di Cinzia Forcellino - Cronache
Che ci si ricordi, non era mai accaduto dal dopoguerra. Forse solo intorno agli anni Sessanta, a causa della pioggia improvvisa, fu stoppato tutto e il Santo fu portato nella Chiesa di Santa Maria di Costantinopoli. Il 29 giugno è la festa patronale di Cetara e non ci sarà musica della banda a svegliare i cittadini del borgo, né i fuochi pirotecnici a mezzanotte. Nessuna spiaggia piena in attesa della festa e nessuna corsa per le scale della chiesa principale. Nessuna processione e la statua non sfilerà a passo d’onda, caratteristica dei portatori che ricreano il movimento del mare.
Che il 2020 fosse un anno particolare lo si era capito, ma a Cetara tutti avevano aspettato fino alla fine una possibile direttiva che modificasse la situazione. Sì, perché nel borgo marinaro questa festa è tra le più sentite e attese di tutto l’anno. Si aspetta il mese di giugno per sentire i fuochi che danno il via al mese del Santo. Non sono veri e proprio fuochi, a Cetara si chiamano “colpi” e sono 29. Partono alle 7 del mattino e vengono contati dagli abitanti. Uno, due, tre, fino a ventinove. Quest’anno, poi, i ventinove colpi sono stati una sorpresa. Nessuno li attendeva, per la situazione che abbiamo vissuto, poi alle 7, boom. Un rombo nel cielo e un rimbombo nella vallata. Uno. Ci si sarà guardati intorno, si sarà pensato a qualsiasi cosa, ma poi boom. Due. “Allora sicuramente non sarà stato un caso”, avranno pensato i cetaresi. Tre. Si saranno presi i cellulari per chiamare i parenti lontani, quelli che questo periodo non possono viverlo. Ventinove. Un tempo scandito da un ritmo costante, che accelera in alcuni momenti e rallenta in altri e che immobilizza l’intero borgo per poi ripartire e vivere normalmente la vita, in attesa della seconda parte, quella relativa al 19 giugno. Si alza il quadro, tra folklore e tradizione, tra benedizione al mare, alla popolazione e alla vista dei bambini che aspettano la statua sulla riva della spiaggia principale per omaggiarlo. Passo dopo passo si scandiscono i giorni e le tappe che portano alla festa del 29 giugno, ormai conosciuta da tutti.
Lo scorso anno, i turisti erano arrivati da ogni posto del mondo. Avevano visto i video sul web e avevano deciso di far conciliare le proprie vacanze in Costiera in questo periodo. Anche dai paesi vicini si attendeva la stessa cosa. Certo, alcuni puramente per la seconda parte della giornata, ma il tam-tam per chiedere se i fuochi ci fossero stati è ancora attivo. Proprio i fuochi, elemento di festa, per i cetaresi sono diventati essi importanti perché chiudono la giornata, con la promessa che il prossimo anno il tutto si ripeterà.
Nessuna speranza, niente fuochi e solo fede. Quest’anno andrà così e per chi crede basta e avanza. San Pietro è fuori dalla sua teca, sulla sua barca e i suoi fedeli continuano a rendergli omaggio. Cinque le Sante Messe in programma, soprattutto per dare a tutti la possibilità di andare in chiesa che, date le dimensioni, può accogliere solo un certo numero di persone. Le disposizioni anti Covid-19, infatti, permettono l’ingresso a una settantina di fedeli, seduti distanziati e alternati nei banchi. Mascherina obbligatoria, niente scambio della pace e segni a terra per mantenere la distanza al momento dell’Eucaristia. Una situazione surreale, iniziata già mesi fa, al momento della questa che quest’anno non è avvenuta porta a porta. I soldi raccolti, infatti, insieme a quelli devoluti anche dall’amministrazione comunale permetteranno una serie di opere di ristrutturazione, come quella della pedana su cui poggia il Santo. E ancora, una mostra fotografica aperta a tutti, presso la sala dell’Ave Maria (adiacente alla piazza San Francesco) dedicata al Santo, dalle 17 alle 23, fino al 6 luglio, e una proiezione video dopo la Santa Messa della sera. «Abbiamo cercato di far sentire il nostro supporto ai Cetaresi che quest’anno vivranno il giorno della festa patronale in modo diverso. Per noi del Sud, alcune tradizioni sono difficili da non omaggiare, ma lo faremo lo stesso con la fede e la devozione che ci lega al nostro Santo», ha affermato l’assessore al turismo Angela Speranza. E come, dal suo pulpito il parroco Don Andrea ha più volte ricordato, quest’anno Cetara vivrà di più “il Santo della festa che la festa del Santo”.
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