stata bloccata nell’appartamento che avevo preso lì da sola – ha raccontato ai giffoner -. Sono stati giorni particolari, ma stare senza troppe distrazioni mi è servito: ho lavorato su me stessa, ho cucinato, ho letto. Ho coltivato il mio tempo, con cura”. È tra le attrici italiane più amate, “inciampata” in questo mestiere per caso, appassionata e appassionante: “Sono un’attrice atipica, questa non era la carriera che avevo previsto. È un lavoro che mi è capitato un po' per caso. Non posso raccontarvi quella fase di preparazione e studi – ha spiegato ai giurati del Festival - cogliere al volo questa fortuna è stata una delle cose più belle e forti che avessi mai provato”.
Tanta fortuna, ma è il talento inestimabile la sua forza naturale. “Siate curiosi sempre, mettetevi in ascolto. Raccogliete ogni cosa e create un bagaglio – ha continuato - un database dove più dati sei bravo a raccogliere più elementi hai da utilizzare. Osservate la realtà”. È Paolo Virzì a consacrarla al grande pubblico, con Il Capitale Umano dove è una intensa e sorprendente Serena Ossola. “L’incontro con Paolo Virzì mi ha cambiato la vita, si è preso la grossa responsabilità di credere in una sconosciuta decidendo che una ragazza che non aveva mai recitato prima ricoprisse il ruolo di protagonista – ha raccontato -. Quello è stato il mio battesimo professionale, gli sono infinitamente grata. Paolo è un’eccellenza, conoscendolo ho scoperto la sua grandezza: non sapevo niente del cinema, non mi rendevo conto di quanto fosse bravo, poi l’ho osservato e il suo essere così immenso fa di lui una persona speciale. È impeccabile, sempre presente, ti fa vedere le cose ma non ti mostra quello che vorrebbe vedere. E poi si dedica tanto ai ruoli femminili che non è una cosa per niente scontata nel cinema italiano”.
Perché essere una donna non è sempre cosa semplice: “Che ci sia del maschilismo è evidente, viviamo contesti dove ancora la donna viene penalizzata e sminuita – ha sottolineato -. In Italia sono rimasti retaggi arrugginiti e ancorati che andrebbero sgrassati, dobbiamo impegnarci per svecchiare questo modo di ragionare. La donna rimane sempre un po’ relegata ad essere la figlia di qualcuno, la fidanzata di qualche altro: bisognerebbe partire dalle sceneggiature, da chi scrive, qualcuno dovrebbe cominciare ad appassionarsi alle storie delle donne. E poi il mondo femminile dovrebbe unirsi, sorreggersi, siamo noi le vere protagoniste di questo cambiamento. Dobbiamo ribellarci e non subire le scelte e le decisioni altrui per il puro gusto di apparire”.
Tra Eraclito e Parmenide, uno spritz con Eraclito. Il suono, guai a definirlo rumore, dell’asciugacapelli è la sua canzone preferita. Le imperfezioni la sua più forte passione: “Mia sorella è cresciuta con i social ed è stato difficile farle prendere coscienza della sua vera bellezza – ha confidato a #Giffoni50 -. Era piena di insicurezza, mi è capitato di ascoltare discorsi dove insieme alle sue amiche riconoscevano la perfezione in un modello di bellezza non realizzabile naturalmente. Bisogna insistere sulla bellezza dell’essere diversi, le giovanissime sono incantate da questo modello che unifica attraverso filtri e chirurgia. Gli anni più belli non devono essere persi e non vanno sprecati: anche io in passato ho perso tempo dietro all’idea di somigliare a qualcosa o qualcuno, poi ho capito che i difetti sono un punto di forza”.
Messaggi preziosi nelle mani dei giffoners, “La cultura purtroppo non tira, l’ideale sarebbe che noi giovani mettessimo tutta la grinta per dimostrare che non è così, che la cultura è necessaria”. Ed è l’energia giusta, quella potente a farla da padrone. Quella di Matilde che torna a casa, con la semplicità di sempre. Con l’amore e gli occhi pieni di infinito!
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