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"Delitto Neruda" di Roberto Ippolito aprirà l'ottava edizione di Salerno Letteratura

14/07/2020

È la storia mai raccontata della morte del poeta Pablo Neruda. Finora non conosciuta ma tutta tragicamente reale: è quella che Roberto Ippolito ricostruisce dettaglio per dettaglio, pagina dopo pagina, con il libro “Delitto Neruda”, pubblicato da Chiarelettere. Con il quale inaugura l’ottava edizione di “Salerno Letteratura”: lo scrittore conversa con la giornalista Monica Trotta sabato 18 luglio 2020 alle 18.15 nella Corte interna della Guardia di finanza, via Duomo 21, all’aperto con il distanziamento sociale e le misure anti-Covid.

Obiettivo, dunque, la verità con l’incontro di apertura del festival. Una verità, quella della fine di Neruda, incredibilmente ostacolata ancora oggi. La scelta di dare il via con il libro di Roberto Ippolito appare coerente con la missione della manifestazione di “far dialogare popoli e culture come antidoto alla violenza, alla prevaricazione, alla funesta autoreferenzialità del tempo presente”, missione delineata come ricorda il sindaco Vincenzo Napoli dal fondatore Francesco Durante scomparso un anno fa.

Del resto questa edizione di “Salerno Letteratura” è centrata “moltissimo sulle domande”, fanno presente i co-direttori artistici Gennaro Carillo, Matteo Cavezzali e Paolo Di Paolo e le responsabili dell’organizzazione Ines Mainieri e del programma ragazzi Daria Limatola. Sabato 18, dopo l’inaugurazione partecipano al festival fra gli altri il vincitore del Premio Strega 2020 Sandro Veronesi (in collegamento streaming) con Stefano Petrocchi, direttore della Fondazione Bellonci, Gian Mario Villalta, Emanuele Trevi, Melania Mazzucco, Viola Ardone e Sandro Bonvissuto. Chiusura il 25 luglio.

“Delitto Neruda” ha i forti apprezzamenti di tutti gli ambienti culturali e in particolare degli scrittori Diego De Silva e Giancarlo De Cataldo, lettori in anteprima. Osserva De Silva sulla quarta: “Ippolito raccoglie i fatti e li processa, li ricompone, li inchioda. Sembra di essere davanti a una fedele applicazione del principio pasoliniano del sapere fondato sulla ricerca intellettuale. Solo che qui ci sono anche le prove”. Dice De Cataldo: “Chi uccide un poeta uccide la libertà. Roberto Ippolito firma un’inchiesta stringente e appassionante sulla misteriosa morte di Pablo Neruda”.

Sulla copertina si legge: “Il poeta premio Nobel ucciso dal golpe di Pinochet”. E sulla fascetta ci sono le parole del nipote Rodolfo Reyes: “Il mondo deve sapere la verità sulla morte di mio zio Pablo”.

Nella conversazione con Monica Trotta viene proposto un pezzo di storia del novecento: Cile 11 settembre 1973, l’instaurazione della dittatura militare di Pinochet, la fine di un sogno. Le case di Pablo Neruda devastate, i suoi libri incendiati nei falò per le strade. Ovunque terrore e morte. Anche la poesia è considerata sovversiva. A dodici giorni dal golpe che depone l’amico Allende, il premio Nobel per la letteratura 1971, il poeta dell’amore e dell’impegno civile, amato nel mondo intero, muore nella Clinica Santa María di Santiago. La stessa in cui, anni dopo, morirà avvelenato anche l’ex presidente Frei Montalva, oppositore del regime. Il decesso di Neruda avviene alla vigilia della sua partenza per il Messico, ufficialmente per un cancro alla prostata. Ma la cartella clinica è scomparsa, manca l’autopsia, il certificato di morte è sicuramente falso.

Ippolito ha raccolto le prove sostenibili, gli indizi e il movente della fine non naturale di Neruda, sulla scorta dell’inchiesta giudiziaria volta ad accertare l’ipotesi di omicidio, e per questo contrastata in ogni modo da nostalgici e negazionisti. Per la sua drammatica ricostruzione, illustrata a “Salerno Letteratura”, l’autore si è avvalso di una vasta documentazione proveniente dalle fonti più disparate: archivi, perizie scientifiche, testimonianze, giornali cartacei e on-line, radio, televisioni, blog, libri, in Cile, Spagna, Brasile, Messico, Perù, Stati Uniti, Germania, Regno Unito e Italia.

Il libro è scritto con il rigore dell’inchiesta e lo stile di un thriller mozzafiato. Protagonista, una figura simbolo della lotta per la libertà, non solo in Cile, vittima al pari di García Lorca, suo grande amico e illustre poeta, ucciso dal regime franchista.

Quando subisce una perquisizione a Isla Negra tre giorni dopo il colpo di stato, Neruda dice a un ufficiale: “Cerchi pure, capitano! Qui c’è una sola cosa pericolosa per voi!”. “Cosa?”. “La poesia!”.

Roberto Ippolito, scrittore e giornalista, conoscitore del mondo letterario, organizza eventi che portano la cultura fra la gente nei luoghi più vari: centri commerciali, mondiali di nuoto, navi, aeroporti, scuole, pullman (per il giro a tappe “conPasolini”), musei, siti Unesco.

Ha curato a lungo l’economia per il quotidiano “La Stampa”, con attenzione ai grandi fatti globali. È stato editor del Festival dell’economia di Trento. Ha dato vita al “Tour del brutto dell’Appia Antica”. È stato direttore della comunicazione di Confindustria e direttore delle relazioni esterne dell’Università Luiss di Roma, dove ha insegnato alla Scuola superiore di giornalismo.

È autore di libri d’inchiesta di successo. Fra questi “Evasori” (Bompiani 2008) che ha rivelato le dimensioni, la capillarità e i trucchi dell’illegalità fiscale a danno dei cittadini onesti e delle casse pubbliche: è perciò una circostanza davvero particolare la sua presenza nella Corte interna della Guardia di finanza. Altri suoi libri “Il Bel Paese maltrattato” (Bompiani 2010) e, con Chiarelettere, “Ignoranti” (2013), “Abusivi” (2014) ed “Eurosprechi” (2016).

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